I frontalieri dovranno versare un contributo annuo compreso tra i 360 e i 2’400 euro, che sarà utilizzato per sostenere il sistema sanitario italiano
Una mini stangata la ‘tassa della salute’ che dal prossimo anno saranno chiamati a pagare i ‘vecchi frontalieri’ (sono esclusi i lavoratori occupati in Ticino dallo scorso luglio, che in base alla nuova fiscalità pagano le tasse in Italia). È la lettura che si può dare dell'emendamento alla legge di bilancio 2024, che su input del governo è stato presentato stamane. Un emendamento che, non ammesso una decina di giorni fa, ora è destinato a essere accolto. "Al contributo richiesto viene così fissato un tetto minimo di 30 euro e un tetto massimo di 200 euro, in coerenza con il principio della progressività. Riteniamo infatti sia giusto che la compartecipazione dei lavoratori frontalieri al Servizio Sanitario Nazionale sia proporzionale al reddito netto, comprensivo dei carichi familiari. Grazie al nostro intervento i redditi medi non pagheranno il tetto massimo. Obiettivo della Lega è quello di rassicurare i lavoratori frontalieri nel nome del buonsenso", fa sapere da Roma il senatore Massimiliano Romeo, parlamentare lombardo, capogruppo al Senato della Lega, primo firmatario dell'emendamento rimosso prima ancora di essere ufficiale.
In sostanza i ‘vecchi frontalieri’ per sostenere il Servizio Sanitario Nazionale dal prossimo anno dovranno contribuire versando annualmente somme comprese fra i 360 e i 2’400 euro. La prima stesura dell'articolo 49, contenuto nella legge di bilancio 2024 prevedeva un contributo compreso fra il 3 e il 6 per cento dello stipendio netto percepito dai frontalieri. Alle regioni Lombardia e Piemonte spettava fissare l'aliquota. A questo punto alle due regioni in cui risiedono la (quasi) totalità dei frontalieri occupati in Ticino, Grigioni e Vallese non resta che prendere atto delle indicazioni dell'emendamento presentato, il cui contenuto va incontro a quanto chiesto dal senatore dem Alessandro Alfieri. Il parlamentare varesino ha presentato un emendamento per, in prima battuta, cancellare la "tassa della saluta” e in sub ordine prevedere aliquote progressive comprese fra lo 0 e il 3%. Sostiene, in una nota il senatore dem: “La maggioranza sotto la pressione delle nostre proteste e dei nostri emendamenti, fa una parziale retromarcia, con un emendamento dei relatori che prevede un tetto minimo di 360 euro annuale e un tetto massimo di 2’280 euro comprensivi dei familiari a carico. Un passo avanti che non risolve le criticità da noi sollevate, a partire dal mancato coinvolgimento delle parti sociali e dei sindaci dei territori di confine".
Su quanto potrà essere il gettito del ‘contributo’ non si hanno ancora indicazioni precise. Si stima una somma annuale fra i 100 e i 120 milioni di euro, in parte destinata a finanziarie un contributo a favore di medici e infermieri occupati in strutture sanitarie pubbliche per cercare di arginare la fuga di camici bianchi verso il Ticino. Un contributo mensile sino a 600 euro per i medici e 300 euro per gli infermieri. Ben poco se si guarda alla voragine che c’è tra gli stipendi pagati al di qua e al di là della frontiera. C’è poi da considerare che altri settori produttivi (in sofferenza per la concorrenza ticinese) già si sono fatti sentire, reclamando attenzione anche per loro.