Nella sua ultima seduta il parlamento cantonale, accogliendo un mio emendamento, ha aumentato le deduzioni fiscali per la custodia extra familiare dei figli (quando necessaria per conseguire un reddito): sarà così possibile dedurre dal reddito imponibile le spese (comprovate) per l’asilo nido, o per la baby-sitter, quando esse hanno un nesso causale diretto con l’attività lucrativa, la formazione o l’incapacità d’esercitare attività lucrativa del contribuente.
Viene così accolta una precedente iniziativa parlamentare del mio partito: la deduzione massima per la cura prestata al figlio da terzi prevista nell’attuale ordinamento, è innalzata a 25’000 franchi per tutti i contribuenti, come si sta facendo anche a livello federale.
È una decisione molto importante, che va nella direzione di ulteriormente promuovere la conciliabilità tra famiglia e lavoro, e di contrastare nel contempo la carenza di personale qualificato.
Sono persuasa che le (modeste) perdite per l’erario verranno in futuro compensate perché, grazie all’aumento della deduzione, più genitori continueranno a esercitare una attività lucrativa, e soprattutto perché la misura contribuirà a ridurre il lavoro nero. Infatti, i genitori saranno incoraggiati a dichiarare le baby-sitter che si occupano a domicilio dei loro bambini quando essi lavorano, e dunque la modifica andrà anche a favore delle baby-sitter stesse.
Da notare che il riconoscimento delle spese di custodia dei bambini, quando esse siano indispensabili per conseguire un reddito, è una misura che era da me (con altri cofirmatari) stata proposta al Gran Consiglio già nel 1997 (!).
Non va infine dimenticato che, con questa modifica, viene meglio rispettato un principio fondamentale del diritto fiscale, quello della imposizione secondo la capacità economica. Una persona con figli, a parità di reddito, ha una capacità economica (molto) minore di qualcuno con lo stesso reddito ma senza figli a carico. Analogamente quei genitori che, per poter lavorare, devono assumersi delle spese per la custodia dei bambini hanno, a parità di reddito, una capacità finanziaria inferiore a quella di chi non ha questa spesa (“obbligatoria”!), ed è dunque giusto che paghino meno imposte.