Ma per i sindacati il governo Meloni non riuscirà a raggiungere l’obiettivo: abissale la differenza dei salari pagati al di qua e al di là del confine
È caduta nel vuoto la richiesta dei Consigli sindacali interregionali transfrontalieri di stralciare dalla legge italiana di bilancio 2024 l'articolo che prevede un contributo al servizio sanitario nazionale da parte dei “vecchi frontalieri” (quelli che hanno lavorato almeno un giorno nel periodo tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023) per finanziare un'indennità per i 9’500 tra medici e infermieri che lavorano nelle strutture sanitarie di confine delle province di Como, Varese e Sondrio. Un incentivo che stando alla maggioranza di governo dovrebbe salvare il sistema sanitario delle aree di frontiera, non solo della Lombardia, ma anche del Piemonte, che da anni sono chiamate a fare i conti con la fuga nei cantoni svizzeri di medici e infermieri.
L'articolo che tanto fa discutere non è stato, per l’appunto, stralciato. È nel testo definivo della manovra che nel fine settimana è stata assegnata alla Commissione bilancio del Senato italiano dove è iniziato l'iter per l'approvazione della legge di bilancio. L'articolo 49 consente di saperne di più sulla tassa che “vecchi frontalieri” e cittadini Aire (italiani residenti all'estero) saranno chiamati a pagare una volta approvati i decreti attuativi da parte del parlamento e l'entità del contributo, decisione che spetta alle Regioni. Una tassa che dovrà essere versata anche “dai familiari a carico dei soggetti di cui alle lettere a e b”, cioè gli Aire (molto numerosi in Canton Ticino) e i “vecchi frontalieri” (figura prevista nell'accordo italo-svizzero sulla nuova fiscalità dei frontalieri che continueranno a pagare le tasse in Svizzera, mentre sono esentati i “nuovi frontalieri” in quanto già pagano un contributo al Servizio sanitario nazionale). Viene confermato che “la Regione di residenza (Lombardia e Piemonte) definisce annualmente la quota di compartecipazione familiare, compresa fra un valore minimo del 3% e un valore massimo del 6%, da applicare, a decorrere dal 2024, al salario netto percepito in Svizzera”. Le somme affluite sul bilancio di ciascuna regione “sono destinate al sostegno del Servizio sanitario delle aree di confine e prioritariamente a beneficio del personale medico e infermieristico, quale trattamento accessorio, in misura non superiore al 20% dello stipendio tabellare lordo”.
Dal testo arrivato alla Commissione bilancio del Senato si viene a sapere che il contributo minimo per l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale (Ssn) è di duemila euro all’anno e che le risorse affluite “al netto della somma di 113 milioni di euro annui, sono riassegnate annualmente al Fondo sanitario nazionale per essere destinate alle regioni e alle province autonome con decreto dei Ministeri della sanità e dell'economia e finanze”. Contrariamente a quanto inizialmente era apparso, solo una minima parte del contributo chiesto a cittadini Aire, “vecchi frontalieri” e loro familiari, sarà destinata a medici e infermieri per arginare la fuga verso le strutture sanitarie svizzere. Fare previsioni sull'entità del ‘bonus’ è molto difficile, anche se una prima indicazione ipotizza un incentivo tra 400 e 800 euro mensili. Molto dipenderà dalle decisioni delle regioni Lombardia e Piemonte. Se, insomma, la trattenuta sarà tra il 3% o 6% o una percentuale compresa fra la forbice indicata nella Legge di bilancio. Considerato che la Svizzera non comunica all'Agenzia delle entrate gli stipendi netti percepiti dai frontalieri dovranno essere i singoli lavorati ad autodenunciarsi? Quesito per ora senza risposta che sarà sciolto solo quando saranno stati scritti i decreti attuativi.
Nel frattempo continuano le valutazioni sul contributo al Servizio sanitario nazionale, soprattutto da parte delle sigle sindacali italiane, più che mai convinte che l'obiettivo che il governo Meloni si è posto, cioè frenare la fuga in Svizzera del personale sanitario, non sarà raggiunto, in quanto la differenza tra gli stipendi pagati al di qua e al di là della frontiera, continuerà a essere abissale. Per Cgil e Cisl, che condannano il contributo “in quanto la misura non aiuta il sistema sanitario, anche perché verranno a crearsi differenze, che daranno vita a un frontalierato interno alla Lombardia”, il bonus previsto per medici e infermieri per i sindacati di categoria oltre a non arginare l'esodo verso la Svizzera, spingerà il personale sanitario degli ospedali di Lecco e Monza, da sempre in sofferenza, a spostarsi in massa a Como e a Varese.