Adriana è arrivata in Svizzera trasferendosi dal Portogallo pochi anni fa, lavora precaria in due posti di lavoro come addetta alle pulizie e operaia in una fabbrica metalmeccanica non soggetta al contratto collettivo di lavoro. Aspettava con ansia l’entrata in vigore avvenuta in questi giorni del salario minimo perché in fabbrica prende poco più di 16 franchi all’ora, ma adesso è sconfortata e lecitamente si chiede se anche la sua azienda raggirerà la legge e la volontà popolare. Nonostante si tratti ‘solo’ di qualche franco in più all’ora sarebbe per lei una boccata d’ossigeno a fine mese. Ha paura di chiedere l’aiuto sociale perché ha sentito da amici e parenti che rischia l’espulsione. Carlo è invece un giovane ticinese che non trova lavoro. Ha frequentato la scuola di commercio e poi è sprofondato nel buio della disoccupazione e successivamente dell’assistenza. Alle sue lettere di candidatura non rispondono neppure. Carlo è sconsolato e arrabbiato: sa che in quanto residente non può competere con i salari che danno a personale frontaliere; lui non può vivere con 1’500 franchi al mese.
Adriana e Carlo sono due concreti esempi – nei quali molte persone si possono identificare – che ben mostrano perché in Ticino è necessario rilanciare il dibattito sui salari (minimi) e sulla precarietà del mondo del lavoro. È urgente e necessario avere un salario minimo che permetta davvero di vivere in Ticino senza aiuti statali e bisogna fermare l’atteggiamento scandaloso di pseudosindacati leghisti come Tisin che raggirano l’attuale Legge sul salario minimo, già frutto di un difficile compromesso parlamentare, e accettata dal popolo ticinese nel 2015. Di fronte a questa situazione inaccettabile, come Partito Socialista abbiamo lanciato assieme agli altri partiti di sinistra e ai sindacati un’iniziativa costituzionale che chiede di togliere la possibilità di deroga al salario minimo nei settori in cui vige un contratto collettivo di lavoro e fissare il montante alle soglie del fabbisogno sociale delle prestazioni complementari Avs-Ai, corrispondenti ad almeno Chf 21,50 orari. Facciamo un importante passo per garantire finalmente salari giusti alle persone più precarie nel nostro cantone e firmiamo l’iniziativa per un salario minimo sociale!