Il prossimo 15 maggio voteremo il decreto legislativo concernente il pareggio dei conti del Cantone entro il 2025, che vuole porre un freno al continuo aumento delle spese del Cantone.
Leggo sul bollettino informativo le ragioni del No: «21 associazioni, sindacati e partiti hanno raccolto 10’000 firme contro il decreto. Il No vuole impedire tagli sulle case anziani, sulle cure a domicilio, sugli ospedali e sulle strutture sociali. Il No mira a combattere peggioramenti nella scuola, nella cultura e nella formazione/ricerca universitaria. Il No si oppone al degrado dei servizi fondamentali (es. giustizia, sicurezza, trasporti pubblici, protezione dell’ambiente)».
Nel dispositivo del decreto si legge però semplicemente che il pareggio dei conti debba essere raggiunto entro il 2025, escludendo l’aumento delle imposte, con un contenimento delle spese:
a) del personale b) dei beni e servizi c) di trasferimento, senza incidere sui sussidi alle persone meno abbienti.
Contenimento, dunque, e non taglio delle spese. C’è una sostanziale differenza fra le due cose. Un taglio si ha se da un’attuale spesa di 100 si passa a 80, ma se da 100 si passa a 110 invece dei soliti 120 è ciò che si intende con «contenimento delle spese». L’esercizio comporta due cose:
1. l’aumento delle spese prevedibile a fronte della crescita demografica sarà coperto;
2. le attuali prestazioni statali in materia di sanità, socialità, formazione, eccetera, rimarranno invariati e che sul personale, per esempio, si possa agire senza licenziamenti ma con un’ottimizzazione delle risorse, è un dato di fatto.
Perciò, non darò retta alle cassandre degli oppositori e mi fiderò del contenuto letterale del dispositivo di legge: e voterò Sì!