Attualmente ho la fortuna di collaborare a un progetto partecipativo, promosso dal Comune di Terre di Pedemonte e sostenuto dalla Confederazione nell’ambito dei programmi per lo sviluppo sostenibile. Intitolato “Strade di quartiere”, questo progetto mi sta particolarmente a cuore, come sociologo e come cittadino, perché si basa sulla raccolta delle opinioni e delle necessità dei residenti a proposito della pianificazione del territorio e degli spazi pubblici.
Seppur immerso nel verde, il territorio comunale è stato toccato negli ultimi decenni da una forte densificazione degli insediamenti, soprattutto nelle campagne, in quanto zone residenziali estensive. Il progetto vuole dare la parola agli abitanti per valutare la qualità degli spazi, delle strade e i bisogni concreti dei residenti. Definendo assieme dove e come realizzare misure che riguardano, ad esempio, la limitazione del traffico, l’arredo urbano, i luoghi d'incontro, la mobilità dolce e la tutela dei più fragili (bambini, anziani).
Il Comune si sta muovendo in questo ambito con spirito innovativo per immaginare il futuro. Strumento importante anche in termini di coesione sociale, il metodo partecipativo permette inoltre d'instaurare un dialogo costante tra istituzioni e popolazione. In questo senso, vorrei sostenere ulteriormente questo approccio, come occasione per attuare delle politiche comunali che coinvolgono direttamente gli abitanti nella definizione delle priorità.
I Verdi del locarnese hanno recentemente rilanciato il concetto di “bilancio partecipativo”, un processo che coinvolge la cittadinanza nell’ideazione, scelta e realizzazione di progetti di quartiere. Una dinamica, simile a quella avviata nelle Terre, che favorisce la valorizzazione di nuove idee.