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Chiamiamo ‘le cose’ con il loro nome

I prodotti mestruali costituiscono per le donne un onere finanziario considerevole. L’impossibilità economica di accedere ad assorbenti adeguati è definita “precarietà mestruale”, un fenomeno sottovalutato, scarsamente monitorato e a volte rimosso. Dover acquistare dei prodotti per le mestruazioni a un costo più elevato del dovuto – il tasso d’imposizione Iva è ancora al 7,7% anziché al 2,5% – o non poterne usufruire per motivi economici costituisce a tutti gli effetti una discriminazione sociale e di genere. Le persone a basso reddito, trovandosi confrontate con le diverse spese di prima necessità (casa, alimentazione, trasporti, istruzione), devono spesso rinunciare alla salute. Tutte le ricerche sulla period poverty (la povertà mestruale) dimostrano che questa si traduce in pratiche pericolose come l’uso di carta igienica, stoffa non sterile o prodotti di bassa qualità. La Gioventù Socialista (Giso), con i Comitati studenteschi che nelle varie sedi hanno potuto verificare la pertinenza della problematica, ha sviluppato un progetto che chiede al Consiglio di Stato la messa a disposizione gratuita di prodotti per le mestruazioni nelle scuole pubbliche cantonali (medie, superiori e professionali), affinché, almeno nei luoghi di formazione, esista la garanzia che ogni persona possa averne il libero accesso in ogni momento. La scuola ha il compito di garantire a tutti e a tutte le stesse opportunità e le stesse condizioni nello studio, di educare al senso civico, cancellando ogni anacronistico pregiudizio. Una misura semplice come questa, già sperimentata con successo in altre città, altri cantoni e altri Paesi, oltre a sostenere concretamente le persone in difficoltà, rappresenterebbe, anche simbolicamente, un elemento di progresso civile, nella naturalezza e nel rispetto di ogni individualità.