Confine

I Comuni di frontiera si muovono contro la ‘tassa della salute’

L'Associazione invita i Comuni ha inviare a Giorgia Meloni la richiesta di stralciare il balzello considerato ‘ingiusto e contrario all'accordo fiscale’

Il tema continua a far discutere
(Ti-Press)
5 marzo 2024
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È su due versanti che si sviluppa l'azione a favore dei frontalieri di Massimo Mastromarino, presidente dell'Associazione dei Comuni italiani di frontiera. Il primo: la “tassa sulla salute”, tema caldissimo, che dallo scorso 1° gennaio i “vecchi frontalieri” sono chiamati a pagare – al momento non si sa ancora in quale misura – per sostenere il Sistema sanitario nazionale. La misura dovrebbe permettere di finanziare un bonus a favore del personale sanitario impegnato nelle strutture della fascia di confine. La speranza è che ciò possa servire a frenare la fuga di medici e infermieri soprattutto verso il Ticino.

L'altro tema è relativo all'elenco dei Comuni italiani considerati di frontiera con la Svizzera. Elenco al quale fare riferimento per stabilire i “vecchi frontalieri”, quelli in servizio prima del 16 luglio scorso. Insomma, si chiede chiarezza visto che gli elenchi dei Comuni di frontiera sono due. Entrambi fanno riferimento a un accordo italo-svizzero relativo all'imposizione fiscale dei frontalieri. Il primo risale al 3 ottobre 1974, mentre il secondo è stato firmato il 23 dicembre 2020 e fatto proprio il 23 dicembre 2023, giorno in cui Italia e Svizzera hanno siglato un accordo amichevole.

Tornando alla “tassa sulla salute”, l'Associazione presieduta da Mastromarino ha predisposto un Ordine del giorno che a giorni sarà inviato ai 518 Comuni italiani di frontiera (dalla Val d'Aosta a Bolzano, passando da Piemonte e Lombardia, confinanti con i cantoni Vallese, Ticino e Grigioni). Un Ordine del giorno da approvare in Consiglio comunale (un modo per capire chi sta dalla parte dei frontalieri) e inviare al governo Meloni con la richiesta di stralciare la “tassa sulla salute”, un balzello considerato ingiusto e in contrasto con il nuovo accordo fiscale, la cui applicazione non sembra essere indolore.

Uno degli aspetti da chiarire fa riferimento al riconoscimento dei Comuni di frontiera, in quanto Ticino, Vallese e Grigioni farebbero riferimento all'elenco di mezzo secolo fa, e non a quello dello scorso dicembre. Mastromarino ai parlamentari della fascia di confine chiede di domandare al parlamento la convocazione della Commissione Mista: governo, parlamento, sindacato e Comuni di frontiera. Una possibilità prevista dall’art. 6 dell’accordo fiscale per dirimere le questioni interpretative sorte sul riconoscimento dello status di “vecchio frontaliere” per quei lavoratori residenti nei Comuni di frontiera non riconosciuti negli elenchi predisposti da Ticino, Grigioni e Vallese, ma ricompresi in quello redatto dall’Istituto Geografico Militare per l’Italia. “La questione va chiarita – sollecita Mastromarino –. Non ci possono essere frontalieri di serie A e frontalieri di serie B”.

Il tema dello status di “vecchio frontaliere” a cui fa riferimento Mastromarino si trova nel nuovo accordo italo-svizzero sulla fiscalità dei frontalieri, che all’articolo 9 prevede il regime transitorio, ovvero la tassazione solo in Svizzera, mentre i “nuovi frontalieri”, sono tassati in Italia. “​Il 22 dicembre 2023, Italia e Svizzera hanno siglato un accordo amichevole che definisce con precisione l’elenco dei Comuni italiani (518) e svizzeri di confine, che ai sensi dell’articolo 2 del nuovo Accordo fiscale, includono le località poste entro i 20 chilometri dal confine tra i due Stati ove risiedono i lavoratori frontalieri beneficiari del regime transitorio sopra richiamato – continua Mastromarino nella lettera inviata ai parlamentari –. Tuttavia, i tre Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese, hanno inteso nelle direttive applicative dell’Accordo considerare ‘vecchi frontalieri’ beneficiari del regime transitorio, solo quelli residenti nei Comuni italiani presenti nelle liste unilateralmente compilate a partire dal 1974, anno di stipula del precedente accordo fiscale. In questo modo i ‘vecchi frontalieri’ residenti in 71 Comuni arbitrariamente non presenti in questi elenchi non vedono riconosciuto dalle autorità cantonali il beneficio del regime transitorio di tassazione unicamente in Svizzera. È un’evidente forzatura interpretativa, a svantaggio di molti frontalieri italiani, che impone una soluzione sul piano politico”.