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Giudici federali e la sinistra: il mio “J’accuse!”

Laddove i leader della destra populista e nazionalista vincono le elezioni si osserva un fenomeno preoccupante: attaccano l’apparato giudiziario (Berlusconi, Bolsonaro, Salvini) e/o fanno di tutto per sfruttare il periodo in cui detengono il potere per lasciare nei tribunali un’impronta imbevuta di ideologia (Orbán, Kaczińsky, Trump). Si tratta di una strategia politica: vogliono dei tribunali che emettano sentenze in linea con la loro ideologia.

“Sarà, ma in Svizzera non abbiamo questo problema”, direte. Davvero? L’Udc di Christoph Blocher – guardacaso già ministro della giustizia (2003-2007) – era il più piccolo fra i partiti di governo fino al 1995 ma dal 1999 è il primo partito e sfiora ormai il 30%. Questo gli ha permesso di aumentare progressivamente la quota dei “suoi” giudici in seno al Tribunale federale. Oggi ne detiene la maggioranza relativa (12 su 38), mentre tutti gli altri partiti si accontentano di meno (Plr e Ppd 7 ciascuno, Ps 5, Verdi 4, Pvl 2, Pbd 1).

Non solo: l’Udc se ne infischia della Costituzione federale (art. 191c) che garantisce l’indipendenza dell’autorità giudiziaria. Abbiamo le prove? Sì, ahinoi. In un’intervista intitolata “L’Udc strumentalizza la giustizia” il giudice Yves Donzallaz, eletto in quota Udc, ha parlato non solo delle numerose pressioni che lui stesso aveva subito, ma ha anche svelato che “da diversi anni” l’Udc tiene riunioni regolari con tutti i suoi giudici in cui si discute di “sentenze concrete” del Tf e di come i principi del partito “possano essere attuati nella giurisprudenza in modo più ottimale possibile” (Nzz, 9.9.20).

Un ex giudice del Ps, Hans Wiprächtiger, afferma invece che oggigiorno nella commissione giudiziaria del parlamento, che valuta e filtra tutte le candidature, “la politica partitica svolge un ruolo molto più importante rispetto al passato” (Nzz, 22.11.21). La causa ne è l’Udc, i cui membri sono furbi e “procedono in maniera tattica” per far avanzare i propri candidati, mentre altri “non si rendono conto di nulla”. Infine, il giudice federale Thomas Stadelmann (Ppd) ha di recente pubblicato uno studio empirico che dimostra che l’indipendenza del Tf non è garantita.

Siccome scrivo queste righe in quanto ex deputato di un partito della sinistra permettetemi di rivolgermi soprattutto ai votanti del Ps e dei Verdi.

Non lasciatevi influenzare dal fatto che a Berna i/le rappresentanti del vostro partito respingano l’iniziativa sulla giustizia o che vi dicano “siamo d’accordo che il sistema attuale vada corretto e infatti in parlamento avevamo proposto un controprogetto”. Sì, ci hanno provato, ma la maggioranza di destra non ne voleva sapere.

Non lasciatevi influenzare da chi vi dice che il sistema attuale “garantisce che tutte le correnti politiche siano equamente rappresentate” e che il sorteggio potrebbe portare a un tribunale “tutto di destra”. È vero il contrario: grazie alle regole della probabilità il sorteggio garantirà in modo del tutto naturale che il Tf sia lo specchio fedele, più fedele di oggi, delle varie correnti di pensiero presenti fra i/le giuristi/e che aspirano a diventare giudici. Oggi invece la presunta rappresentanza è ingannevole perché tanti/e candidati/e scelgono il partito in base ai posti disponibili e non necessariamente perché condividano i rispettivi valori.

Certo, è sempre possibile immaginare altre riforme. Dick Marty aveva per esempio proposto che i giudici venissero nominati da un Consiglio della magistratura. Ma la maggioranza parlamentare si è sempre opposta a qualsiasi riforma. L’unica riforma che verrà è che prima o poi la maggioranza di destra vieterà la “tassa di mandato” che i giudici pagano ai propri partiti, perché ne ha bisogno soprattutto la sinistra.

Quindi siamo un po’ realisti. Il treno non passa dieci volte. Se l’iniziativa sulla giustizia verrà bocciata, per anni e decenni avremo lo status quo. L’occasione per rafforzare l’indipendenza del Tf è adesso, votando “sì” questa domenica.

Sì, sono deluso e amareggiato di come la sinistra, miope e chiusa nella sua gabbia istituzionale, si stia comportando. Avrebbe potuto, sulla scia del caso Donzallaz, dire ai partiti del centro-destra che è pronta a sostenere l’iniziativa sulla giustizia a meno che il Parlamento faccia un controprogetto. Sono convinto che a quel punto una riforma avrebbe potuto trovare la maggioranza.

A dire il vero un lumicino lo vedo solo in Ticino, dove il Ps ha deciso in maniera volontaria di non chiedere più ai “propri” giudici cantonali di pagare la tassa di mandato e ha proposto la stessa soluzione al partito nazionale, mentre la Gioventù Socialista ticinese ha deciso – “con convinzione” – di sostenere l’iniziativa sulla giustizia.