Bellinzona, nei prossimi anni, si troverà confrontata con importanti sfide: una delle principali, secondo il Piano d’azione comunale, sarà quella di sviluppare un’identità urbana comune, pur mantenendo – e valorizzando – le specificità di ogni singolo quartiere.
L’impresa si presenta ostica sia perché si tende a sottovalutare la realtà ben più complessa ancora presente nei 13 ex comuni sia perché la costruzione delle identità non può essere relegata a una mera questione strutturale, ma sono gli individui a doverla plasmare attraverso il loro operare quotidiano.
L’esercizio è però stimolante e, quale aspirante municipale sensibile al destino dei quartieri della cintura, sarebbe buona cosa capire come il processo potrebbe attivarsi e come, lo stesso, potrebbe estendersi a tutte le aree periferiche con caratteristiche e aspettative simili.
Pensando a Claro, realtà che conosco più da vicino, sarà fondamentale strutturare spazi aggregativi di qualità e collaborare in maniera attiva con gli attori già presenti sul territorio; nel caso specifico si dovrà intervenire quanto prima nella zona centrale creando una piazza, una sala multifunzionale e spazi adatti alle attività delle società locali.
In quest’area sono già presenti alcune interessanti infrastrutture e sono attivi enti quali Patriziato e Parrocchia che potrebbero fungere da volano per i citati investimenti.
Oltre agli interventi nel quartiere è fondamentale, in questa prospettiva, rafforzare i collegamenti con il centro città e con i diversi quartieri periferici puntando, in maniera ancora più decisa, sulla riapertura della locale stazione ferroviaria.
La stazione di Claro andrebbe quindi ad acquisire un ruolo strategico soprattutto se collegata a Preonzo da una struttura pensata per la mobilità lenta (camminamento e pista ciclabile) sfruttando, da subito, l’esigenza di ristrutturare e mettere in sicurezza il ponte che collega le due sponde del fiume Ticino.
A titolo complementare possono essere individuati altri interventi mirati a garantire una dinamica positiva nei quartieri. Mi limito a due: il primo è quello di dare maggior competenze e valorizzare ulteriormente la presenza degli sportelli multifunzionali affinché la presenza della città abbia effetto proattivo anche lontano dal centro; il secondo è quello di intervenire in maniera più incisiva sulle condizioni quadro affinché i commerci locali e le imprese dislocate sul territorio possano continuare a tessere quell’imprescindibile rete che rappresenta il collante sociale di qualsiasi realtà urbana.
Gli stimoli citati non sono frutto della fantasia di chi scrive, sono interventi in parte già studiati o addirittura programmati: essere municipale a Bellinzona nei prossimi anni significa valutarne l’impatto finanziario, sociale e ambientale, ma soprattutto significa credere fino in fondo nella loro realizzazione, affinché tutte e tutti, indipendentemente dal quartiere di residenza, possano considerare Bellinzona come casa propria.