Ci si chiede come facciano i Consiglieri federali a dormire la notte a fronte dell’enorme potere che hanno sulla vita dei cittadini
Ci si chiede come facciano i Consiglieri federali a dormire la notte a fronte dell’enorme potere che hanno sulla vita dei cittadini e quindi dell’altrettanto grande responsabilità che vi sono presi.
Fortunatamente questa pandemia un giorno finirà, ma vi è già ora la necessità di tracciare un primo bilancio dell’operato del Consiglio federale, soprattutto nell’ottica della fiducia che i cittadini nutrono verso questa importantissima, e sin qui stimatissima, istituzione. In effetti sino al marzo dello scorso anno il loro intervento sulla vita dei cittadini era davvero, fortunatamente, limitato. Dalla prima ondata della pandemia abbiamo percepito tutti un potere davvero forte nelle loro mani e, come tale, problematico. Potere vuole dire sempre responsabilità, a maggior ragione quando si intaccano le libertà individuali di cui i Consiglieri federali non si sono occupati direttamente, perlomeno dalla fine della seconda guerra mondiale sino allo scoppio della pandemia. Inizialmente è prevalsa la fiducia e la condivisione delle limitazioni delle libertà da parte della popolazione ed anche una grande indulgenza nei confronti del nostro Governo federale e ciò dal momento che si trattava, anche per lui, di una situazione del tutto nuova. Tuttavia il perdurare della pandemia e la presa di decisioni sempre più contraddittorie, e di lunga durata, sta minando, e non poco, la fiducia che i cittadini hanno da sempre nutrito verso il Consiglio federale.
Di questo i nostri governanti non sembrano essere abbastanza consapevoli, tant’è che perseverano con decisioni gravemente contraddittorie, il tutto, come scriveva recentemente Il Caffè, con il classico “un colpo al cerchio ed uno alla botte”. Alla fine saranno però loro che raccoglieranno i cocci di questa perdita di prestigio, ma anche di numerosi fallimenti e di tanti, tantissimi licenziamenti. L’ennesima dimostrazione è la decisione di lasciare aperti solo gli alberghi, ma non i ristoranti, per i quali non si vede in realtà alcun pericolo accresciuto. Anzi l’apertura dei ristoranti gioverebbe a questi ultimi ad anche alla popolazione locale. A tal proposito qualcuno, malignamente, potrebbe pensare che ciò sia per permettere a svizzero-tedeschi e romandi di fare le proprie agognate vacanze in Ticino. Ma il Consiglio federale dovrà anche rispondere di una burocrazia diventata enorme, finanche soffocante, che sta mettendo in ginocchio molte attività per i ritardi inspiegabili ed inaccettabili con cui vengono erogati gli aiuti alle imprese ed agli indipendenti. I nostri governanti non potranno, in altre parole, lavarsene le mani sostenendo che loro, i politici, abbiano preso le decisioni di propria competenza, mentre è l’amministrazione che le esegue, con lentezza. Il telelavoro semi-generalizzato nell’amministrazione ha poi contribuito a rallentare drammaticamente la macchina statale. E ciò per tutta una serie di ragioni che non è necessario qui illustrare. Ma c’è un’ultima indecisione che colpisce per rigidità e mancanza di dinamismo ed è quella legata ai ritardi sia nella messa disposizione di tamponi salivari gratuiti, ma soprattutto di una politica vaccinale adeguata. Anche qui si percepiscono grande indecisione ed anche, forse, considerazioni di bottega.
Quindi una grande ferita, che non si rimarginerà mai completamente, è quella della perdita di fiducia in un’idea di Svizzera di cui il Consiglio federale era, senz’altro, un brillante tassello. Ma il Consiglio federale, quale direttore d’orchestra supremo, sarebbe ancora in tempo per rimediare: basterebbe davvero volerlo!