È difficile non ritenere prioritario a livello politico un intervento deciso in materia di politica sanitaria: nonostante la (temporanea!) stabilizzazione dei premi appena annunciata per il 2022, i costi in questo settore continuano a crescere ininterrottamente da 20 anni e in futuro tornerà ad essere lo stesso, poiché finora a grandi discussioni, proclami e analisi su un sistema a detta di tutti insostenibile sono seguiti pochi fatti. Vero è che i costi della sanità nel 1990 non ammontavano nemmeno a 27 miliardi, oggi siamo abbondantemente sopra gli 80 (!). La spesa per la sanità rispetto al Pil, si attesta oggi oltre l’11%. 30 anni fa era invece inferiore all’8%. A ciò si aggiunge che nel nostro cantone la spesa sanitaria è particolarmente alta rispetto alla media Svizzera.
Non ci si può assolutamente dire soddisfatti o, peggio, accontentarsi e rimanere con le mani in mano: le possibilità per intervenire con riforme sono molte. Difficilmente una sola proposta potrà rispondere a tutte le sfide legate all’aumento dei costi sanitari. La politica deve affrontare pragmaticamente la situazione approvando riforme significative, tali da permettere di frenare gradualmente l’aumento dei costi. Tra i progetti sul tavolo – alcuni da molto, troppo tempo – vi è quello di finanziare le prestazioni ambulatoriali e quelle stazionarie allo stesso modo, sia con premi degli assicuratori sia con i contributi dei cantoni. Oggi questa suddivisione vale solo per le prestazioni stazionarie, mentre quelle ambulatoriali sono finanziate esclusivamente con i premi che paghiamo alle casse malati. Il paradosso dello spostamento, grazie ai progressi della medicina, di sempre più prestazioni verso l’ambulatoriale – dove costano meno – è che ciò porta a un aumento dei premi. Infatti i premi coprono il 100% delle prestazioni ambulatoriali, a fronte del (solo) 45% per le prestazioni erogate in regime stazionario, che per la maggior parte sono dunque coperte dai cantoni (tramite le imposte). Si tratta di una tendenza che non può essere nell’interesse degli assicurati e che va risolta di concerto con i cantoni.
Un altro tema sul tavolo da tempo è un nuovo tariffario medico. Oggi non più al passo con i tempi, la necessità di riformarlo è incontestata. L’attuale Tarmed non considera infatti tutta una serie di innovazioni ed è limitante nei confronti di prestazioni mediche moderne e innovative. Dopo anni di contrattazioni, i partner tariffali – tra cui figurano una maggioranza sia dei medici che degli assicuratori malattia! – hanno concluso e concordato una proposta che rispondesse all’urgente necessità di adattamento. Nel corso dell’estate, invece di approvarla, il Consiglio federale ha rimandato la proposta al mittente indicando che andava rielaborata la struttura tariffale, pur trattandosi di un progetto frutto di un complesso ed equilibrato accordo tra i partner in campo.
Ma come? Come è possibile questa lentezza e immobilismo di fronte alla galoppante corsa al rialzo che ha caratterizzato i premi per decenni? La politica deve seriamente interrogarsi su come intende portare a casa riforme suscettibili di aver un impatto sui costi, e dunque sui premi, senza lasciarsi illudere dalle notizie giunte nel frattempo – comunque positive – relative all’anno prossimo. Cercare il modello perfetto, soluzioni ineccepibili nei dettagli, non è per nulla indicato in questo momento. È tempo di agire. Nel mentre, l’assurda decisione del governo imporrà ai medici di fatturare anche in futuro 12 miliardi di franchi ogni anno con un tariffario da loro stessi definito non più appropriato. E noi a pagare fatture più elevate di quello che dovremmo.