In aula per il ricorso contro il decreto di condanna degli ex vertici comunali, per i quali è stata chiesta una sanzione pecuniaria
È durata oltre tre ore la discussione in Camera di consiglio sulla richiesta di un decreto di condanna a una pena pecuniaria complessiva di oltre 215mila euro nei confronti degli ex amministratori del Comune di Campione d’Italia. Questi, stando alla Procura generale della Corte dei Conti regionale della Lombardia, avrebbero “contribuito al verificarsi del dissesto finanziario dello stesso Comune”. La richiesta, in apertura di udienza, ribadita dalla sostituta procuratrice generale Marcella Tomasi, si è concentrata sulle delibere di Giunta e del Consiglio comunale (Cc), approvate nel periodo compreso fra il 2017 e il 2018. L’accusa ha quindi ribadito l’irrogazione di sanzioni pecuniarie a favore del Comune dell’enclave, così come era stato formulato lo scorso 20 aprile nei confronti di sette amministratori pubblici: gli ex sindaci Maria Paola Rita Mangili Piccaluga e Roberto Salmoiraghi – in carica rispettivamente dal 2012 al 2017 e dal 2017 al 2018, nel periodo preso in considerazione dai giudici –, gli ex vice sindaci Florio Bernasconi e Alfio Balsamo, l’ex assessore Mariano Zanotta e due ex consiglieri comunali e quattro revisori dei conti.
Il nutrito collegio difensivo – una ventina di avvocati – ha respinto tutte le accuse, puntando sul fatto che gli amministratori hanno sempre operato nell’esclusivo interesse del Comune, sempre supportati dai revisori e dalla stessa Corte dei Conti che in tempi non sospetti (in carica era l’amministrazione Piccaluga) aveva accertato l’avvenuto risanamento del bilancio comunale. La giudice Pia Manni, come era facile prevedere, si è riservata di far conoscere la sua decisione. L’accusa si basa anche sulla relazione dei curatori fallimentari del Casinò e sulla consulenza amministrativo-contabile sul Comune dell’enclave che era stata chiesta al Servizio ispettivo di finanza pubblica presso la Segreteria generale dello Stato. Le conclusioni del consulente Quirino Cervellini sono un atto d’accusa su tutti i fronti, soprattutto per quanto concerne gli organici di Casinò e Comune (oltre seicento dipendenti), i cui costi erano diventati insostenibili, tanto da portare allo tsunami che si è abbattuto sull’enclave. Fra i rilievi del dottor Cervellini anche il pagamento di indennità non dovute per importi importanti, come quelli per complessivi 116mila franchi all’ex comandante della polizia locale e 155mila franchi all’ex segretario comunale. E ancora: nel periodo 2009-2017, a seguito di una delibera di giunta, “in contrasto con i vincoli risultanti di contratti collettivi nazionali”, ai dipendenti comunali sono state corrisposti 4 milioni e 662mila franchi non dovuti.