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Il cortile politico di casa nostra

Amalia Mirante crea l’ennesimo partitino politico di ‘centro sinistra’ che servirà solo a prendere un paio di seggi rafforzando indirettamente la destra

Aurelio Sargenti
(Ti-Press)

L’8 dicembre, festa dell’Immacolata, è idealmente la festività che segna l’inizio del periodo di Natale. Inizia la corsa ai regali e in famiglia ci si dedica agli addobbi. La tradizione vuole che si facciano in questa giornata l’albero di Natale e il presepe: togliamo dunque dalla cassetta dove riposano i personaggi anche il bue e l’asinello. Animali che rimandano a una recita natalizia di molti anni fa, quando nessuno di noi bambini voleva mettere le orecchie dell’asinello. Oggi, dovessimo scendere nel cortile politico di casa nostra, non avremmo difficoltà a trovare asinelli orecchiuti e buoi cornuti su due gambe, ma prima dovremmo prendere in mano la ramazza per renderlo un po’ più frequentabile.

Viviamo in un Paese molto interconnesso, dove quotidianamente il flusso informativo straripa tanto da renderci impermeabili a qualsiasi notizia senza distinzione d’importanza. Ogni tanto però non solo è giusto, ma anche doveroso dare il via libera allo sdegno, soprattutto di fronte ad accadimenti anche solo epidermicamente insopportabili, come la nascita di un ennesimo partito cosiddetto di "centro sinistra" sprovvisto di un minimo retroterra culturale che lo possa giustificare.

Infatti esso nasce da una incazzatura, da una sonora sconfitta simile (ahinoi) a quella patita dalla Svizzera col Portogallo ai mondiali di calcio in corso, e solo per fare del male ai socialisti (molti sono i fans di destra che sostengono questo nuovo "partito"). Prodromo di tutto ciò è la risposta data da Amalia Mirante (è di lei che parliamo) al vicedirettore del Corriere del Ticino il 2 novembre scorso: "Se il congresso la boccerà, sentiremo ancora parlare di lei per le elezioni del 2023? Certo, caro Righinetti, non si illuda di essersi liberato di me". È proprio vero: per i narcisi "il mondo è uno specchio" (Lasch, 1979).

Un film già visto più volte, non solo da noi (pensiamo al ‘Partito dell’ombrello’ o ‘La lega degli indignati’), ma – in più ampia scala – anche nella ‘vicina Italia’ (vedi Renzi ...). E il risultato è sempre lo stesso: una manciata di voti, uno o due deputati comunque sufficienti per indebolire ulteriormente la sinistra, già frastagliata in mille rivoli, e indirettamente rafforzare la destra.

E cosa dire del silenzio di coloro che hanno sostenuto Amalia Mirante con la giustificazione dell’unità del Partito socialista? Dove sono? Cosa dicono della loro Protetta che prima del Congresso scrive una lettera agli iscritti del Ps e poi, dopo la sonora sconfitta, se ne va offesa per fondare un suo partito? Qualcuno mi scrive che "il loro silenzio, di fronte alle critiche giustificate alla loro eroina, è forse lo specchio di un loro auspicabile imbarazzo".

Per non farci mancare nulla, ecco cosa si legge sulla bacheca Facebook di Amalia Mirante: "Care amiche, cari amici, il disegno si chiarisce. Il film è ‘Una poltrona per due’. L’On. Carobbio catapultata in Consiglio di Stato senza concorrenza. L’On. Bertoli che si accomoda al posto suo al Consiglio degli Stati senza essere eletto. (...). Sia chiaro fin da subito, impediremo questo ‘inciucio’!"

Mirante si è precipitosamente buttata su un tema che la direzione del Ps forse poteva gestire meglio. Dato per certo che Marina Carobbio Guscetti non si dimetterà anzitempo ("Per rispetto verso l’elettorato: sarebbe presuntuoso pensare di essere già eletta (...) e per una questione di rispetto dei candidati in lista, i quali potrebbero anche ottenere un successo elettorale"), per far fronte a una eventuale ‘vacanza’ ticinese al Consiglio degli Stati la direzione socialista ha avanzato ai presidenti cantonali dei partiti che hanno rappresentanti a Palazzo federale quattro proposte. La più fattibile sembra essere quella di individuare un nominativo che possa trovare il consenso di tutti gli interessati, in modo da andare verso un’elezione tacita o, qualora ci fossero altri candidati, verso un’elezione con un solo turno.

Manuele Bertoli si è detto disponibile, ma a due condizioni: che gli altri partiti accettino la sua candidatura e che la sua sia solo una supplenza temporanea, cioè fino a ottobre senza possibilità di proseguimento ("Matrioska" del 6 dicembre 2023). Questa proposta (interessante perché a Berna non andrebbe il sottoscritto, ma un ex Consigliere di Stato ben conosciuto in Svizzera) avrebbe il vantaggio di togliere per lo meno dal tavolo della politica il fatto che il Ticino non sarebbe rappresentato per alcuni mesi a Berna; ovviamente essa non viene accennata da Amalia Mirante ed è stata subito respinta dall’Udc. Non facciamoci illusioni: il tema dell’elezione suppletiva, certamente di non facile soluzione, non gioverà alla campagna del Ps e sarà il tormentone dei prossimi mesi, ossessivamente ripetuto da chi sappiamo. Lo si è capito subito. C’è una regola non scritta nel mondo della musica: quando una band non sa suonare alza il volume degli altoparlanti.

Chiudiamola qui e usciamo dal cortile politico di casa nostra per respirare un’aria più salubre. E d’ora in poi ragioniamo sulla vera novità politica di questo nostro Paese: la lista unica rosso-verde. Perché, come scrisse Gadda, "L’io, io!... Il più lurido di tutti i pronomi".

Questo contenuto è stato pubblicato grazie alla collaborazione con il blog naufraghi.ch.