La proposta di introdurre un passaporto vaccinale risulta essere problematica per non dire improponibile, creerebbe cittadini di serie A e di serie B
Ho letto con un certo stupore l’opinione dell’onorevole Manuele Bertoli sulla possibile introduzione di un passaporto vaccinale per il Covid19 proposto dal primo ministro greco, per il quale lui è favorevole, e ne auspica l’immediata istituzione. Secondo Bertoli questo strumento è una necessità che supera di gran lunga il diritto di libertà individuale e occorre che la Svizzera si attivi per adottare al più presto una disposizione legislativa. Il Consigliere di Stato, per avvalorare la propria tesi di amputazione della libertà, la paragona al divieto di fumo sugli aerei e l’obbligo di vaccinazione contro la febbre gialla in certi paesi africani come il Ruanda.
È evidente che tutti vogliamo tornare a vivere la nostra vita, e molti di noi saremmo disposti a fare carte false per poterlo fare, ma attenzione alle soluzioni affrettate, che di risolutivo hanno poco e potrebbero nascondere delle insidie.
Dopo mesi cupi finalmente è arrivato il vaccino, e con lui la speranza. Il periodo di realizzazione e di messa sul mercato di questi vaccini, ha richiesto un’accelerazione notevole dei tempi riservati alla sperimentazione (solitamente anni). Ciò nonostante, grazie ai test effettuati, sono stati superati gli scogli necessari per la loro messa in circolazione. Sebbene i numeri dei campioni testati garantiscono una certa sicurezza per la salute di chi si vaccina, sarà oggettivamente solo il tempo che dirà la sua.
Ad oggi resta ancora una grande incognita scientifica da chiarire, non di certo secondaria: ci hanno assicurato che i vaccini contro Covid19 finora approvati, proteggono l’individuo dall’insorgenza dei sintomi dovuti al virus, impattando positivamente sullo sgravio sanitario e sull’insorgenza di complicazioni a livello di salute, ma non vi sarebbe ancora evidenza scientifica sulla possibilità di trasmissione del virus ad altri soggetti da parte delle persone vaccinate. Detta in parole povere: se mi vaccino mi proteggo dall’ammalarmi, e mi salvo da possibili complicanze che potrebbero provocare la mia morte, ma potenzialmente potrei restare comunque un trasmettitore del virus e contagiare gli altri. Se così fosse, ne consegue che l’attuale grave situazione si risolve, sì, ma solo a metà, e il virus verosimilmente continuerebbe a girare. A complicare la faccenda, in questi giorni sono arrivate anche le mutazioni del virus nelle sue varianti più o meno esotiche, e sembrerebbe che tra poco saranno quest’ultimi i più diffusi tra la popolazione. Una domanda è d’obbligo: i vaccini in commercio sono efficaci anche contro queste variazioni? Speriamo.
Con l’arrivo dei vaccini, il tema che andrà affrontato molto presto è quello della libertà di scelta e di movimento dell’individuo, che è un valore inalienabile della nostra civiltà e che può giustamente essere momentaneamente limitato, laddove esiste un pericolo oggettivo e concreto per la comunità tutta. Le statistiche hanno fin qui dimostrato che alcune fasce della popolazione sono più resistenti alla contrazione del virus e sono in grado di combatterlo senza enormi problemi (giovani e giovani adulti). Per contro il grosso delle complicanze è concentrato nella popolazione che ha più di 65 anni, quindi una fetta della popolazione, non la sua totalità. Questo è certamente un dramma che preoccupa e rattrista molto, ma nel contempo ci porta a dire che promuovere una vaccinazione a tappeto – ammesso che le ditte farmaceutiche riescano a produrre le dosi necessari per coprire il fabbisogno mondiale – non è sensato, né risolutivo.
La proposta di introdurre un passaporto vaccinale risulta essere problematica per non dire improponibile. Essa non risolverebbe il problema ma avrebbe come effetto secondario quello di promuovere un modello di società molto pericoloso, che ci ricorda certi periodi bui della storia. In pratica avremmo cittadini di serie A, quelli vaccinati e con la patente per muoversi liberamente, e quelli di serie B, segregati dietro uno steccato di limitazioni, con il divieto di uscire. Per rendere l’idea, la casalinga di Ravecchia non vaccinata non potrà più andare al mercato a Bellinzona ad acquistare le mele, mentre lo potrà fare alla Migros? Se questi sono i chiari di luna che si affacciano all’orizzonte, non meravigliamoci se qualcuno un giorno proporrà di sospendere la copertura dei costi sanitari a un fumatore che si ammala di tumore ai polmoni, o a una persona sedentaria e sovrappeso con problemi cardiaci e di diabete. Il vaccino contro il Covid 19 è stato una conquista eccezionale della comunità scientifica ma deve rimanere un diritto e non una pericolosa discriminante; soprattutto dovrebbe assicurare che il virus non circoli più, cosa che oggi né la vaccinazione, né il passaporto vaccinale, come ha dichiarato il direttore medico di Moderna, riescono a garantire.