Conseguenza di una decisione della Divisione dell’economia che fa capo al governo ticinese. Chiesto l’intervento del Ministero delle finanze italiano
Sempre più agitate le acque, e non solo a causa della ‘tassa sulla salute’, in cui naviga a vista il ‘pianeta frontalierato’. Un centinaio di frontalieri valtellinesi che lavorano in Canton Ticino sono stati declassati da ‘vecchi’ a ‘nuovi’, con tutto quanto ne consegue sul versante delle tasse. Una poco piacevole sorpresa anche per i frontalieri residenti nei comuni brianzoli della provincia di Monza. Anche in questo caso si tratta di un centinaio di lavoratori che quotidianamente raggiungono il Canton Ticino. Tutto ciò dovrebbe essere la conseguenza di una decisione della Divisione dell’economia che fa capo al governo ticinese, che avrebbe modificato l’elenco dei comuni frontalieri. Qualcosa di analogo dovrebbe essere stato deciso anche dai Grigioni e dal Vallese.
La questione è arrivata al parlamento italiano, con due interrogazioni al Senato. Anche il Consiglio sindacale interregionale (Cisr) Ticino-Lombardia-Piemonte è intervenuto con una richiesta di chiarimenti urgenti al governo Meloni: “Quali sono i comuni validi per definire la platea dei vecchi frontalieri?”. In base al nuovo accordo fiscale lo sono i frontalieri che, in servizio prima dello scorso 17 luglio, rientrano quotidianamente a casa in qualsiasi comune italiano posto a venti chilometri dal confine con la Svizzera, indipendentemente dal cantone in cui lavora. Il Consiglio sindacale interregionale Ticino-Lombardia-Piemonte che si riunirà in assemblea aperta a tutti alle 15 del 24 febbraio a Lavena Ponte Tresa, ha inoltre sollecitato i Consigli regionali di Lombardia e Piemonte per discutere della ‘tassa sulla salute’.
L’assemblea di Lavena Ponte Tresa oltre che dal Cisr (nei giorni scorsi ha rinnovato l’ufficio di presidenza composto da: Andrea Puglia, responsabile Ocst per i frontalieri, in veste di presidente; Giangiorgio Gargantini, segretario cantonale di Unia e Pancrazio Raimondo, segretario generale dell’Uil frontalieri, nominati vicepresidenti; Giuseppe Augurusa, Cgil, e Romina Baccaglia, Cisl) è organizzata in collaborazione con l’Associazione dei Comuni italiani di frontiera (Acif). A investire il parlamento italiano sulla questione relativa all’elenco dei comuni di frontiera, con due interrogazioni al Ministero delle finanze (Mef), sono stati il senatore del Movimento 5 Stelle Bruno Marton e Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega a Palazzo Madama. “L’elenco dei comuni che ricadono nei venti chilometri dalla frontiera con il Canton Ticino è stato rivisto in via unilaterale – scrive il senatore pentastellato –. E ora alcuni comuni compresi nel nuovo elenco si vedono di fatto cambiare lo status dei frontalieri che vi risiedono. E questo a seguito di una decisione presa in Ticino che li considera ‘nuovi frontalieri’, in barba ai dettami del nuovo accordo italo-svizzero dello scorso anno”.
Sul tema nelle ultime ore è intervenuto anche il senatore Massimiliano Romeo, con una lunga interrogazione indirizzata al Mef: dopo un riassunto della nuova fiscalità dei frontalieri, si sofferma sulla situazione in cui si trovano i nove comuni brianzoli e i frontalieri lì residenti. Da qui la richiesta di sapere “se il ministro (Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega, ndr) sia a conoscenza del nuovo elenco dei comuni di frontiera e se intenda intraprendere iniziative di sua competenza al fine di consentire l’accesso al regime fiscale transitorio (destinato a rimanere in vigore sino a quando anche l’ultimo dei ‘vecchi frontalieri’ sarà andato in pensione, ndr), previsto dall’articolo 9 del nuovo accordo tra Italia e Svizzera per i frontalieri appartenenti ai comuni di Monza-Brianza citati nel nuovo elenco dei comuni di frontiera”. Da più parti viene sostenuto che spetta a Roma indicare i comuni considerati di frontiera: elenco poi da inviare a Berna.
Intanto, una nuova grana sta preoccupando i frontalieri: una nuova imposta alla fonte trattenuta dai cantoni svizzeri che andrebbe a decurtare le retribuzioni dei frontalieri. A parlare di questa nuova tassa è Matteo Mandressi, segretario provinciale della Cgil frontalieri di Como: “Di questa nuova trattenuta, del tutto inattesa, abbiamo avuto notizia da alcuni nostri iscritti. Per quanto è dato sapere si dovrebbe trattare di un tecnicismo, conseguenza del nuovo regime fiscale. Un tecnicismo che è sfuggito a chi ha negoziato l’accordo”. Ancora non si ha notizia sull’ammontare di questa nuova tassa. Non si escludono altre sorprese. Anche per questa nuova ‘grana’ le organizzazioni sindacali hanno chiesto al Mef di fare chiarezza. Insomma, non mancano i temi caldi per animare la prossima assemblea di Ponte Tresa.