Come tutti quanti ben sappiamo, tra i pilastri fondamentali alla base di un servizio d’informazione libero, che permettono di contraddistinguere e preservare una stampa indipendente, il più importante è sicuramente quello di non dover dipendere da aiuti statali o almeno di cercare di limitarli il più possibile. Difatti, come potrebbero i media preservare il loro ruolo di voce critica nei confronti del governo e degli attori politici, se questi fossero strettamente vincolati alle loro sovvenzioni?
È proprio per questo motivo che la Legge federale su un pacchetto di misure a favore dei media, sebbene venga presentata come indispensabile per la qualità della stampa elvetica, nasconde in realtà una serie di criticità assolutamente non trascurabili.
Infatti, questo pacchetto di finanziamenti da 151 milioni e il cui ammontare nell’arco di sette anni supera il miliardo di franchi, invece di aiutare le testate nella riconversione necessaria riconducibile al sorpasso fulmineo del digitale ai danni del cartaceo, rischia di creare una serie di aziende private la cui sopravvivenza non dipende più dalla ricerca della qualità del prodotto informativo offerto ma dall’ammontare degli aiuti statali.
Inoltre, si prevede l’abolizione del limite delle 40’000 copie, cioè il limite che fino a oggi ha caratterizzato il criterio per decidere quali siano i gruppi privati beneficiari degli aiuti statali e grazie al quale solo le testate di piccole dimensioni ricevono dei finanziamenti. Abolendolo quindi, gli aiuti finanziari che finora erano stati riservati ai piccoli del mercato, non saranno più solamente suddivisi tra chi soffre di una tiratura limitata, bensì tra i grandi gruppi della Svizzera tedesca quali Blick, Tages-Anzeiger o NZZ, che già oggi costituiscono “i giganti” dell’informazione nazionale e che, fatturando decine di milioni ogni anno, non necessitano di aiuti economici.
Con due anni di pandemia alle spalle, caratterizzati da una montagna di debiti pubblici, circa 35 miliardi spesi per far fronte all’emergenza coronavirus (parole del Cf Ueli Maurer a Reconvilier) e un futuro prossimo senza certezza di un ritorno alla normalità, siamo davvero sicuri che quei 151 milioni annuali siano giustificati?