Sono pochi quelli che non si sono ancora accorti che in Svizzera i medicamenti costano (molto) di più rispetto alla vicina Penisola o ad altre nazioni a noi vicine. Oltre a prenderne atto, molti non si sentono toccati dal problema, dal momento che la cassa malati si assume una quota importante del costo. Ma puntualmente, alla fine dell’estate, la fattura torna per tutti sotto forma di aumenti di premi contro cui tutti puntano il dito.
La politica farebbe bene a chiedersi cosa può fare per contenere la spesa legata ai farmaci, uno dei capitoli più importanti della spesa sanitaria: corrisponde infatti a oltre un quinto dei costi dell’assicurazione di base. Ma più che il livello assoluto di questa voce di spesa (oltre 8 miliardi di franchi all’anno) è la sua crescita galoppante che impone un grido di allarme: mediamente negli ultimi 7 anni la crescita annuale si è avvicinata a un +6%, nettamente superiore alla crescita del settore.
Un aspetto sul quale urge intervenire è la quota di farmaci generici, meno costosi ma altrettanto efficaci. La Svizzera figura tra i fanalini di coda a livello internazionale: i generici rappresentano poco più di un quinto del mercato mentre gli stessi in Germania o Inghilterra superano abbondantemente l’80%. Uno dei motivi è legato ad alcuni falsi incentivi posti: i margini di guadagno dei farmacisti sono tuttora fortemente proporzionali al prezzo del medicamento. Ciò è un ostacolo al momento di proporre un medicamento generico o un farmaco meno costoso. Secondo diverse stime, con incentivi per il ricorso più sistematico a farmaci generici e meccanismi che rivedano la retribuzione dei farmacisti non spingendoli a vendere il medicamento più caro, il potenziale di risparmio ammonterebbe a centinaia di migliaia di franchi. Alcune casse malati e pharmasuisse hanno proprio fatto una proposta in questo senso pochi anni fa.
Un altro approccio sarebbe quello di concentrarsi sui farmaci che corrispondono alla spesa maggiore nell’assicurazione di base. Sappiamo infatti che i primi 20 farmaci sono stati responsabili di più del 50% dell’aumento dei costi nel 2016-2019. Sarebbe importante considerare la frequenza di vendita di un farmaco: più spesso un medicamento viene venduto, più il prezzo dovrebbe diminuire. Uno studio realizzato nel 2020 è giunto alla conclusione che ciò permetterebbe di risparmiare 242 milioni di franchi e questo solo per i 20 farmaci che corrispondono alla spesa maggiore nell’assicurazione di base.
Infine, oggi, il prezzo dei farmaci è definito dall’Ufsp. Clamorosamente, contro le decisioni dell’ufficio federale può ricorrere (solo) l’industria farmaceutica. È così improbabile che questo meccanismo non condurrà, nell’ambito della definizione dei prezzi, a una riduzione di questi ultimi, poiché difficilmente i ricorrenti si opporranno a prezzi troppo alti. Solo ampliando il diritto di ricorso si offrirebbe la possibilità d’intervenire anche quando il prezzo è troppo elevato.
I margini d’intervento per ridurre la spesa legata ai farmaci senza mettere in pericolo la disponibilità di farmaci in Svizzera sono stati da tempo identificati: ora è tempo di agire. La politica non può limitarsi a deplorare e denunciare i continui aumenti dei premi durante l’autunno e restare con le mani in mano nel resto dell’anno.