Le recenti dichiarazioni su questo giornale del capo Divisione scuola Berger, secondo cui i livelli non eviterebbero bocciature al liceo, costituisce l’ennesimo passo argomentativo verso una livellazione al ribasso della formazione scolastica media, il tutto per ragioni squisitamente ideologiche. In effetti è una parte del pensiero politico di Berger, ma anche del consigliere di Stato Bertoli, che le differenze sociali, e di resa scolastica, sono al limite dell’accettabile. Eppure loro sono laureati e hanno seguito dei curricola scolastici tradizionali, con selezioni di capacità e quant’altro.
L’ultima picconata nel tentativo che, purtroppo, in questa società debole, riuscirà per abolire i livelli, è quello di esprimere l’assunto, fuorviante, secondo cui anche chi ha seguito i livelli 1 poi incontrerà delle bocciature nel medio superiore. La realtà non è che i livelli non servono. La ragione vera è che i livelli, rispondendo alle medesime istanze egualitarie negli anni, si sono dapprima ridotti per materie, perdendo italiano e francese, e poi si sono sempre più annacquati di contenuti poiché i programmi scolastici seguono costantemente questa logica al ribasso. In altre parole si ritiene, a torto, di fare gli interessi degli scolari, e quindi della società, nel dare le cosiddette pari opportunità per tutti quando ciò si traduce unicamente nell’abbassare il livello scolastico per tutti al passo di quello del più debole o del quasi più debole. Una prospettiva perversa che sta provocando, già da anni, gravi disagi nel medio superiore con ragazzi confrontati con grosse difficoltà nel passaggio dalle medie, egualitarie, al liceo, naturalmente più selettivo. Ma la Divisione scuola non sembra preoccuparsi, perlomeno a sufficienza, di questi ragazzi del medio superiore che subiscono sonore bocciature anche e soprattutto per evidenti carenze di formazione di base. L’Autorità scolastica in altre parole si concentra solo sui più deboli, come se fossero coloro che portano avanti la società. O meglio l’ottica a tutti i costi inclusiva produce danni perché una società deve essere anche produttiva e performante in un mondo sempre più aperto e competitivo e noi, con la vicinanza all’Italia, ne sappiamo qualcosa.
Ho personalmente toccato con mano quanto scrivo con mio figlio, che ora frequenta il liceo dove se la sta cavando bene, ma ha portato in dote dalla scuola media una zavorra incredibile per me che ho 56 anni. Mio figlio né a scuola elementare, né tantomeno nella “mitica” scuola media ha dovuto scrivere temi d’italiano. Non sono semplicemente obbligatori per programma, quindi lasciati alla libera scelta del docente.
Lascio quindi a voi la risposta, ovvia, a queste mie domande. Mio figlio è fortunato, prima o poi, al liceo, imparerà a scrivere componimenti, ma che ne è di tutte/i quelle ragazze e ragazzi, suoi compagni di scuola, che hanno intrapreso la via dell’apprendistato? Faranno mai un tema?
È questa la scuola media che vogliamo? Dove tutti sono più uguali ma anche necessariamente più ignoranti? La mia scontata risposta è no.