In Gestione accelerata sulla riduzione del balzello chiesta dai popolari democratici. Gli altri partiti: una forzatura, mancano le risposte del governo
I chiarimenti richiesti al Consiglio di Stato sono ancora senza risposta, ma Ppd, Lega e Udc tirano dritto. Oggi, infatti, alla fine della riunione della Commissione parlamentare della gestione sono arrivate le prime otto firme al rapporto commissionale allestito dal popolare democratico Fiorenzo Dadò e dal leghista Daniele Caverzasio che avalla le due iniziative popolari del Ppd che chiedono una il plafonamento a 80 milioni delle imposte di circolazione considerando unicamente le emissioni di CO2, l’altra di restituire quanto incassato in più dopo gli aumenti decisi dal governo nel 2019. Non hanno dunque sottoscritto il rapporto Plr, Ps e Verdi. E c’è chi considera le firme al rapporto una forzatura.
A partire dai liberali radicali. «Mi sembra poco elegante forzare la mano quando, per correttezza istituzionale, si dovrebbe perlomeno aspettare di avere dei dati, delle cifre su cui poi sviluppare delle riflessioni». Insomma, la capogruppo del Plr Alessandra Gianella non ha preso bene, per usare un eufemismo, la prova di forza messa in atto oggi da Ppd, Lega e Udc. Perché, fatta «la doverosa premessa» che «per noi la riduzione della tassa di circolazione è giustificata e opportuna», Gianella ricorda che «stiamo aspettando le risposte del Consiglio di Stato alle nostre domande, così come alle nostre richieste di chiarimenti di ordine finanziario e non solo. Risposte che – sottolinea la capogruppo liberale radicale – a oggi non sono ancora arrivate».
Insomma, «è una questione di coerenza avere un disegno completo prima di decidere qualcosa di così costoso. Il nostro gruppo, ad esempio, ha chiesto al governo di aggiornare i costi attuali per quanto riguarda la gestione e la manutenzione delle strade, bisogna capire quanto viene speso, per cosa e dove. Al momento, queste risposte non ci sono». Non ci saranno le risposte, ma alcune firme al rapporto Dadò/Caverzasio sì.
Otto, per ora. Di esponenti Ppd, Lega e Udc. Che fare, quindi, in casa liberale radicale? «Quando arriveranno le risposte del Consiglio di Stato faremo una nostra valutazione se fare un rapporto o meno, e stiamo valutando anche delle formule alternative prendendo spunto da quanto proposto dal messaggio governativo sulle iniziative». Con una base di partenza, cioè che «la formula di calcolo proposta dal rapporto commissionale è limitata al criterio del CO2, e secondo noi non è molto virtuosa: l’esempio fatto che per una Tesla si pagherebbe meno che per una Panda è lì a dimostrare che qualcosa stride».
Ma se per il Plr è una questione di coerenza avere il quadro completo, «altrettanto è una questione di coerenza, rispetto al decreto sul contenimento della spesa votato a schiacciante maggioranza dai ticinesi dieci giorni fa, sapere i costi precisi: in un colpo solo si potrebbe decidere che verrebbero a mancare 30 o addirittura più di 30 milioni di franchi. Da un lato ci vuole chiarezza, dall’altro occorre rendersi conto che questa somma andrebbe ad aggiungersi a tutto il resto. E la coperta è quella che è».
Il Partito socialista, dice il suo capogruppo Ivo Durisch, «non è contrario a una riduzione delle imposte di circolazione, ma con l’adozione di un modello di calcolo diverso da quello proposto dagli iniziativisti e dal Consiglio di Stato, che non vada quindi a penalizzare chi non può permettersi un’auto di lusso. Con la formula indicata dal Ppd, infatti, una Tesla paga meno imposte di una Fiat Panda. Una formula assai poco sociale». In ogni caso, tiene a precisare Durisch, «la riduzione delle imposte di circolazione deve essere finanziariamente sopportabile per lo Stato: in altre parole, non vogliamo assolutamente che per compensare le minori entrate si vada a tagliare sulla spesa sociale, alla luce del decreto Morisoli sul pareggio dei conti, passato di recente in votazione popolare, e nonostante le promesse fatte in campagna dai suoi promotori di non effettuare tagli». Continua Durisch: «Su questo dossier auspichiamo pertanto una convergenza. Certo che dopo la forzatura di stamattina da parte di Ppd, Lega e Udc, il discorso si complica parecchio. Vedremo».
Si vedrà appunto. Intanto nella riunione commissionale di oggi il capogruppo del Ps ha proposto a sua volta una formula di calcolo dell’imposta. «Rispetto al messaggio del Consiglio di Stato e dunque oltre alla massa, suggerisco di considerare anche la potenza del veicolo», spiega Durisch. Il messaggio governativo del giugno 2019 per la modifica della Legge sulle imposte e le tasse di circolazione, rileva il parlamentare, «propone un modello per il calcolo dell’imposta che presenta, secondo me, due criticità: la prima è legata alla non continuità della formula indicata dal Consiglio di Stato, la quale presenta dei salti problematici nei punti di discontinuità. La seconda criticità: per l’imposta si tiene conto delle emissioni della massa a vuoto, ma non della potenza. Per ovviare a queste due criticità suggerisco di togliere la discontinuità introducendo una formula per il calcolo del fattore interessato e invece di usare unicamente la massa a vuoto di fare una ponderazione tra massa e potenza. A seconda poi di quanto si decide di raccogliere globalmente si potrà poi applicare un coefficiente di ponderazione. Ho chiesto quindi al Consiglio di Stato di esprimersi sulla formula e la sua applicazione e sul montante complessivo dell’imposta prelevata considerato l’attuale parco veicoli. Montante che potrebbe poi venir parametrato da un coefficiente di ponderazione».
Afferma Samantha Bourgoin dei Verdi: «Per quel che ci riguarda aspettiamo di conoscere la valutazione da parte del Consiglio di Stato della formula proposta da Durisch. Che a noi sembra più equilibrata, più sociale, più verde e pertanto più credibile. Dopodiché decideremo se stilare un controprogetto indiretto all’iniziativa, sostenendo la formula suggerita da Durisch, o un rapporto che evada il messaggio emendato che il governo ha annunciato per martedì prossimo».
Quindi, si è forzata la mano? «L’iniziativa è del 2017, cinque anni fa. La legge prevede che sulle iniziative popolari il Gran Consiglio deve esprimersi entro 18 mesi. Giudichino i cittadini se questa è una forzatura», replica il presidente del Ppd (e presidente della Gestione) Fiorenzo Dadò. Che rincara: «Abbiamo atteso invano un rapporto e delle proposte anche dagli altri partiti in questi ultimi mesi, non è arrivato nulla e abbiamo presentato un nostro rapporto che riprende le due iniziative. Oggi abbiamo firmato sulla prima, e non sono arrivate indicazioni determinanti dagli altri partiti». E sulle critiche del non aver aspettato le risposte del governo? «Ma il governo non deve dirci niente su questa iniziativa - esclama Dadò -. Noi chiediamo che le nuove eventuali modifiche siano competenza del Gran Consiglio e quindi referendabili, che le imposte siano commisurate alla reale necessità della manutenzione delle strade quindi attorno a 80 milioni e che siano formulate in base alle emissioni di Co2. Cosa deve dirci il governo su queste semplici cose?».
Tira dritto la Lega, con il correlatore Daniele Caverzasio che ribadisce come «la volontà è quella di arrivare a una soluzione parlamentare entro il mese di giugno, perché l’unica data possibile per un’eventuale votazione popolare sarebbe il 27 settembre: e se si vuole implementare questa modifica sulle imposte di circolazione entro la fine del 2022 il percorso è questo, non c’è molto altro tempo». Qualche firma c’è già, «adesso vediamo cosa faranno gli altri gruppi rappresentati in Gestione: c’è ancora una settimana di tempo per andare in aula a giugno». Senza perdere più tempo, perché «sono iniziative ferme da cinque anni, un tempo troppo lungo, e dobbiamo assolutamente dare delle risposte ai cittadini, tantissimi, che le hanno firmate».
Scade intanto l’ora delle domande della Gestione sul Consuntivo 2021 (58,2 milioni di disavanzo, rispetto ai 230,7 preventivati) del Cantone presentato qualche settimana fa dal Consiglio di Stato. E il tema imposte di circolazione è oggetto di uno dei diciotto quesiti del Ps. Il gruppo parlamentare chiede infatti al governo di aggiornare il Piano finanziario "considerando le mancate entrate della tassa di collegamento, la possibile riduzione dell’imposta di circolazione per 25 milioni e la non compensazione della preannunciata riforma fiscale (per un ammontare di circa 60 milioni per il Cantone) tramite il coefficiente cantonale". Chiede inoltre al governo "se queste cifre sono contemplate nel suo più volte sbandierato, durante la votazione sul decreto Morisoli, piano di rientro delle finanze cantonali entro il 2025". Una domanda verte sulla politica di sicurezza: "Attraverso un progetto di polizia unica, lasciando la competenza di prossimità ai Comuni tramite ausiliari, complessivamente (Cantone e Comuni) sarebbe possibile risparmiare e addirittura avere un servizio più efficace?".