Tolto lo sconto, crollano le vendite di quasi la metà nei distributori di Comasco e Varesotto
A Como si torna a parlare della Carta sconto benzina. Carta sospesa lo scorso mese di febbraio, quando il prezzo alla pompa è arrivato alle stelle quasi contemporaneamente sia in Lombardia che in Canton Ticino, eliminando qualsiasi tipo di concorrenza. Una situazione insostenibile, arginata il 22 marzo dal governo Draghi, che decise uno sconto di 25 centesimi al litro su diesel e benzina e di 8,5 sul Gpl, che con il calo dell’Iva ha portato lo sconto a 30,5 centesimi al litro.
Da allora sino a fine dicembre è stata l’Italia a fare concorrenza ai distributori svizzeri, dove il prezzo del carburante non è mai sceso. Si è così scritto a lungo dell’inversione a 180 gradi del pendolarismo legato al pieno a prezzo scontato, con effetti devastanti per i benzinai del Mendrisiotto. Ma la legge di Bilancio del governo Meloni ha eliminato la misura voluta da Draghi, nonostante in campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre si fosse ripetutamente sostenuta l’intenzione di sopprimere definitivamente le accise, che pesano in modo rilevante sul prezzo dei carburanti. La premier non ha trovato i 600 milioni di euro al mese necessari per garantire le coperture finanziarie del provvedimento.
L’effetto del taglio delle accise nella fascia di confine non si è fatto attendere. E subito sono scomparsi gli automobilisti ticinesi che, dal marzo dello scorso anno, avevano cominciato a rifornirsi nelle stazioni di servizio di Comasco e Varesotto. Impianti che, di recente, hanno visto ridurre del 40/50 per cento le loro vendite. L’incognita per ora continua a essere legata ai frontalieri, che pure loro avevano iniziato a fare il pieno nei distributori del Paese. Ora che i prezzi sono praticamente identici, potrebbero tornare infatti alle pompe ticinesi.
Ai frontalieri (oltre 60mila quelli che per raggiungere il posto di lavoro e rientrare a casa utilizzano il mezzo privato) guardano ora con giustificato interesse sia i benzinai ticinesi che quelli delle province lombarde. Anche per questo motivo a Como, ma anche a Varese, si torna a parlare della Carta sconto benzina, che dal 2000, anno in cui è stata introdotta da Regione Lombardia, ha determinato le vendite di carburanti. "Stiamo monitorando i prezzi della benzina ai distributori – dice Daniela Maroni, presidente dei benzinai di Confcommercio di Como –, se la differenza supererà i 5 centesimi al litro chiederemo a Regione Lombardia di intervenire".
Se il paragone fosse con i prezzi praticati a Como, da sempre più alti rispetto alla media provinciale, e quelli di Chiasso, gli estremi per chiedere la carta sconto benzina già ci sarebbero. Solo che il confronto tiene conto di una quindicina di stazioni di servizio distribuite in diversi comuni di frontiera, dove i carburanti costano meno rispetto al capoluogo lariano. La legge, comunque, non è stata mai abolita: il meccanismo prevede che a raccogliere i dati e a fornire una relazione al Ministero dell’economia sia l’ambasciata in Svizzera, con il risultato che spesso tra le misurazioni e l’entrata in vigore del provvedimento occorrono settimane se non mesi.