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Teatro svizzero, il Futuro in quattro giorni

La discussione sul presente, la difesa di diritti e identità, culturale e di genere. Uno scambio tra pubblico e attori, lo scorso weekend a Lugano

‘Alcune cose da mettere in ordine’ di Rubidori Manshaft, riproposto in versione ‘interior’
(Rubidori Manshaft)
27 maggio 2024
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Una piazza Luini abitata da piante, truck, tavolini, ghirlande, addirittura, a opera della Soleggiata ma soprattutto da professionisti del mondo teatrale venuti qui da tutta la Svizzera per le Giornate del Teatro (TT). Dopo sette anni, finalmente, rieccoci a ospitare in Ticino – lo scorso fine settimana per 4 giorni – le 6 rappresentazioni più meritevoli viste nel nostro Paese quest’anno: ‘Die Möwe’ (Il gabbiano) di Christopher Rüping / Schauspielhaus Zürich; ‘El Viaje’ di Igor Cardellini & Tomas Gonzalez / Anahì Traversi – Colectivo utópico; ‘Alcune cose da mettere in ordine’ di Rubidori Manshaft / Officina Orsi (Lugano) / FIT; ‘Sturm’, La tempesta di William Shakespeare rivisitata da Michel Schröder per una coproduzione del Theater St. Gallen con il Komiktheater; ‘Introducing Living Smile Vidya’ di Living Smile Vidya e Préparation pour un miracle - Catastrophes et magie di Marc Oosterhoff / Cie Moost. Un’edizione riuscita, grazie alla direzione di artistica di Julie Paucker, che ha selezionato con cura questi spettacoli, che saranno anche base per la giuria federale delle arti sceniche per l’assegnazione del premio ‘Spettacolo teatrale svizzero’ promosso dall’Ufc. Ma anche un’edizione matura, frutto di un fervido lavoro di comitato coordinato da Simon Waldvogel, e del felice partenariato con il Lac, che ha ospitato e promosso, dello Studio Foce e del Teatro Sociale di Bellinzona.

Oltre i confini

Accanto, un fitto programma collaterale di eventi sotto un cappello tematico che guarda avanti: il Futuro! Un’occasione per riflettere sulle professioni, dalla drammaturgia all’organizzazione, con una visione che va al di là delle Alpi, includendo un intero paese e permettendo di conoscere dinamiche e relazioni altre. Allo stesso tempo, un’opportunità per attirare lo sguardo verso questa zona più soleggiata di altre nel territorio elvetico ma troppo spesso, per esiguità, e reclusione, al buio. Quindi, ben vengano le collaborazioni tra regioni linguistiche e fra teatri, la conoscenza reciproca dei teatri stabili del resto della Svizzera, lo scambio di opinioni. Pensare e ri-pensare, sognando?, un Ticino che verrà nel 2034, fatto di spazi per la scena indipendente e riconoscimenti istituzionali, eguaglianza nell’attenzione e finanziamenti tra il nostro cantone e gli altri, di una visione sistemica per quanto riguarda il fermento culturale a livello teatrale cui stiamo assistendo in questi ultimi anni sul nostro territorio (felici esempi sono, tra gli altri, Ticino is Burning, Zona’B, Isadora danza). L’importanza di un adeguato sostegno a casa propria, di un aiuto maggiore per le regioni più discoste come lo siamo, ha visto prender posto nella tavola rotonda in uno scambio tra istituzioni, artisti, rappresentanti della scena e della cultura indipendente locale.

Identità culturale

Altro focus di discussione, ipotizzare un superamento dei confini linguistici che tanto ci penalizzano, soprattutto nel teatro. Quale la soluzione? Adottare la lingua inglese, definita colonizzatrice ed economica ma che permetterebbe la reciproca comprensione, o sottolineare la propria identità culturale utilizzando ognuno il proprio idioma? Per la maggioranza della Svizzera questa seconda è sicuramente la via prediletta, ma non per il Ticino. Ancora, le donne al centro, nel pranzo femminista Feminesto #2, dove attorno a quattro tavoli ci si è trovati a confrontarsi attorno a concetti quali la sostenibilità, la cura, la solidarietà e la legittimità. Forse una discussione un po’ dispersiva ma l’idea è forte: discutere cucinando in quattro lingue, chinarsi su aspetti spesso dati per scontati o che non si ha il tempo di affrontare sotto la dittatura produttiva. Tavolata lunga, scambi importanti. Non è mancata la festa, in apertura e chiusura di queste giornate, coi battiti afrobeat ed elektrofunk del Mosso dopo il concerto di Nello Novela la prima sera, e poi la chiusura, prima con la mitica discoteca itinerante del Teatro Danzabile Discobalera Baldanza in piazza e poi all’interno, con Alan Alpenfelt (che in programma ha anche dato spazio al suo progetto drammaturgico professionalizzante Prismi) e la sua Mediterranean Disco.

Futurismo

Fosse sempre così il teatro, sicuramente ci sarebbe seguito più vivace. Un luogo di discussione sul presente, difesa della propria identità, culturale e di genere, dei propri diritti. Scambio tra il pubblico e gli attori, occasione di trasmissione, di sogno e di progettualità. E chissà che anche solo uno tra gli Articoli futuristi ideati da Ticino is Burning si possa avverare… “A dieci anni dalla prima tavola rotonda sul futuro organizzata dai TT, in Ticino la cultura è prima di tutto uno spazio per l’intera collettività. Equa distribuzione delle risorse tra grandi eventi, istituzioni e piccole realtà. Oltre che tra zone periferiche e centri; tant’è che non è più possibile distinguere cosa sia un centro o una periferia: ogni regione viene valorizzata e riconosciuta per la sua specificità culturale, geografica e immaginaria”. 25 maggio 2034

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