Settimane Musicali

Ian Bostridge incontra l'amato Schubert

Il tenore britannico tra i protagonisti degli ‘Incontri-musica da camera’: ad Ascona venerdì 8 settembre, chiesa del Collegio del Papio

Ian Bostridge
8 settembre 2023
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Un nome di punta nell’arcipelago liederistico internazionale, il britannico Ian Bostridge, illumina la locandina delle Settimane Musicali di Ascona. Venerdì 8 settembre alla Chiesa del Collegio Papio sarà lui a guidare la folta pattuglia di cameristi arricchita dalla violoncellista Sonia Wieder-Atherton e dalla pianista Imogen Cooper e dal collega Francesco Piemontesi, in un primo appuntamento dedicato a Schubert che scorre fra il suo ciclo-capolavoro Die Schwanengesang (Il canto del cigno) e altri innesti del compositore. A garanzia della serata, la voce morbida e la presenza scenica di questo interprete, di casa in molti teatri internazionali (fresco vincitore ai Classical Music Awards nel 2020), pure brillante conferenziere e scrittore che con il suo bestseller Schubert’s Winter Journey: Anatomy of an Obsession ha ribadito in punta di penna la sua sconfinata predilezione per il nume viennese.

Come si sente a poche ore dal debutto di Ascona, su un programma dedicato al beniamino Franz Schubert?

Bene, direi che è tutto meraviglioso: cantare in un posto tanto bello come questo e per di più in un festival prestigioso.

Qual è la chiave di volta per capire Il Canto del cigno?

Si tratta dell’insieme di due cicli che somma poesie di Rellstab e Heine in uno stesso fascicolo, collegate pur in modo contrastante su tematiche simili. Probabilmente Schubert aveva ereditato le poesie di Rellstab da Beethoven e di fatto quella parte della raccolta è una sorta di omaggio al ciclo An die ferne Geliebte. Poi dopo la morte di Schubert, l'intraprendente editore Tobias Haslinger pubblicò le canzoni dei due poeti in un set unico, aggiungendo con gesto ispirato anche il meraviglioso Taubenpost, sorta di messaggio per metà affascinante e malinconico. Fu lui in pratica ad affibbiare il titolo Schwanengesang, con una vistosa operazione di marketing.

Come ha deciso di organizzare il programma?

Eseguiremo l’intero ciclo più alcuni Lieder di Seidl, il poeta del Taubenpost. I temi sono quelli ricorrenti come l’amore deluso e la passione contaminata, già presenti in moli Songs. Ma certo, l’approccio ai testi di Heine segna per Schubert un ulteriore balzo in avanti: più spoglio, ironico, ma anche a dir poco terrificante.

Fra i due pianisti della serata, con Cooper lei ha un lunghissimo sodalizio, passato attraverso esibizioni al Festival liederistico di Oxford e diverse incisioni…

Sì, siamo buoni amici da molti anni. Adoro il suo modo di suonare Schubert. Forse io mi muovo un po’ troppo e stavolta cercherò di starle più vicino.

I gesti e la presenza in una serata liederistica sono determinanti anche per il pubblico: avere tra le mani il testo del Lied (sia pure tradotto) può essere importante per lo spettatore?

Nei miei concerti io faccio essenzialmente attenzione all’intensità e all’autenticità della parola. Sono questi i parametri che mi permettono di entrare nel cuore della canzone, facendo in modo che l’ascoltatore si ritrovi completamente immerso. Non si tratta solo di belcanto (sebbene anche questo sia il fondamento del Lied) né della singola parola. Certo ascoltarle è importante, anche se magari per via della traduzione non le capisci proprio tutte.

Da adolescente i suoi campi di interesse ruotavano anche verso altri mondi, visti i suoi studi di fisica teorica e filosofia della scienza. Ha mai pensato di scrivere qualcosa che metta in connessione queste discipline con la musica?

Beh, sono ancora argomenti che mi affascinano parecchio. Scrivere non so, ma leggo sempre molte cose anche di scienza e di fisica, magari in futuro. Al momento sto scrivendo un libro sul Requiem di Britten e ho in programma una serie di conferenze su tutti e tre i cicli schubertiani di Lieder.