Luganese

Collina d’Oro, le residenze secondarie superano il 20 per cento

Il sindaco Bernardazzi: ‘Nel marzo scorso abbiamo bloccato le licenze, ma chi ha edificato prima del 2011 può chiedere il cambio di destinazione’

(archivio Ti-Press)

Nel 2021 Collina d’Oro è stato l’unico comune ticinese che ha superato la quota del 20 per cento di residenze secondarie. Stando alle cifre diffuse dall’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (Are), a Collina d’Oro si aggiungono altre sei località. Otto i comuni invece la cui quota è scesa sotto questa soglia tra il 2020 e il 2021. Il numero di comuni che superano il 20% – limite richiesto dall’iniziativa Weber sulle residenze secondarie adottata dieci anni fa – è rimasto pressoché invariato. «Il Municipio è informato della situazione», spiega raggiunto da ‘laRegione’ il sindaco di Collina d’Oro Andrea Bernardazzi. Cosa è quindi successo? «Nel marzo del 2021 eravamo leggermente sotto la quota del 20 per centro e, come imposto dalla legge, abbiamo bloccato la concessione di nuove licenze edilizie per residenze secondarie». Il sindaco sottolinea che «c’è un problema: la legge permette a chi è proprietario di abitazioni costruite prima del 2011 di poter fare comunque il cambiamento di destinazione da primaria a secondaria». Anche con il blocco, quindi, «chi ha edificato prima dell’entrata in vigore della legge può richiedere questo cambiamento e, anche se la quota è superata, noi dobbiamo concederglielo». Attualmente a Collina d’Oro «siamo leggermente sopra, al 20,26 per cento che equivale a due, massimo tre, unità abitative – conclude Bernardazzi –. In questo 20 per cento abbiamo circa l’8% di letti freddi, ovvero case vuote. Anche se questi letti possono essere in abitazioni primarie, ai sensi del calcolo vanno nelle case secondarie».

La situazione attuale

Dal 2013, nei comuni con una quota di abitazioni secondarie superiore al 20% non è più possibile realizzarne di nuove. Per poter determinare questa quota, la legge sulle abitazioni secondarie (LASec) obbliga tutti i Comuni svizzeri a stilare ogni anno un inventario delle abitazioni. L’Are pubblica gli inventari delle abitazioni ogni anno a fine marzo. In base a come vengono utilizzate le abitazioni, l’Are calcola la quota di abitazioni secondarie dei comuni. Secondo gli attuali calcoli, sono sette i comuni – tra cui, appunto, Collina d’Oro – la cui quota di abitazioni secondarie è passata lo scorso anno da un valore inferiore al 20% a uno superiore, e otto quelli in cui è scesa a meno del 20%. I quindici comuni che hanno cambiato stato sono per lo più località piccole, poco turistiche, con una quota di abitazioni secondarie di poco superiore o inferiore al 20%. Nel caso dei comuni più piccoli, ogni minima variazione del numero di abitazioni primarie e dell’offerta di abitazioni può influenzare la quota di abitazioni secondarie. A Heiligenschwendi (Berna), ad esempio, il numero di abitazioni è rimasto praticamente invariato, ma una dozzina di nuove residenze primarie ha fatto scendere la quota di residenze secondarie sotto il 20%. I Comuni interessati possono presentare entro 30 giorni la loro presa di posizione e, d’intesa con l’Are, inserire delle precisazioni nel loro inventario delle abitazioni.

Che cos’è l’iniziativa Weber

L’iniziativa Weber denominata ‘Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!’, lanciata dalla fondazione Helvetia Nostra dell’ecologista Franz Weber, venne approvata dalla popolazione dieci anni fa col voto favorevole del 50,6% degli aventi diritto di voto e di 13,5 Cantoni. Dall’11 marzo 2012, la Costituzione prevede, fra le altre cose, che questo tipo di residenze non possano superare il 20% del totale, né il 20% della superficie abitativa di un comune. La norma ha dato adito a numerosi grattacapi per i problemi legati alla sua applicazione. Il Gruppo svizzero per le regioni di montagna (Sab) ha denunciato a inizio marzo tutta una serie di problemi posti dalla legislazione d’applicazione e chiesto di correggere il tiro. Per il Sab la Legge sulle abitazioni secondarie, entrata in vigore il primo gennaio 2016, sarebbe responsabile della crescente spaccatura tra città e regioni discoste. Costituirebbe inoltre "una violazione dei diritti di proprietà". Le residenze principali, costruite dopo l’11 marzo 2012, possono essere utilizzate solo come abitazioni primarie. Per i vecchi edifici, è possibile demolirli e poi ricostruirli, ma la superficie non può essere aumentata. La ristrutturazione di questi stabili, in particolare per adattarli alle esigenze attuali, è diventata più restrittiva. Attualmente, non ci sono praticamente più chalet in vendita nelle montagne svizzere, denunciava la Sab. Da un lato, perché praticamente non è più possibile costruire nuove residenze secondarie, e dall’altro, perché la domanda di case di vacanza ha conosciuto un nuovo impulso, con l’arrivo del coronavirus.