Sguardo a Nord

Forma e sostanza

Nella città di Zurigo, dopo le prossime elezioni, metà dell’esecutivo potrebbe essere formato da donne e uomini omosessuali. Non solo: anche nel parlamento cittadino le persone gay e lesbiche sono ben rappresentate, con una quota del 10%. L’Organizzazione svizzera delle lesbiche accoglie con favore questa tendenza zurighese, lamentando un’arretratezza in altre regioni del nostro Paese, dove ad esempio chi è queer viene guardato con scetticismo o aperta ostilità. Secondo il giornalista Marius Huber del Tages-Anzeiger sono quattro i fattori che hanno contribuito a questo successo: innanzitutto il potere di attrazione della metropoli, che ospita una grande comunità Lgbtq; in secondo luogo il forte grado di politicizzazione degli individui di questo gruppo (spesso a causa delle discriminazioni subite); il terzo fattore è dato dai modelli che la città stessa ha creato negli ultimi anni, a partire dal carismatico sindaco Corine Mauch, donna lesbica dichiarata fin dall’inizio della sua carriera; infine, un ulteriore vantaggio è rappresentato dal fatto che la maggior parte delle coppie dello stesso sesso non ha figli e quindi più tempo da dedicare alla politica. Questa attenzione data all’orientamento sessuale piace poco a quelli di destra, come Samuel Balsiger, dell’Udc, che preferirebbe concentrarsi sui contenuti piuttosto che sulle persone. D’altro parere Jan Müller del Ps, che trova invece importante che la comunità Lgbtq rimanga ben visibile, per combattere l’odio di cui è purtroppo ancora vittima. Un ragionamento senza dubbio sensato, quest’ultimo, che però finisce per cozzare contro la realtà delle cose, generalmente più complessa di ogni teoria. Un venerdì sera a Lucerna, in occasione del festival aha dedicato alla scienza e alla conoscenza, un amico di un’amica, sulla cinquantina, in una pausa al bar racconta aneddoti della sua vita e si scopre che è gay e membro del partito socialista lucernese. Attivo nella lotta contro l’Hiv, si è più volte candidato senza mai venire eletto. Quando gli si chiede per quale ragione crede di non avercela fatta (tanto da aver preso la decisione di non ricandidarsi più), risponde che nel suo partito gli uomini non hanno chance: sono le donne a essere ricercate al momento. Ecco dunque il membro di una minoranza spesso ostracizzata che soccombe davanti a un’altra minoranza, altrettanto ostracizzata, quella delle donne che, nonostante formino metà della popolazione, sono sottorappresentate in ogni gruppo di potere, da quello economico a quello accademico o politico. E se far parte di una minoranza aiuta, dev’essere quella giusta: ciò che nel 2022 piace a Zurigo, a Lucerna per esempio piace meno. Viene voglia di dar ragione all’esponente dell’Udc e augurarsi che la politica non sia più una questione di vestito, ma di contenuti: anche un etero può difendere i diritti gay e anche una donna può schierarsi dalla parte del patriarcato o dell’oligarchia. Perciò guardiamo meno le etichette e ascoltiamo di più la sostanza!