Preventivo 2022, nel rapporto di minoranza il capogruppo Ivo Durisch spara ad alzo zero sulla proposta taglia uscite su cui il popolo presto voterà
“Le spese aumenteranno a causa dell’evoluzione dei bisogni della società e non perché si gettano i soldi dalla finestra, come troppi continuano a dire”. Sta anche in questa frase il senso del rapporto targato Partito socialista sul Preventivo 2022 del Cantone, che chiude con un disavanzo di 135 milioni di franchi e che sarà al centro della seduta parlamentare al via lunedì 24. Elaborato dal capogruppo in Gran Consiglio Ivo Durisch, il corposo rapporto - oltre quaranta pagine, destinate a essere sottoscritte dalla minoranza della commissione della Gestione che tornerà a riunirsi la prossima settimana e a non trovare la maggioranza del plenum - è una sorta di manifesto politico in vista della votazione popolare, votazione che si terrà nei prossimi mesi in seguito alla riuscita, non ancora ufficializzata dalla Cancelleria dello Stato (le firme raccolte sono comunque più di diecimila e 8’326 erano già quelle vidimate al 21 dicembre, a fronte delle settemila necessarie) del referendum lanciato dal sindacato Vpod, con il sostegno di associazioni e partiti, fra cui il Ps, contro il decreto ‘taglia spese’ concepito dal democentrista Sergio Morisoli e adottato in ottobre da una contenuta maggioranza del Legislativo cantonale (45 i favorevoli, 39 i contrari).
E proprio al ‘decreto Morisoli’ il documento stilato da Durisch riserva un corposo capitolo. Che comincia senza girarci tanto intorno: “Il decreto legislativo è molto pericoloso e mette in serio pericolo servizi e prestazioni necessari“. Perché? Perché “escludere ogni aumento delle entrate (...) è ingiusto: significa che ai ricchi non sarà chiesto nulla, mentre al ceto medio, ossia la maggioranza dei ticinesi, si accollerà i sacrifici per risanare le finanze cantonali". Di fatto, per i socialisti, "con questo decreto legislativo il parlamento ordina al governo di agire con le forbici, per cui il Consiglio di Stato dovrà per forza tagliare o bloccare la spesa nei limiti di sua competenza, che sono molto ampi”. E di esempi ne vengono forniti nel rapporto di Durisch: "I limiti per le prestazioni sociali quali assistenza, assegni famigliari di complemento e sussidi cassa malati sono diventati competenza del Consiglio di Stato, quindi i margini per agire senza modifiche di legge sono aumentati ulteriormente”. Con quello che in casa socialista viene considerato un autentico pericolo: "Il Consiglio di Stato sfrutterà le sue ampie competenze, senza fare modifiche di legge e quindi senza la possibilità di fare referendum”. Con buona pace per chi, dentro al Ps ma anche nel Ppd, pensava di sbrogliare la matassa raccogliendo le firme per contrastare, nel caso, alcune misure puntuali che verrebbero decise per ottemperare al ‘decreto Morisoli’.
Per il Partito socialista quella prospettata è una sorta di carneficina sociale. “Il governo congelerà o ridurrà i contributi versati agli enti sociosanitari e universitari, modificando i parametri di finanziamento contenuti nei contratti di prestazione“, scrive Durisch. Che aggiunge come “anche il personale sarà messo sotto pressione: infatti il governo bloccherà in tutto o in parte le sostituzioni di impiegati, docenti e operatori scolastici specializzati partenti, che erano alle dipendenze del Cantone. Questo significa peggiorare la qualità e l’efficacia dei servizi alla popolazione e della formazione”. È tutto? Neanche per idea. Perché per il Ps "il governo potrà inoltre ridurre la manutenzione di edifici, strade, informatica ecc. e rallentare il programma degli investimenti: il che significa meno lavoro per le piccole e medie imprese”. E potrà pure "ridurre direttamente le prestazioni finanziarie fissate da regolamenti in tutti gli ambiti, ossia settore sociale, economico, ambientale, culturale, giustizia (...). Ricordiamo che in Ticino la maggioranza della popolazione ha un reddito imponibile sotto i 50mila franchi annui”.
Ma i bisogni della popolazione aumentano, e “pensare di risanare le finanze dello Stato contenendo la spesa senza aumentare le imposte è un’assurdità” scrive Durisch. Che riporta due esempi recenti di aumenti di spesa che però rispondono “ai bisogni che crescono indipendentemente dalla volontà del parlamento”. Vale a dire i 140,3 milioni suddivisi tra Cantone e Comuni e i 17 milioni per i Reparti acuti di minor intensità a carico del Cantone previsti dalla Pianificazione integrata anziani e cure a domicilio 2021-2030 e i 6,2 milioni annui di maggiori oneri che comporta la riforma dell’organizzazione delle Autorità di protezione. Del resto, si avverte nel rapporto di minoranza, “una società sempre più complessa e avanzata necessita di più formazione a tutti i livelli (da quella di base a quella professionale), di più promozione economica, di più infrastrutture (in particolare di comunicazione), di più cura del territorio e dell’ambiente, di più sicurezza, di più giustizia, di una rete più robusta di servizi e aiuti sociali e sanitari”.
Per i socialisti, tuttavia, la spesa non sembra essere un tabù. “Non siamo di principio contrari a effettuare una valutazione anche sul fronte della spesa”, chiarisce infatti il capogruppo nel rapporto. Ma questa valutazione, puntualizza Durisch, “deve essere fatta tenendo conto di principi a tutela dei veri bisogni della popolazione”. Concretamente, “bisogna fare un esame con una visione globale su tutto il potenziale che può incidere positivamente sulle finanze cantonali, senza esclusione”. Nessun settore, nessuna voce contabile “può chiamarsi fuori. Ogni strada, ogni ipotesi va lasciata aperta, senza veti incrociati”. Pertanto “si devono esaminare: tutte le uscite e le entrate correnti, tutte le uscite e le entrate d’investimento, tutti i flussi tra Cantone, Comuni e Confederazione”. Per il Ps “il criterio di fondo per decidere le misure di risanamento deve basarsi sulla distinzione tra ‘necessario’ (i veri bisogni)", ‘utile’, ‘non utile’ con attenzione ai meno fortunati in particolare quando ciò è dovuto a cause esterne (non sono responsabili della loro situazione)”. Ciò perché “nessuno deve essere lasciato indietro”. Per i socialisti “il principio guida, basato su detta distinzione, deve essere quello di intaccare prioritariamente il ‘non utile’ e di preservare ‘il necessario’”. Ergo: “la manovra deve essere mirata, non lineare”. Questo “per evitare di creare situazioni non dignitose che generano inutili sofferenze nel presente e conseguenze ben peggiori in seguito per la coesione sociale e per le stesse finanze del Cantone”.
Dopo aver demolito la via democentrista per il pareggio dei conti, e aver ancora una volta ricordato che di sgravi fiscali non se ne devono più vedere, il Ps passa alla proposta. La richiesta al Consiglio di Stato è, innanzitutto, “di abbandonare qualsiasi progetto futuro di riforma fiscale, che ancora una volta sarebbe costruito per favorire i più ricchi, così come ha mostrato l‘estate scorsa il Plr“, e di conseguenza al parlamento viene chiesto "di riportare al 100% il coefficiente cantonale di imposta, così come prevede la legge”. Per fronteggiare le difficoltà legate alla pandemia, invece, la richiesta è "di prolungare la rendita ponte Covid almeno per altri due anni”. Solo a queste condizioni il Preventivo 2022 avrà anche il sostegno del Ps. Lo conferma lo stesso Durisch alla ’Regione’: «Se il Gran Consiglio accetterà di riportare al 100% il coefficiente d’imposta cantonale e di prolungare di due anni la rendita ponte siamo pronti a votare il preventivo». Ma con una buona dose di realismo aggiunge: «Mi rendo comunque conto che non sono richieste condivise dalla maggioranza...».