Seguono le province di Como, Varese, Brescia, Monza-Brianza e Pavia. La vicinanza al Ticino è motivo di forte radicamento delle organizzazioni mafiose
Un dato che, nel caso fosse stato necessario, conferma il radicamento della criminalità organizzata in Lombardia. È la contabilità dei beni confiscati, dal 2019 allo scorso anno: oltre duemila immobili che, in aggiunta a quelli che risultavano sequestrati nel dicembre 2018, portano a un totale di 3’163 beni che sono passati di mano, dai mafiosi allo Stato italiano, che non sempre è riuscito a farne un uso collocato nel solco della legalità.
Un traguardo da raggiungere, anche per non vanificare il lavoro di magistrati e investigatori, sempre più impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, come stanno a dimostrare le operazioni che si sono succedute nel corso degli ultimi decenni. Per accelerare la destinazione e l’uso dei beni confiscati innanzitutto alla ’ndrangheta, in Prefettura a Milano è stato firmato un protocollo d’intesa dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente dell’Associazione dei Comuni lombardi, nonché sindaco di Tremezzina, Mauro Guerra e il direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati Bruno Corda, già prefetto di Como. Gli obiettivi del protocollo sono: valorizzare i beni confiscati presenti in Lombardia, mettere a sistema ogni informazione utile ad accelerare i processi di destinazione, assegnazione e utilizzo, creando le migliori condizioni per far incontrare “domanda e offerta”.
Grazie al protocollo, che ha una valenza triennale, verrà fornito un supporto agli Enti locali, sia per la pubblicazione sui rispettivi siti internet dei dati relativi ai beni confiscati presenti sul territorio e al loro utilizzo, sia per migliorare il processo di riutilizzo e gestione dei cespiti e individuare le risorse necessarie a cofinanziare la realizzazione degli interventi. Si è appreso che dei 3’163 beni confiscati in Lombardia, 1’591 sono destinati agli enti territoriali e al demanio dello Stato e 1’572 sono in gestione e da destinare. La maggior parte si trova in provincia di Milano, che registra più della metà del totale regionale degli immobili confiscati, seguita dalle province di Como, Varese, Brescia, Monza-Brianza e Pavia.
La presenza delle due province pedemontane alle spalle del capoluogo lombardo non è casuale. La loro vicinanza al Canton Ticino è motivo di forte radicamento delle organizzazioni mafiose. “Viviamo una stagione di forte impegno antimafia, sia sul fronte della cattura di pericolosi latitanti, che su quello del contrasto agli interessi criminali. È per questo – ha sottolineato il ministro Piantedosi – che l’intesa sottoscritta oggi assume un grande significato, non solo simbolico. L’utilizzo, per finalità sociali o istituzionali, dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, se da un lato consente di mitigare gli effetti negativi che le attività illegali hanno prodotto sul territorio, dall’altro concorre a creare le condizioni per lo sviluppo sociale ed economico di quelle aree, generando un circolo virtuoso di legalità e sicurezza che favorisce il senso di fiducia dei cittadini nelle Istituzioni”. Attilio Fontana: “La Regione Lombardia vuole allargare ulteriormente la collaborazione tra gli attori coinvolti nel processo di valorizzazione dei beni e mette a disposizione il ‘Viewer beni confiscati’ quale strumento informativo e di supporto. Quello lombardo è il primo esempio sul territorio nazionale di un sistema di geolocalizzazione dei beni confiscati che permette la visualizzazione e consultazione della posizione georeferenziata dei beni immobili sequestrati e confiscati sul territorio regionale”.
Nel periodo 2019-2023 la Regione Lombardia ha erogato contributi per 6,8 milioni di euro: sono stati finanziati 112 progetti di recupero presentati da sessanta Enti locali e cinque associazioni concessionarie di beni. E ciò lo si deve al fatto che è stata rafforzata la collaborazione tra enti istituzionali coinvolti nel periodo 2021-2023. Ora si vuole fare di più sul versante della legalità anche attraverso la valorizzazione civile, sociale e culturale dei beni confiscati alla criminalità.