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Marco Zappa, mediterranea passione

Versione world music il 23 giugno al Grin Festival di Roveredo; blues a luglio in Vallemaggia e popolare in settembre a Bellinzona per la Festa federale

Marco Zappa
(Ti-Press)
22 giugno 2023
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“Sono arrivati da lontano. Genti Rushi da Tirana; Mohamed Rouane da Algeri, Ilir Kryekurtu dal… Paradiso”. Alle foto di Sementina sulla pagina Facebook mancano solo Nic Angileri al basso, Mattia ‘Mad’ Mantello alla chitarra e la moglie Elena alla cena (e al coordinamento, da tanto tempo ormai), e si ottiene uno scatto panoramico del Marco Zappa più recente. Il Premio svizzero di musica 2019 prova per il Grin Festival di Roveredo, dove è atteso venerdì 23 giugno dalle 19.30. È il Festival di musiche dal mondo, quello che ben s’addice alla formazione multietnica e di polistrumentisti: Rouane alla mandola, «musicista dalla tecnica sopraffina», Rushi fisarmonica e pianoforte, il fido Kryekurti alle percussioni e Zappa a tutto quello che emette un suono.

«In ogni viaggio fatto – ci racconta il ticinese, aspettando il concerto nella sua casa-studio che tende sempre più a un museo della musica – mi sono sempre interessato a suoni nuovi, oltre che ai nostri. Ho sempre cercato di capire la cultura di ogni singolo Paese visitato, ne ho cercato gli strumenti musicali, e quando mi hanno chiesto di partecipare al Grin Festival ho pensato di unire canzoni mie, scritte fuori da questi confini e che profumano di altre culture, con pezzi algerini e albanesi». Prima le prove a Tirana, poi quelle pianificate in Algeria e sfumate per questioni logistiche, fino al ‘compromesso’ ticinese con sede a Lamone, là dove abbiamo ritratto tutti quanti durante i quattro giorni di prova. «Sono curioso del risultato, sono brani con una struttura molto aperta, che ho preparato in casa e poi condiviso digitalmente a distanza. Ognuno prenderà spazio e darà spazio agli altri, così come il Grin, d’altra parte, chiede». Il Grin – dal 23 al 25 giugno – che a Zappa ricorda «il ‘Gurten’ di un tempo, o il ‘Lenzburg’, luoghi in cui il contatto con la gente era diretto, posti per niente commerciali, legati alle varie culture».

Insieme alla produzione zappiana, sono quattro i brani albanesi, e quattro quelli algerini portati da Zappa al Grin Festival. «Ho cominciato a lavorarci sotto Natale, a Merano. All’inizio ho avuto grandi difficoltà ritmiche: pezzi in sette ottavi, nove ottavi, suddivisioni per loro automatiche come in Europa è automatico suonare un tre quarti. Non per noi». Men che meno se si vogliono suonare gli strumenti del posto, e cantarci sopra in più di una lingua, come lui fa. La collaborazione ha prodotto due nuove canzoni, una sui giovani che sono andati a spalare fango in Emilia Romagna e una «sulla bellezza di partire, quella in cui sai dove arrivi e quella in cui non puoi saperlo». Un’incognita, estesa alla vita: «Mia madre era felice di morire, era convinta di andare finalmente dove aveva sempre creduto che sarebbe andata. A me la cosa risulterebbe un po’ più difficile…».

In the spirit

Il 2023 ha portato e porterà con sé un altro paio di Marco Zappa. Il primo è quello atteso a Cevio il 27 luglio all’interno del Vallemaggia Magic Blues, prima degli storici Colosseum: «Suoneremo i brani più blues del mio repertorio, ma anche canzoni popolari come ‘Pellegrin che vien da Roma’ in chiave blues». Blues nello spirito, un blues ticinese: «Non avrebbe senso fare il verso a quello autentico, suonato da bluesman autentici. Quello lo lascio a loro».

Il secondo Zappa è quello delle musiche per ‘Vento di vita vera’, film del lucernese Kurt Koller con la Val Bavona al centro. «Il tema è quello dell’emigrazione ticinese. Ho scritto due canzoni, una in dialetto della Val Bavona. Ho preso lezioni, ci ho provato. Le ho cantate in America, dove vivono tanti ticinesi andati via da qui. Ho visto lacrime nei loro occhi. Questa lingua e questa musica hanno radici profonde, cose che un’intelligenza artificiale (IA) non potrebbe riprodurre» (lo spunto è ghiotto…).

Macchine

«Non mi fa per niente paura. Il fatto che da tempo deleghiamo ai nostri telefonini la ricerca di quel che vogliamo sapere, cosa per la quale una volta consultavamo le enciclopedie, non mi fa temere l’IA. La scorsa settimana cercavo parole da mettere in rima, sinonimi e contrari, e ho usato la macchina». Il cantautore non teme il pericolo che si possa scrivere ‘alla Marco Zappa’ senza passare dall’originale: «Ho amici che lavorano in quell’ambito; abbiamo sperimentato la scrittura di una canzone su di me e una sul Ticino; l’IA ci ha consegnato 4-5 testi belli come una fotografia, ma senza alcun senso filosofico, morale, senza intenzione». Questo per dire che «ci sarà sempre il pittore che dipingerà il suo quadro e il musicista che comporrà la sua musica, anche se da anni ci sono musicisti che delegano la composizione al computer, ma questa è un’altra cosa. Resto dell’idea che la vera musica sia quella fisica, davanti a un pubblico, quella degli strumenti fisici, della musica suonata e cantata dal vivo». Anche se la composizione è stata creata da una macchina? «Io ho lavorato molto con il computer, sono sessant’anni che suono e si capisce che una composizione è mia dalle strutture armoniche, da ciò di cui parlo» (ecco un altro spunto…).

Soluzioni

Nell’epoca della rivoluzione digitale, ci sarà mai un altro Zappa della computer-music, come ai tempi della collaborazione con Bruno Spoerri? «Mi sono avvicinato all’elettronica con la nascita del midi, in anni in cui acquistare un registratore a 32 piste era impossibile per un privato, visto il costo». Oggi basta una app, il più delle volte gratuita; via midi si pilotavano molti strumenti, risparmiando tracce. Ora Zappa usa il digitale solo per registrare, per il resto è acustico: «Faccio musica in base a dove suono. Dove potrei mai suonare musica elettronica? A un festival di musica elettronica? Non mi ci vedo, non è il mio spirito. Se mi fai scegliere tra tastiere digitali e organo hammond, preferisco il secondo». E in casa ce ne sono almeno due, perché il concetto sia chiaro.

Ci sarebbero anche lo Zappa negli States a novembre 2022, per la settimana della lingua italiana nel mondo, a Denver, Boston e San Francisco; lo Zappa che ha suonato per la setta religiosa (lo teniamo nell’archivio degli inediti) e lo Zappa fresco d’annuncio alla Festa federale di musica popolare, il 21 settembre a Bellinzona, una prima assoluta ticinese. Chiudiamo invece con l’intelligenza artificiale, ma per dire delle musiche dal mondo da cui siamo partiti: «Prendi quelle di Rouan, per esempio, mi aprono nuove prospettive. Potrebbe aprirmele anche un computer, ma nel mondo non serve una macchina per trovare soluzioni nuove e diverse. Ci vivo in mezzo in questi giorni, le strutture irregolari, il quarto di tono che da noi pare stonato e altrove non lo é. Più viaggi e più entri in contatto con altre culture, con altri modi di vivere la musica. Il fatto che su di un mio pezzo possano improvvisare un algerino e un albanese è novità ben prima di arrivare al computer».


Ti-Press
Uno scatto dalle prove di Lamone