Estero

Telelavoro e frontalieri, sindacati italiani ‘preoccupati’

Le organizzazioni sindacali chiedono che, dopo la fine dell’accordo il 1° febbraio 2023, il tema sia regolamentato per evitare l’aumento della tassazione

(Keystone)
24 gennaio 2023
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Le organizzazioni sindacali italiane Cgil, Cisl e Uil esprimono in una nota "forte preoccupazione" per la disdetta dell’accordo amichevole sul lavoro a distanza dei lavoratori frontalieri dal 1° febbraio 2023. L’accordo, sottoscritto da Italia e Svizzera nel giugno 2020, nella fase più acuta della pandemia, regolarizzava da un punto di vista dell’imposizione fiscale tutti i frontalieri che lavoravano da casa.

Per i sindacati italiani, la disdetta dell’accordo "determinerà che l’imposizione fiscale nel Paese di residenza faccia venir meno lo status di frontaliere secondo le normative vigenti, con il conseguente incremento della tassazione sul salario" e "produrrà un disallineamento con la normativa sugli oneri sociali per lavoratori e imprese". Cgil, Cisl e Uil sottolineano infatti che "l’Ue ha, al contrario, prorogato fino al 30 giugno 2023 l’applicazione flessibile delle regole europee sulla legislazione (...) in materia di assicurazioni sociali per i lavoratori frontalieri in telelavoro rispetto al superamento della soglia del 25% del tempo di lavoro effettuato a distanza". "Riteniamo sia urgente – conclude la nota – che i governi aprano una celere discussione che permetta di intervenire in maniera strutturale sul tema del lavoro a distanza garantendo una regolamentazione strutturale e (...) perlomeno una nuova proroga allineata alle disposizioni contributive".

Lo scorso 22 dicembre l’Amministrazione federale delle contribuzioni aveva annunciato che l’accordo tra Italia e Svizzera sul telelavoro non sarà prorogato dopo la scadenza prevista il prossimo 31 gennaio. In seguito a questa decisione, le associazioni imprenditoriali e sindacali ticinesi hanno scritto alla Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI) affinché Berna proroghi l’accordo sul telelavoro per i dipendenti frontalieri attivi in Svizzera. Nella sua risposta la SFI ha confermato alle parti sociali ticinesi la disponibilità da parte elvetica a ridiscutere con l’Italia eventuali "regole speciali per l’imposizione del telelavoro". Dal canto suo, ieri nel corso di un convegno a Sondrio (Valtellina), il ministro italiano dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che Roma sta studiando un "premio fiscale di confine" per consentire ai lavoratori e alle imprese italiane di "scegliere se lavorare in Italia o in Svizzera".