Il dibattito sull’iniziativa popolare «Sì al divieto di dissimulare il proprio viso» viene portato dai contrari su piani di discussione poco attinenti alla realtà. Tanto gli obiettivi quanto le conseguenze dell’iniziativa sono evidenti e rispecchiano un’esigenza fortemente sentita nella popolazione. In Svizzera – un Paese aperto, tollerante, eterogeneo e democratico (da qui questa iniziativa popolare) – nelle relazioni interpersonali e nei contatti con le autorità si mostra il proprio viso senza portare mascheramenti. Non si dissimula il viso né autonomamente, salvo eccezioni giustificate dalla legge e da tradizioni, né tantomeno si può accettare che qualcuno sia costretto a coprirsi il viso in pubblico.
È evidente che l’adozione dell’iniziativa genera un divieto generale di porto – sia volontario sia forzato – di burqa e niqab in tutto il Paese. Il fenomeno, è vero, oggi non è diffuso, ma si tratta di un’affermazione positiva delle regole primordiali del vivere collettivo in Svizzera. Questi mascheramenti non sono prescrizioni religiose, ma imperativi politici islamistici, propri di Paesi teocratici profondamente antidemocratici e inegualitari. A conferma di ciò in molti Paesi mussulmani si stanno affermando movimenti volti a vietare questi simboli umilianti di sottomissione e discriminazione. Numerosi Paesi europei – tra cui Austria, Francia, Belgio, Olanda, Danimarca – conoscono un tale divieto. Il Ticino l’ha approvato nel settembre del 2013 con un netto risultato, 65.4% di sì; San Gallo anche, mentre altri Cantoni si sono espressi negativamente auspicando una soluzione omogenea a livello nazionale.
Non si tratta di un divieto di carattere religioso o di una regola generale di abbigliamento. Combattere questa iniziativa appellandosi alla libertà individuale o religiosa è fuorviante; direi quasi offensivo verso chi subisce violenza e danni da parte di persone mascherate o vive obbligato a portare un mascheramento. Peggio ancora è parlare di xenofobia da parte dei promotori e sostenitori. A riguardo sono emblematiche le conclusioni di una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che statuendo sulle norme francesi ha affermato che tale divieto è proporzionato e non viola la libertà di religione o di opinione. Non si va a ledere la libertà di vivere ed esprimere il proprio credo, ma si statuisce che in Svizzera certe pratiche non sono tollerate e tollerabili. L’hooliganismo mascherato va bandito. I simboli politici di oppressione e sottomissione non fanno parte della pluralità elvetica fondata sulla libertà, la responsabilità, il rispetto e l’autodeterminazione di tutte le componenti del tessuto sociale. Tutto questo deve valere oggi ed essere guida per lo sviluppo futuro della nostra comunità. Di conseguenza, raccomando caldamente di votare Sì all’iniziativa.