I dibattiti

320 a 70: 'Chi perde?'

La terza corsia A2 fra Lugano e Mendrisio è conveniente, ma il progetto nasconde altri rischi. Serve un intervento lungimirante

E se il risultato fosse più traffico e più smog (Ti-Press)

Non è il risultato di una schiacciante vittoria di una partita di basket! È il confronto tra la spesa del raddoppio del tunnel autostradale del San Gottardo per singolo passaggio e quello previsto dal progetto per il potenziamento dell’A2 tra Lugano e Mendrisio (PoLuMe). Una spesa di quasi cinque volte inferiore per un intervento viario in una zona con un carico di traffico quattro volte maggiore rispetto a quello del San Gottardo! Dal punto di vista finanziario, il progetto PoLuMe appare dunque come molto conveniente: meno colonne a un prezzo stracciato! Non si tiene tuttavia conto del fatto che tale progetto permetterà un aumento della capacità di transito dagli attuali 3'700 veicoli all’ora ai 5'400 veicoli all’ora futuri (dati Ustra).

La realizzazione della terza corsia vanificherà anche l’impegno del Cantone e dei Comuni per potenziare e incentivare il trasporto pubblico, che prevede un investimento di oltre 460 milioni sull’arco dei prossimi anni. Chi prenderà ancora il treno se sarà così comodo andare in auto? L’equazione 'più strade = più traffico' è ormai una constatazione che non c’è più nemmeno bisogno di dimostrare. La terza corsia dell’A2 a sud di Lugano causerà un aumento dell’inquinamento ambientale e fonico. Nel calcolo dell’investimento non si tiene minimamente conto del peggioramento delle condizioni di salute (fisica e psichica) che subiranno i cittadini e dei costi sociali e terapeutici che ne deriveranno.

L’altro grande problema che il progetto PoLuMe non affronta, né tantomeno risolve, è quello territoriale. Si potenzia la struttura viaria attuale senza prevedere interventi di ricomposizione urbanistica e territoriale in una regione densamente abitata e incastonata tra il lago e le montagne. Non bisogna nemmeno dimenticare che la realizzazione (benvenuta) di due nuove gallerie di circonvallazione a Bissone (e di una nuova galleria tra Grancia e Melide e di una sotto Collina d’Oro) è dovuta all’impossibilità tecnica di allargare le attuali gallerie mantenendole in esercizio durante i lavori. Nel caso del PoLuMe non è infatti possibile attuare le soluzioni di gestione del traffico che spostano temporaneamente il traffico su una sola corsia di marcia (dette anche 4/0) durante un cantiere; come era stato fatto durante il risanamento dei viadotti del Lenaccio tra Melano e Capolago.

Il criterio finanziario non è dunque né sufficiente né idoneo per decidere quale tipo di intervento realizzare. Esistono fortunatamente alcuni modelli economici per valutare la realizzazione di interventi che hanno un forte impatto sull’ambiente e sulla popolazione e che ci possono venire in aiuto. Citiamo i sistemi con incentivi economici (imposte e oneri), i sistemi che prevedono regole di comportamento e controlli e i sistemi che agiscono sui diritti di proprietà delle risorse. Tutti questi sistemi hanno l’obiettivo di modificare il comportamento delle persone, come per esempio la tassa sul sacco dei rifiuti. Dato che nessun sistema è perfetto, si adotta nella pratica un approccio misto e ci si rifà al principio precauzionale. Ciò avviene quando vi è il rischio che un intervento (o la sua mancanza) provochi danni seri e irreversibili che possono essere provati.

La realizzazione della terza corsia dinamica dell’A2 tra Lugano e Mendrisio comporterebbe proprio questi rischi (più veicoli, più inquinamento, più rumore, nessun miglioramento territoriale, più disagi per la popolazione residente). L’adozione del principio precauzionale richiede perciò di intervenire il prima possibile per evitare (o risolvere) il problema e proteggere il sistema ambientale nel suo complesso. Non intervenire in modo coordinato e deciso comporterebbe una perdita di valore della funzione ambientale. L’adozione del principio precauzionale attribuisce al potenziale creatore del danno il compito di intervenire (in questo caso al Consiglio federale, per il tramite dell’Ustra) e non certo al potenziale danneggiato (in questo caso la popolazione residente nel Mendrisiotto e nel Basso Ceresio) il compito di cercare di proteggersi dal danno che ne deriverebbe.

Non si tratta più solamente di risolvere “i colli di bottiglia del traffico”, ma di intervenire con soluzioni coordinate e lungimiranti che rispettino il principio precauzionale. Va valutata e presa una decisione politica condivisa al beneficio della popolazione e del territorio per i prossimi cento anni. Gli oltre 58'000 abitanti del Mendrisiotto e del Basso Ceresio (1/6 della popolazione ticinese) sarebbero senz’altro grati per un intervento lungimirante e non solamente viario! È questo che si chiede con la petizione 'NO terza corsia A2'.