Un 51enne è a processo a Busto Arsizio per stalking nei confronti del familiare, che perseguitava mosso da profondi rancori per questioni lavorative
C'è chi, mosso dalla fede, nei momenti di difficoltà si reca in pellegrinaggio in luoghi sacri per chiedere la grazia alla Madonna o a un Santo protettore. Un 51enne siciliano trasferitosi al Nord Italia per lavoro, invece, animato da un profondo rancore verso il fratello, è sceso fino a Corleone, in Sicilia, per recarsi in un pellegrinaggio, decisamente profano, sulle tombe dei boss mafiosi Totò Riina e Bernardo Provenzano, per chiedere ad essi "la grazia". Il tutto documentato in un video su YouTube in cui il 51enne prega sulle lapidi dei due capomafia. La vicenda è riportata da La Prealpina a margine del processo che vede coinvolto l'uomo, arrestato lo scorso anno a Busto Arsizio per stalking nei confronti del fratello 47enne.
Nella cittadina del Varesotto il 51enne era arrivato seguendo, o sarebbe meglio dire dando la caccia al fratello, che vi si era trasferito con moglie e figli per sfuggire alle persecuzioni, giunte fino allo scontro fisico, del congiunto, con il quale aveva lavorato per anni come giardiniere in Friuli e che lo accusava di avergli portato via i clienti dopo essersi messo in proprio in seguito a varie tensioni e scontri sul lavoro.
Una persecuzione lunga un decennio, quella del 51enne, che aveva rintracciato l'indirizzo del fratello a Busto Arsizio: minacce, appostamenti sotto casa, lettere diffamatorie nella buca lettere dei vicini e post infamanti sui social, persino messaggi al datore di lavoro in cui accusava il 47enne di essere un mafioso e un pedofilo. Una situazione che aveva portato i familiari della vittima a dover chiedere sostegno psicologico per il terrore nel quale il 51enne li aveva fatti sprofondare, mitigati dal divieto di avvicinamento imposto da un giudice, fino all'arresto di un anno fa.