Nel 2023 la cittadina ha visto aumentare le presenze tanto nei musei che a teatro e in Biblioteca, registrando più visitatori-spettatori che abitanti
Chiasso è solo un punto sulla cartina del Ticino. Una cittadina al confine meridionale della Svizzera, stretta a nord da Lugano e a sud da Como (e la Lombardia), ma che oggi ha un asso nella manica. Crocevia dei traffici, tramontata l’era industriale, bancaria e commerciale, ora è la Cultura a portare il nome della cittadina nel mondo. Arte, teatro, musica, danza e cinema oltre ad aprire gli occhi e la mente, rappresentano una voce di bilancio e un evidente indotto economico. Per dare le dimensioni del fenomeno bastano una cifra e una constatazione: la prima è 41’500, tante sono le presenze di visitatori e spettatori di mostre e spettacoli in cartellone nel 2023; la seconda dimostra come il traino culturale quintuplica in fruitori gli abitanti chiassesi. Motivi più che sufficienti per puntare su questa voce della politica comunale: il Municipio, conferma il sindaco Bruno Arrigoni, da questa legislatura alla guida del dicastero Attività culturali (raccogliendo il testimone da Davide Dosi), deve crederci. L'anno scorso, infatti, ha restituito numeri importanti e un settore in crescita (del 10 per cento su tutti i fronti) e capace di riconquistare le posizioni perdute a causa della pandemia.
«La Cultura per noi è un investimento», conferma chiaro e tondo Arrigoni. «E il Centro Culturale Chiasso (CCC) rappresenta il faro che fa da guida a questo movimento». L'istituzione locale, in effetti, ha sempre difeso le scelte fatte, nonostante le discussioni politiche nate negli anni attorno ai costi. Oggi a dare ragione alla strada intrapresa ci sono, come detto, «gli ottimi risultati raggiunti», pur con risorse che sono andate assottigliandosi. Il sindaco non ha dubbi, il Centro ha «saputo offrire numerosi eventi – alcuni già consolidati negli anni, altri nuovi e di alta qualità – e soprattutto ha saputo lavorare in collaborazione con altre istituzioni culturali in Ticino, in Svizzera e nella vicina Italia, contribuendo così a creare importanti ‘ponti’ culturali».
Non a caso la parola chiave, fa notare Nicoletta Ossanna Cavadini, responsabile del CCC, è ‘sinergia’. «Questa – rimarca consegnando il rapporto annuale – è una città osmotica e aperta alle relazioni innovative. E ciò alimenta un movimento di scambio culturale». Un sistema i cui quattro punti cardinali sono il Cinema Teatro, il m.a.x. museo, lo Spazio Officina e la Biblioteca comunale, che agiscono in modo coordinato e, fa capire la direttrice, hanno orientato il Comune alla ricerca di forme territoriali e identitarie di sponsorizzazione. «Modalità – annota – che danno una potenza innovativa di finanziamento in un panorama che sta cambiando molto».
Ecco che una realtà strategica come il Centro Culturale Chiasso è riuscita, anno dopo anno, a far lievitare l'attenzione e la partecipazione e far crescere un pubblico che, come rileva il direttore del Cinema Teatro Armando Calvia, risulta essere «composito e variegato», e che giunge pure da fuori distretto e oltreconfine. La ricetta del successo? «Lavorare in modo pressante e continuo per ritagliarsi uno spazio fondamentale. Consapevoli che il Teatro di Chiasso si situa fra due colossi (il Lac di Lugano d'un lato e il Teatro sociale di Como dall'altro, ndr). Quindi è stato importante non cedere ai compromessi e trovare un proprio equilibrio sul territorio, oltre che, sul piano dei bilanci, fra entrate e uscite. Un esercizio, quest’ultimo, sempre difficile e che lo diverrà sempre di più».
Guardando avanti, comunque, ci si proietta nel futuro «con speranza e fiducia». Anche perché già solo nei primi sei mesi dell'anno, fa sapere il direttore, si sono contate oltre 3'500 presenze: «La fidelizzazione aumenta». Allo stesso modo pure gli spazi culturali sono destinati ad ampliarsi. Dal Cinema Teatro, informa Calvia, l'interesse si sta spostando anche sul rinnovato Palapenz. «Che è strategico – spiega – per il territorio ticinese e insubrico per un pubblico più ampio». In effetti, si aggiunge Nicoletta Ossanna Cavadini, «questo nuovo spazio non guarderà solo allo sport, ma sarà un luogo anche per manifestazioni legate allo spettacolo».
La Cittadella della cultura, del resto, non cresce solo nei numeri, ma pure nella presenza territoriale. Un altro obiettivo raggiunto è la creazione del nuovo Centro Internazionale d'Arte e Grafica (Ciag), affine e vicino (fisicamente) al m.a.x. museo oltre che ricavato da spazi in passato industriali (era una fabbrica di tabacchi). Un'altra dimostrazione plastica di come la cittadina è mutata nel tempo e nelle sue specificità. Una evoluzione significativa e una via da continuare a seguire anche per coloro che, come Sandro Stadler, presidente dell'Associazione amici del m.a.x museo, e Vittorio Enderli, Associazione amici del Cinema Teatro, da anni sostengono la politica culturale chiassese.
A testimoniare i riconoscimenti raccolti dal Centro Culturale vi sono, d'altra parte, altresì i rapporti stretti con le istituzioni universitarie, le donazioni, che sono andate via via crescendo - si parla di una media di una grafica e mezzo al giorno - e i prestiti di opere dal m.a.x. museo (400 quelle a musei importanti, richiama la direttrice). Tutti aspetti che hanno contribuito ad alimentare la visibilità di Chiasso.
Non è da meno la Biblioteca comunale, che ha visto aumentare i suoi frequentatori, soprattutto nel 2023 con una media giornaliera di oltre 20 utenti. Anche se, tiene a osservare Augusto Torriani, «soprattutto per un simile istituto i numeri dicono qualcosa, ma non tutto. Non raccontano, ad esempio, del piacere della lettura in uno spazio pubblico davvero aperto a tutti e gratuito, dove ci si può staccare dalla velocità del vivere quotidiano. Non dicono delle scoperte che si fanno e dei contatti che si saldano». L'essere un luogo di libertà ha visto far capolino anche svariati richiedenti l'asilo. «Non vengono per prendere in prestito dei libri ma piuttosto per approfittare della rete wi-fi e lavorare al computer o anche per chiedere delle informazioni. Ci siamo domandati pure noi come abbiano scoperto la Biblioteca – ci dice Torriani –, forse è stato grazie al passaparola». Piccoli ‘miracoli’ di una città di confine.