Sabato a Como manifestazione con sindacati svizzeri e italiani per protestare contro il balzello per aumentare il salario del personale sanitario
L'appuntamento è per sabato 25 maggio alle 9.30, quando a Como prenderà il via la prima manifestazione internazionale dei frontalieri italiani che lavorano in Svizzera. A convocarla sono i sindacati svizzeri Unia, Ocst e Syna assieme a quelli italiani Cgil, Cisl e Uil. Oggetto della contesa, “l'ingiusta tassa sulla salute, il rispetto dell'accordo fiscale internazionale e la piena applicazione del memorandum d'intesa sottoscritto dal Ministero dell'economia, le organizzazioni sindacali confederali italiane e l'Associazione dei Comuni di confine del 2023, tradotto in legge”.
Ebbene, tassa della salute si diceva. Il punto è qui. Una tassa, ricordano le sigle sindacali svizzere e italiane in una nota, “introdotta sui frontalieri in Svizzera, volta a finanziare un maggior salario ai lavoratori della sanità nelle aree di confine. Una tassa che colpisce tutti i frontalieri e i loro familiari a carico che lavorano in Svizzera da prima del 17 luglio 2023, a partire dall'inizio di quest'anno, con modalità non ancora determinate”. Insomma, “un nuovo balzello introdotto a soli pochi mesi dall'entrata in vigore di un trattato internazionale che è stato negoziato per oltre dieci anni”.
E “a nulla sono valse le nostre richieste di stralcio”, denunciano Unia, Ocst, Syna, Cgil, Cisl e Uil. Che definiscono il provvedimento “iniquo perché basato sul presupposto sbagliato: i frontalieri sono contribuenti indiretti nazionali attraverso i ristorni fiscali pari al 40% di quanto versato alla fonte in Svizzera”. Ma anche “ingiustificato, perché in contraddizione con quanto il Ministero della salute ha sempre sostenuto”. Inoltre, “è pure intempestivo e di dubbia legittimità, perché in aperto contrasto con i contenuti del neonato accordo fiscale che sancisce il diritto esclusivo della Svizzera a tassare i redditi di quei frontalieri che sono entrati nel mercato del lavoro elvetico tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023. La tassa sulla salute – scrivono ancora i sindacati – introduce quindi un meccanismo illecito di doppia tassazione, pertanto contrario al modello adottato dai Paesi Ocse. Anche per questa ragione, la manifestazione vedrà la presenza del sindacato svizzero che, a buon diritto, si percepisce come parte lesa”.
La decisione di scendere in piazza in questa inedita manifestazione internazionale, affermano i sindacati, ha anche l'obiettivo di “chiedere che il governo italiano e i Cantoni svizzeri di confine trovino un'intesa definitiva circa la validità degli elenchi dei Comuni frontalieri, utili a determinare lo status di ‘nuovo’ e ‘vecchio’ frontaliero. Chiediamo in particolare che il governo italiano presti fede all'impegno preso con il nuovo Accordo fiscale di considerare quali ‘vecchi’ frontalieri tutti coloro che hanno già lavorato in un cantone di confine tra 31 dicembre 2018 e 17 luglio 2023, vivendo in un comune posto, tutto o in parte, entro i venti chilometri dalla Svizzera.
La presenza dei sindacati svizzeri è dovuta anche al fatto che “i recenti dati dell'Ufficio federale di statistica dicono che il salario mediano dei frontalieri in Ticino è del 20% inferiore a quello dei residenti, mentre nel resto della Svizzera queste differenze non si registrano”. E quindi, “sarà utile rimarcare quelle che sono le reali cause che generano dumping salariale, del quale i frontalieri non sono la causa, bensì le vittime, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori residenti”. Questo perché, rincarano i sindacati, “in Svizzera assistiamo a una progressiva messa in discussione della contrattazione collettiva in favore di interessi imprenditoriali senza regole”. Eppure, concludono, “è proprio nei settori sprovvisti di contratti collettivi che si manifesta il fenomeno del dumping salariale, presente in modo molto minore nei comparti economici dove vige da tempo una solida tradizione contrattuale”.