Avvocato, politico e giornalista, questa figura ha lasciato una traccia profonda nel 'suo' Mendrisiotto e in Ticino
Ricorre il prossimo 27 novembre il centenario della morte di Emilio Bossi, noto anche con lo pseudonimo di Milesbo. Figlio di Francesco, ingegnere discendente di un’antica famiglia patrizia di Bruzella che fu attivo per venti anni in Russia, e di Cecilia Magni, nacque a Bruzella il 31 dicembre 1870 (il prossimo giorno di San Silvestro ricorrerà dunque il 150esimo dalla nascita). Dopo le scuole dell’obbligo a Bruzella e a Mendrisio e gli studi liceali a Lugano, si laureò in diritto presso l’Università di Ginevra. Rientrato in Ticino cominciò, parallelamente all’attività di avvocato, quella di giornalista, firmandosi, come sopraindicato, con lo pseudonimo di Milesbo.
Nel 1893 prese le redini del foglio liberale 'Vita Nova', nel 1895 fondò, con il convallerano Francesco Chiesa, il quotidiano radicale 'L’idea moderna' confluita, pochi mesi dopo, sotto la testata di 'Gazzetta Ticinese', della quale divenne redattore in capo. Nel 1906 fondò 'L’Azione', organo del gruppo radicale democratico e più tardi, nel 1920, divenne il direttore del quotidiano liberale radicale 'Il Dovere'. Nel 1897 fu tra i fondatori dell’ Unione Radicale Sociale Ticinese, gruppo politico che aveva in programma una scuola neutra e la separazione tra Stato e Chiesa. Nel 1901 fu tra i fondatori dell’Associazione dei Liberi pensatori. Nel 1902 fu capo carismatico della cosiddetta Estrema Sinistra, d’ispirazione radicale. Nel 1906 cominciò una battaglia in favore dell’italianità e dell’immigrazione italiana, opponendosi alla politica nazionalista e reazionaria del governo federale. In quegli anni fece scalpore il suo slogan ‘Svizzeri se liberi‘.
In politica fu Consigliere di Stato (direttore del Dipartimento degli Interni) dal 1910 al 1914, anno quest’ultimo in cui fu eletto al Consiglio nazionale (7 dicembre 1914 – 1° marzo 1920). Per un brevissimo tempo (per ovvi motivi), dal 19 aprile al 27 novembre 1920, sedette al Consiglio degli Stati. Libero pensatore e massone, Emilio Bossi fu membro della loggia luganese ‘Il Dovere’, appartenente alla ‘Gran Loggia svizzera alpina‘. Ateo, Milesbo fu soprattutto impegnato nelle battaglie anticlericali. Il suo libro 'Gesù non è mai esistito', impostato secondo i canoni positivisti, è stato più volte ripubblicato da case editrici anarchiche, socialistiche e/o irreligiose in Italia (1904), in Francia, in Spagna, in Portogallo e in Ticino. Emilio Bossi apparteneva alla corrente popolare e anticlericale, anche se di ispirazione positivista, che criticava il mito di Gesù. Egli sosteneva che Gesù Cristo non è una figura storica ma leggendaria, come gli dei Apollo, Dioniso, Krishna e Mitra, non si sa se ispirata da qualche personaggio reale (cosa che egli negava, ammettendo al massimo diversi personaggi storici affini), in quanto secondo lui può essere verificato solo il Cristo mitico, frutto della sola fede e quindi mai esistito. Coloro che scrissero di Gesù non lo conobbero mai, se non per sentito dire (egli non accettava l’ipotesi secondo cui alcuni apostoli furono anche evangelisti).
Bossi aggiunse di suo numerosi paradossi e affermazioni, come quando si domandava “perché vennero puniti Adamo ed Eva per aver fatto il male mangiando il frutto della conoscenza del bene e del male, se prima di mangiare il frutto non potevano avere la conoscenza di cosa fosse il bene e cosa il male? ”. Commenti che danno una nota di vivace polemica ai suoi scritti. Un libro che merita di essere letto, indipendentemente dal credo religioso e dall’ideologia politica di ogni singolo individuo. Nella sua relativamente breve esistenza, Emilio Bossi, uomo passionale e dai grandi ideali, si impegnò intensamente su tutti i fronti. Malgrado le sue numerose cariche, fu sempre coerente nelle sue idee di "libertà (di pensiero e di azione), affinché questa avesse il sopravvento su ogni forma di costrizione ideologica ma anche materiale: da qui la sua visione di un liberalismo aperto alle istanze socialiste‘"(Diego Scacchi, Bruzella, 31 ottobre 2009 in occasione del centenario dell’ Associazione svizzera dei liberi pensatori, sezione Ticino).
Dalla quarta di copertina del libro pubblicato nel 2009 a firma Edy Zarro riprendiamo un breve passaggio di una citazione di Milesbo che riassume bene il suo pensiero: “La fede non ragiona, non esamina, non discute, non investiga, non scopre nulla; mentre la scienza fa precisamente l’opposto, e non impone nulla, nemmeno il bene, ma lo fa conoscere come lo splendor del vero, e lo fa amare propagandandolo colla persuasione. Illuminando le intelligenze essa ingrandisce e nobilita anche i cuori: la sensibilità più squisita è quella che si sviluppa e si affina nella ricerca del vero (… )”.
“Il libro, almeno nella sua prima edizione, è dedicato ai genitori, verso i quali Bossi è riconoscente per non averlo intralciato nello sviluppo del suo pensiero, e ai figli con l’auspicio che abbiano ad amare la verità sopra ogni cosa” (Da 'Gesù Cristo non è mai esistito', Prefazione di Edy Zarro, pagina 7, Edizioni La Baronata, aprile 2009).
La bronzea statua di Emilio Bossi troneggia sulla strada cantonale all’ingresso del villaggio natio. La scultura, opera di Apollonio Pessina, è datata 1931 e accompagnata da scritte latine brevi e solenni (a sinistra 'VIA RECTA VIA CERTA', a destra 'AD VERITATEM PER SCIENTIAM'), proposte da Francesco Chiesa, amico di lunga data di Emilio Bossi. Il monumento fu inaugurato nel pomeriggio del 4 ottobre 1931, una domenica da gita in montagna e infatti nel programma pubblicato dalla stampa liberale si suggerisce la “mattinata facoltativa per visitare la Valle di Muggio (badando di non usare veicoli di più di due metri di larghezza), seguita da “pranzi facoltativi nei diversi ristoranti indicati. Il comitato promotore consegnò il monumento alle cure della Società di Mutuo Soccorso liberale della Valle di Muggio. Avanguardia sintetizzava l’evento come una “radiosa manifestazione di affetto e riconoscenza a Milesbo”. (Tratto da 'Impronte di memoria' di Silvano Gilardoni, Ed. Salvioni, 2004).
In vista della ricorrenza della morte di Milesbo sarà pubblicato un libro, a lui dedicato, curato da Edy Bernasconi ed edito da Fontanaedizioni (vedi pagina 16).