Lo chiede un’interrogazione di Andrea Pellicini (Fratelli d’Italia) al Ministero italiano dell’Economia e Finanze
"Il governo italiano ha intrapreso negoziati con la Svizzera per regolare in modo durevole il ricorso al telelavoro da parte dei lavoratori frontalieri?". A chiederlo è Andrea Pellicini (Fratelli d’Italia) con un’interrogazione al Ministero dell’economia e finanze, che rilancia così la richiesta della Comunità di lavoro Regio Insubrica di trovare al più presto un accordo che permetta ai dipendenti italiani impiegati in Svizzera di lavorare da remoto. Il tema è diventato d’attualità alla fine di dicembre, quando le autorità elvetiche e italiane hanno comunicato che l’accordo amichevole, stretto nel giugno del 2020 per permettere ai lavoratori frontalieri di lavorare da casa senza essere tassati per questo, non sarebbe stato rinnovato. "L’accordo è stato preso in periodo di pandemia, quando il lavoro da casa era necessario", ricorda l’interrogazione che chiede di regolamentare in modo duraturo il telelavoro "favorendo un utilizzo ragionato e strutturato che non vada a scapito delle regioni di frontiera e che permetta ai lavoratori e alle imprese di continuare le loro attività, anche da remoto, senza sconvolgimenti dal punto di vista dell’imposizione fiscale e degli oneri sociali".
Pellicini ricorda anche che "l’Unione Europea ha prorogato fino al 30 giugno l’applicazione flessibile delle regole europee sulla legislazione applicabile in materia di assicurazioni sociali per i lavoratori frontalieri in telelavoro". Nella fattispecie: oltre la soglia del 25% del tempo di lavoro effettuato a distanza, scatta la competenza dello Stato di residenza sui contributi versati dal datore di lavoro e dai collaboratori dell’impresa. "È quindi importante – si legge nell’interrogazione – che le regole fiscali siano perlomeno parificate a quelle previdenziali".