‘Nell’odierna difficile situazione finanziaria, meglio sarebbe valutare la continuità e il rinnovo degli impianti esistenti’
Il 19 ottobre quotidiani e media ticinesi hanno riferito del progetto di collegamento diretto via fune tra Ambrì e Fusio, presentato dal Dipartimento del territorio e dai sindaci di Airolo, Lavizzara e Quinto. Il documento è frutto di una decisione del Dt, nel 2019, per approfondire le ipotesi di collegamento tra Alta Leventina e Val Lavizzara. Costo dell’operazione circa 33 milioni di franchi (+/- 30%). Quindi 23,1 milioni per la meno cara oppure 42,9 per la più costosa. Nessun accenno finora ai costi di esercizio. La funivia richiederebbe la posa di sette piloni, avrebbe un percorso di 8,1 km e in 18 minuti collegherebbe direttamente Ambrì (975 msm) e Fusio (1’289 msm) transitando poco a ovest del Pizzo Massari (2’769 msm). Entro inizio 2023 dovrebbero essere stabiliti i dettagli per la stesura definitiva del progetto e il calendario per l’eventuale realizzazione.
Questa scelta mi sembra poco realistica in quanto richiede un forte investimento nell’ambito degli impianti di risalita che, purtroppo, in Ticino hanno già vissuto marcati problemi finanziari. Un settore che ora e sempre più nel futuro si vedrà confrontato con l’aggiornamento o la sostituzione di impianti (alcuni in esercizio da decenni) fondamentali sia per lo sci che per il turismo estivo. Essi offrono opportunità di lavoro nelle zone periferiche e consentono alle famiglie di praticare nel cantone attività sportive ed escursionistiche durante tutto l’anno.
Ritengo che la priorità negli investimenti cantonali debba essere riservata al mantenimento o al potenziamento (realistico e sostenibile) di quanto esiste già e non a un progetto come quello proposto. La funivia allo studio, mi sembra non essere determinante per chi risiede o avrà intenzione di stabilirsi in Lavizzara o in Leventina. Dal profilo turistico, ammesso che ci sia anche una stazione intermedia, non c’è attrattività invernale (essendo una zona inadatta allo sci, alle ciaspole ecc.) e la stessa è limitata pure in estate. Non ci sono i grandiosi panorami sui laghi o le Alpi vallesane e bernesi, come quelli che si ammirano dal Monte Generoso o dalla zona Tamaro/Lema. I prezzi dei biglietti singoli, su di un impianto ‘da record’, saranno inevitabilmente elevati: basta osservare quanto costano ora le risalite sulle lunghe funivie svizzere.
Nelle odierne difficili situazioni finanziarie, la preoccupazione principale dovrebbe essere quella di valutare continuità e rinnovo degli impianti esistenti. La Lavizzara nei prossimi anni beneficerà delle ricadute economiche legate al prospettato innalzamento della diga del Sambuco e del livello del lago artificiale, opera che richiederà investimenti importanti anche per garantire l’accesso ai cantieri. Quando la diga fu costruita (1950-1956) il cemento giungeva a Fusio con una funivia per il materiale, in partenza da Rodi-Fiesso.
Per concludere ricordo che negli anni 60/70 del secolo scorso il Ticino fu terra di funivie ... sognate. Ci furono ipotesi per impianti sciistici in Val Bedretto (zone Forcella-San Giacomo-Pesciora), per i collegamenti Faido-Carì-Nara, per lo ‘sfruttamento’ di Dötra e si pensò persino a una teleferica per lo sci estivo sul ghiacciaio del Basodino. Per fortuna gli aspetti finanziari (sempre di color rosso intenso), la morfologia spesso non ideale e il desiderio di conservare allo stato naturale questi spazi, hanno avuto la meglio. Spero che a livello politico si possano individuare delle misure atte a migliorare i servizi, la qualità di vita della popolazione e la creazione di nuove attività economiche in Val Lavizzara, in sostituzione del ‘maxi progetto’ ora sul tavolo.