Poco prima della fine dello scorso anno, il Consiglio dei ministri tedesco ha approvato un piano con 11 misure per combattere quello che è riconosciuto come uno dei mali del nostro tempo: la solitudine. Non è un tema del quale sia facile parlare, perché nessuno ammette volentieri di essere solo; eppure, le statistiche mostrano che durante la pandemia la percentuale di persone che ha dichiarato di averne sofferto ha toccato addirittura il 40% del totale. È quindi evidente che la questione è di grande attualità, anche per la nostra città.
Lugano non è (più) un grande paese e non è (ancora) una grande città, ma si sta trasformando velocemente. Così, giorno dopo giorno, vediamo che la nostra vita quotidiana si sta adattando a questa nuova realtà demografica: nel bene e nel male. L’anonimato tipico delle grandi aree urbane si sta pian piano impadronendo dei nostri spazi pubblici, e aumenta il numero di persone di ogni generazione, ma anche di coppie con figli, che vivono isolate o con scarsissimi legami sociali.
Gli effetti di questa crescente solitudine emergono spesso, nella discussione sulle politiche sociali del nostro Comune. Lo vediamo ad esempio quando parliamo di disagio giovanile, o di persone anziane abbandonate a sé stesse, ma anche parlando della conciliabilità fra famiglia e lavoro – un dilemma che assilla in particolare i nuclei monoparentali, ma anche i genitori che non possono contare sulla presenza di una famiglia allargata che li assista nella cura dei figli. Il tema compare, di riflesso, anche nelle rivendicazioni di spazi intergenerazionali e per la cultura indipendente – luoghi per il tempo libero dove le persone, spendendo poco o nulla, possano incontrarsi e costruire legami sociali.
La sezione PLR di Lugano ha opportunamente dedicato proprio a questi argomenti una delle tre priorità del suo programma, in vista delle elezioni comunali del 14 aprile. Una Città attenta alla qualità di vita dei suoi abitanti non può infatti limitarsi ad amministrare bene le proprie finanze e a fornire servizi, infrastrutture e opportunità per la creazione di impieghi – deve anche occuparsi della salute della comunità, intesa come l’insieme delle interazioni fra i propri abitanti.
Mi sembra quindi particolarmente lungimirante l’idea del PLR di iscrivere nella nostra pianificazione comunale le basi affinché sia possibile trasformare le ex case comunali dei nostri quartieri in «Case della Conciliabilità», con servizi di asilo nido e servizi di mensa e doposcuola. Visto che siamo nella fase embrionale del progetto, e non ci sono limiti all’immaginazione, personalmente mi spingerei ancora più in avanti.
Per esempio, potremmo seguire quanto in Germania è già stato fatto, adottando un approccio che punti in modo esplicito a creare occasioni di incontro multigenerazionali. Le nostre ex case comunali potrebbero cosi diventare presto delle oasi sul territorio nelle quali tutti insieme, dai giovanissimi agli anziani, possiamo aiutarci a vicenda a combattere il rischio della solitudine e impegnarci a rendere la vita degli altri un po’ più gradevole.