Presentato un emendamento, subito ritirato per pressione di Meloni e Salvini. Resta in piedi quello del partito democratico: ‘Un contributo non dovuto’
Oltre alle opposizioni, anche la Lega nei giorni scorsi ha presentato un emendamento alla legge di Bilancio 2024 per modificare l'articolo 49 che, ricordiamo, “introduce una forma di compartecipazione alla spesa sanitaria; quest'ultima è posta a carico: dei residenti in Italia che lavorano e soggiornano in Svizzera e che utilizzano il Servizio sanitario nazionale; di alcune categorie di lavoratori frontalieri operanti in Svizzera; dei familiari a carico delle due predette tipologie di soggetti”. Un contributo che, come noto, è indigesto a frontalieri, sindacati di categoria, Comuni di frontiera e all'opposizione parlamentare. L'emendamento presentato dalla Lega ha però avuto vita breve, essendo stato ritirato dopo l'irritazione della premier Giorgia Meloni, che aveva chiamato in causa Matteo Salvini (“Non ne sapevo niente. Lo farò ritirare immediatamente”). Irritata anche Forza Italia, in quanto l'accordo, voluto soprattutto da Salvini, era di non presentare emendamenti.
Cosa non convince la Lega che tra i frontalieri raccoglie molti consensi? L'entità della compartecipazione alla spesa sanitaria compresa fra un valore minimo del 3 per cento e un valore massimo del 6 per cento. Restano in piedi gli emendamenti presentati dai senatori dell'opposizione (la legge di Bilancio 2024 ha iniziato il suo iter parlamentare alla Commissione finanze di Palazzo Madama). Cominciando da quello presentato dal Partito democratico, primo firmatario Alessandro Alfieri, parlamentare varesino da sempre in prima linea per quanto riguarda le tematiche legate alla frontiera. L'emendamento del Pd chiede la soppressione completa dell'articolo 49 essendo in contrasto con quanto previsto dall'accordo italo-svizzero sulla nuova tassazione dei frontalieri in vigore dallo scorso mese di luglio che contiene una clausola di salvaguardia per i vecchi frontalieri i quali mantengono la tassazione esclusiva del reddito in Svizzera.
Alfieri ricorda anche che attraverso i ristorni i frontalieri già versano contributi al Servizio sanitario nazionale. Aggiunge il senatore varesino: “Se l'emendamento non dovesse essere accolto ho chiesto di sostituire le parole ‘compresa fra un minimo del 3 per cento e un valore massimo del 6 per cento’ con ‘entro un valore massimo del 3,5 per cento’ in modo da contenere un contributo che per noi del Pd non è dovuto”. Un contributo che se l'articolo 49 sarà accettato – e non c’è molta possibilità che ciò non accada in quanto la maggioranza di governo dispone dei numeri necessari per approvare senza modifiche la legge di Bilancio 2024 –, stando a una stima del Ministero delle finanze, mediamente sarà di 200 euro al mese. Tutto dipenderà dalle decisioni delle Regioni Lombardia e Piemonte a cui compete definire la quota del contributo.
Nel frattempo occorre registrare l'intervento via social del deputato varesino della Lega Stefano Candiani: “Si è perso di vista il vero obiettivo di questa iniziativa, che non è quello di una nuova tassa a discapito dei ‘vecchi frontalieri’ per mettere soldi in tasca a medici e infermieri. La questione nasce dalla posizione sanitaria dei frontalieri rispetto al Servizio sanitario italiano, che non ha un corrispettivo di copertura dei costi”. Insomma, la “tassa sanità di confine” che dal prossimo anno sarà pagata da residenti in Italia che lavorano in Svizzera e frontalieri che non aderiscono alla sanità svizzera (cassa malati) e loro familiari, andrà a coprire le spese sanitarie sostenute dal Servizio sanitario italiano. Considerato che si stima un gettito annuale di oltre 200 milioni di euro, 100 milioni sarebbero destinati ad aumentare lo stipendio di medici, infermieri e personale sociosanitario degli ospedali della fascia di confine, nella speranza di frenare la fuga verso le strutture ospedaliere dei cantoni Ticino, Grigioni e Vallese. Settecento euro in più per i medici, 400 per gli infermieri. Sarà abbastanza? Sono in pochi a crederlo, considerata la notevole differenza degli stipendi pagati al di qua e al di là della frontiera.