Il destino mi porta a Biasca 10 anni fa. Inizialmente, continuando a frequentare Lugano sia per lavoro sia per la mia rete di amicizie, il mio tran-tran quotidiano non subisce visibili sconvolgimenti. Tutto cambia con la nascita della mia prima figlia nel 2012 quando Biasca diventa a tutti gli effetti la mia quotidianità. Inizio così a scoprirne le bellezze, ma anche i limiti, soprattutto nel crescere figli. E sorgono spontanee alcune domande: - Perché quando mia figlia mi chiede di poter andare e tornare da scuola da sola mi assale una legittima preoccupazione considerando l’alta velocità a cui sfrecciano le macchine proprio sotto casa? E non abitiamo vicino a strade trafficate, ma nelle strette viuzze del Borgo Vecchio. - Come mai, in quanto mamma separata che lavora e senza una famiglia alle spalle non ho la possibilità di usufruire di servizi come un doposcuola? Perché devo sempre fare affidamento sulla nonna paterna delle mie figlie? Per fortuna posso contare su di lei, altrimenti come mi organizzerei? - Perché gli spazi per bambini sono così limitati e distanti che sono costretta a prendere la macchina ogni qualvolta voglio accompagnarle in un parco che sia diverso da quello che abitualmente frequentano a scuola? Ho passato i miei primi 15 anni di vita in un piccolo paesino dei Grigioni e conosco il valore di un’infanzia “libera”. Forse i tempi sono cambiati e Biasca non è un paesino. È vero! Ma vogliamo almeno provare a dare la possibilità ai nostri figli di poter crescere "liberi" con zone pedonali, spazi verdi, strade a 30 km/h e parchi giochi raggiungibili a piedi? E alle mamme la possibilità di potersi realizzare, anche lavorativamente, sapendo che i loro figli sono accuditi in strutture adeguate? Non so voi, ma io lo voglio!