laR+ La recensione

Challengers, il falso biopic che svecchia la commedia romantica

È in sala l'ultima fatica di Luca Guadagnino, che riesce a dire tanto con poco, e senza arroganza

10 maggio 2024
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Il panorama del cinema italiano contemporaneo viene ancora spesso denigrato in favore dell'ormai lontano neorealismo e le critiche che vengono mosse, soprattutto nei confronti degli autori, sono spesso spietate e poco giustificate. Senza nulla togliere, ovviamente, ai mostri sacri del passato, è forse meglio non cedere alla nostalgia, perché i registi di oggi, e di domani, stanno tracciando un percorso che è nuova linfa per l'industria cinematografica tricolore. Basti pensare, ad esempio, ai successi mondiali di Alice Rohrwacher (‘Le meraviglie’, ‘Lazzaro Felice’ e il recente ‘La chimera’), al ritorno di Marco Bellocchio con ‘Rapito’, alle novità portate da giovani registi come Giacomo Abbruzzese (‘Disco Boy’), oppure ancora al contributo artistico, seppur altalenante, di Matteo Garrone. È proprio con quest'ultimo che Luca Guadagnino, ora in sala con il suo ultimo film ‘Challengers’, condivide una certa somiglianza di carriera, ma se Garrone è appena ritornato in auge grazie al suo ultimo ‘Io, Capitano’, premiato un po‘ in tutto il mondo, più timido risulta Guadagnino che, nonostante una produzione costante e impegnata, sembra non riuscire a ritornare ai fasti di ‘Call Me By Your Name‘. Malgrado ciò, ‘Challengers‘ riesce a raccontare qualcosa di nuovo, attraverso personaggi psicologicamente tridimensionali e facendo una sorta di pernacchia ai biopic americani, sfruttati ormai fino alla nausea dello spettatore.

Sogni e carriere sportive

Art Donaldson e Patrick Zweig sono due giovani amici e tennisti che aspirano a una carriera professionale, nell’élite dello sport. Diametralmente opposti di carattere, Art è mite e tranquillo mentre Patrick esuberante, quindi entrambi si innamorano di Tashi Duncan, promessa del tennis femminile. Tra le avance, dirette, di Patrick, e quelle più velate di Art, si sviluppa un triangolo amoroso che si trasforma sempre di più in rivalità tra i due ragazzi, fuori e dentro al campo da gioco. Serietà e ludicità dei rapporti si mescolano in una crescente tensione, mentre sogni e carriere sportive proseguono o si infrangono. Dunque resta l'amore, tra Art e Tashi in primis, ma soprattutto per il tennis che, in assenza di una tifoseria esaltata di hooligan, riesce a essere apprezzato in quanto tale, come specchio della volontà dell'uomo di superare i propri limiti fisici e, attraverso lo sport, raggiungere una sorta di pace interiore.

Molto convincenti le prove di Josh O'Connor (noto per la serie ‘The Crown‘ e protagonista del citato ‘La chimera’), Mike Faist e un ottimo risultato anche per Zendaya, che finalmente esce dal cinecomic per abbracciare un personaggio più serio e sfaccettato. Un'attrice finora modesta che, forse a causa della sua estetica, è già stata elevata dall'opinione pubblica americana, o forse degradata, a diva e sex symbol, nonostante la giovane età e la mancanza di grandi interpretazioni all'attivo, tralasciando il successo, anche di incassi, dei blockbusters cui ha partecipato, che rendevano nebulosa l'esistenza di un suo talento nella recitazione.

Al netto delle imprecisioni

Lo stile filmico di Guadagnino, invece, si riconferma per la sua validità e varietà: è sicuramente un regista consapevole e capace, anche se talvolta indugia in vezzi estetici eccessivi, oppure in rimandi al videoclip, in questo caso non troppo supportati da una colonna sonora moderna ma piuttosto incoerente, che va da un estremo all'altro in maniera fin troppo violenta. Tutto sommato, ‘Challengers’ è sicuramente un buon film, si distingue dal suo racconto frammentato e ricomposto con precisione e, malgrado le imperfezioni, risulta essere una ventata d'aria fresca nell'approccio alla commedia romantica, grazie a un'esposizione che scade molto raramente nell'adolescenziale e, anzi, abbraccia il concetto filo-shintoista e maturo della “non-mente”. In più, ritornano alcuni aspetti legati all'omosessualità e, soprattutto, alla sua repressione da parte del genere maschile, uno fra i temi che sappiamo essere centrale e particolarmente caro al regista italiano.