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Lex Weber, urge un allentamento

Il tema sollevato da questo giornale negli scorsi giorni in merito all’insanabile contraddizione tra i limiti assurdi imposti dalla Lex Weber e l’apprezzabile iniziativa dell’Organizzazione turistica Bellinzona e Valli d’invitare i proprietari di rustici a metterli a disposizione per soddisfare, soprattutto in Val di Blenio, una domanda di affitti superiore all’offerta merita qualche riflessione.
La Lex Weber, lo rammentiamo, è nata a fronte dello scempio operato negli anni passati dai cantoni fortemente turistici quali soprattutto Grigioni e Vallese, ma anche altri, che hanno visto esplodere negli anni 70-80 le proprie località letteralmente invase da condomini deturpanti e soprattutto “freddi” in gran parte dell’anno. Paradossalmente tale legge è stata approvata proprio grazie all’apporto numerico essenziale delle popolazioni delle zone urbane le quali erano i migliori clienti di questa forte e negativa, per il paesaggio, speculazione edilizia. I cantoni invece direttamente interessati che, come il Ticino, non hanno avuto certo uno sviluppo turistico devastante, magari addirittura sottotono, si sono trovati praticamente bloccati nella possibilità di recuperare edifici in montagna o in periferia poiché troppo facilmente si raggiunge la fatidica soglia del 20% di residenze secondarie per ogni comune.
È evidente che è giunta l’ora di proporre un allentamento e una differenziazione di questa assurda legge; assurda perché ha voluto trattare tutte le situazioni allo stesso modo senza portare, altrettanto ovviamente, alcuna soluzione per gli scempi urbanistici che sono restati tutti, più “freddi” che mai. Per esser molto concreti, la quota di residenze secondarie fissate per il Ticino è oggettivamente troppo bassa poiché anche percentuali più elevate non creerebbero storture. Un 30, o anche 40%, a seconda della zona, sarebbe stato senz’altro “digeribile”. Sono peraltro persuaso che talune località turistiche d’Oltralpe abbiano percentuali di residenze secondarie facilmente oltre il 60%.
Ma come si sa non si può tornare indietro quindi guardiamo avanti. In questi anni in Ticino si è tanto parlato, a giusta ragione, di spopolamento delle zone periferiche, soprattutto di montagna. Quante belle case nelle nostre valli attendono una seconda vita come nostre residenze secondarie, soprattutto dopo la pandemia iniziata lo scorso anno a seguito della quale l’interesse della popolazione per tali case di vacanza, vicine e in zone comunque molto belle, è aumentato.
Quindi a mio modo di vedere la politica, e in particolare il Consiglio di Stato, deve farsi promotore di una strategia adeguata con Berna per allentare le maglie tremende di questa legge sbagliata. La battaglia non sarà certo facile e gli argomenti nostri, intendo dei ticinesi e degli altri cantoni ancora poco sviluppati turisticamente e che non mirano certo a creare nuovi scempi montani, sono davvero validi e prima o poi la spunteranno. Questa può essere una linea, come si dice oggi, una “visione”, per il futuro del nostro cantone nell’interesse di tutti noi.