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La ‘formula magica ticinese’ in forse?

2 marzo 2022
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In vista del centenario dell’elezione di Guglielmo Canevascini in Consiglio di Stato, che ricorrerà il prossimo 23 aprile, Orazio Martinetti, nella sua consueta rubrica sul settimanale "Azione", ha ripercorso gli avvenimenti di quel tempo e parlato di "formula magica ticinese". In effetti, dal 1927, quando fu estromesso l’unico consigliere di Stato agrario, all’87, dunque per ben sessant’anni, il governo cantonale è sempre stato composto da due liberali, due conservatori e un socialista. Formula (questa del 2-2-1) che fino all’apparizione della Lega sembrava destinata a durare in eterno. I conservatori persero invece il loro secondo seggio, già nel 1987, a vantaggio del Psa ("caso Caccia"). L’hanno poi "recuperato" per un solo quadriennio (1991-95), mentre i liberali hanno perso il loro secondo nel 2011, a favore della Lega. La "formula magica ticinese" è dunque già stata azzoppata da tempo.

Vi è però un secondo elemento costitutivo di essa. Oltre alla cosiddetta (dagli avversari) "trappola Cattori", il furbissimo capo conservatore, per favorire i suoi (allora) alleati socialisti, fece inserire nella modifica costituzionale una clausola che consentiva di partecipare alla ripartizione dei seggi anche i partiti che non raggiungevano il quoziente (o "inclusiva"). È grazie ad essa che il Pst nell’ultimo secolo ha sempre avuto un proprio rappresentante in governo.

Ciò potrebbe però cambiare con le elezioni dell’anno prossimo. Le minacce al seggio ora detenuto dall’on. Bertoli potrebbero venire sia dall’Udc (qualora questa si presentasse da sola, senza formare "fronte comune" con la Lega), ma anche dal "fuoco amico" dei Verdi, ai quali taluni dicono che potrebbero anche accontentarsi di un solo posto, sull’ipotizzata lista unitaria "rosso-verde". Se ciò accadesse, è chiaro che se gli elettori verdi si concentrassero su un unico nome, mentre i "rossi" ripartissero le loro simpatie sugli altri 4, il verde avrebbe buone "chance" di riuscita! Non è però detto che finisca così. I ruzzoloni prevedibili in anticipo sono anche i più facilmente evitabili!

Non va poi dimenticato che nel 1989, sull’onda del "caso Caccia" il Ppd propose e ottenne, mediante iniziativa popolare, di sostituire il vecchio sistema del "miglior resto" con quello della "miglior media" (detto anche "metodo Hagenbach-Bischoff"). Ciò significa mettere a confronto i partiti l’uno con l’altro, per vedere quanti elettori rappresenterebbe, in media, ogni eletto. In teoria, questo sistema consentirebbe di ottenere la maggioranza in governo (3 seggi) anche solo col 39% dei voti, in modo che ognuno rappresenti il 13% dei cittadini. Purché il secondo e il terzo partito classificato ne ottengano meno del 26%, e il quarto meno del 13. Che ciò sia realistico o no, poco importa, ma matematicamente il risultato è questo.