Mercoledì al Sociale PonteatriAmo rivisita lo scontro di 600 anni fa tra milanesi e confederati, sul copione inconfondibile di Renato Agostinetti
Agli svizzeri non andò proprio benissimo, quel 30 giugno 1422. Con la battaglia di Arbedo i milanesi, guidati dal Carmagnola, si ripresero Bellinzona oltre a portarsi via 1’200 muli e 300 prigionieri. Tra questi (i prigionieri, non i muli) anche il povero comandante e balivo lucernese Johann Walker. Il quale, non bastasse la prigionia viscontea, ora si ritrova pure a essere ribattezzato Johnnie Walker in ‘600 ann fa… l’attualità’, commedia brillante messa in piedi dalla compagnia PonteatriAmo, che dopo parecchi applausi sarà mercoledì sul palco del Sociale di Bellinzona (si comincia alle 20.45): una rivisitazione della battaglia vista attraverso gli occhi perplessi delle donne, tutta giocata a fil di satira sul copione di Renato Agostinetti.
«Mi avevano detto ‘ma piasaress fa un teatar’ e mi hanno chiesto una mano, poi è finita che gli ho dato tutto il braccio e ho scritto l’intero copione», ci spiega divertito il padre del Cabaret della Svizzera italiana, tornato a sgranchire la penna dopo una quindicina d’anni di pausa. «Trattandosi di una compagnia teatrale che inizialmente era tutta al femminile, ho pensato subito all’idea di raccontare la battaglia dal punto di vista delle donne, ipotizzando che se fosse stato per loro una brutalità così gratuita e insensata si sarebbe anche evitata. È un po’ il senso anche della canzone finale, che ho scritto un anno e mezzo fa, ma con quel che capita mi pare si trovi a essere d’una certa attualità». Quando però gli chiediamo se l’ispirazione venga da Aristofane e dalle sue ‘Donne al parlamento’ – storico esempio di commedia che immagina il potere femminile rimediare ai disastri di certi maschietti – Agostinetti vola basso: «Ma no, io non è che parta con chissà quale idea iniziale, scrivo e poi mi lascio trascinare dal copione, che diventa il mio padrone… Ho sempre fatto così, anche ai tempi del Cabaret».
Proprio del Cabaret lo spettatore riconosce facilmente certi gustosi vezzi, come il gioco di parole portato fino all’assurdo – "i baldi guerrieri… i baldi guerrieri… i bal da chi?" – e l’intreccio costante con l’attualità: ci finiscono dentro Mario Branda, Pippo Lombardi, Norman Gobbi, Papa Francesco, le aggregazioni e anche il raddoppio del Gottardo, che qui – per esigenze più o meno storiche – diventa un improbabile raddoppio del Ponte del Diavolo. «Son fatto così», commenta sornione Agostinetti, col gusto bonario e un po’ dispettoso di uno che non perde né il pelo, né soprattutto il vizio.
Sempre a proposito di Cabaret, è anche l’occasione per rivisitare un classicone. Ecco allora il geniale monologo del ‘balivo’ di turno – in questo caso, più precisamente, il landamano Fritz Niederballen – che ricorda da vicino il Consigliere di Stato urano nei ‘Konfederatti’, atto d’addio dell’ultima vera esperienza di satira ticinese, anno Domini 2006 (da vedere e rivedere su YouTube). Parla così, l’eroico Niederballen: "Nostre truppen sind hier per combattimenten! Und sono qui per fare che morgen, domani und doppodomani ezzettera ezzettera noi qui comperare schöni rustici con garten voll margheriten, primùlen, rosen und auch palmen, ja, palmen sind schön però impesten di foresten überall, dapetütt!..... und das isch brütt!"
Ma l’ibridazione linguistica portata alle soglie del dadaismo, stavolta, si spinge anche verso sud. «È capitato che nella compagnia vi siano una donna di origini siciliane e un romano», spiega lo sceneggiatore: «Per la prima ho immaginato il ruolo della Rösli, all’anagrafe Rosalia, che da Militello ("come Pippo Baudo", ndr) è finita ad Attinghausen, quella del pollo al cestello, per sposare il generale Heinrich Puntiner. Il secondo invece fa l’uomo dell’Urbe, a ricordarci che prima ancora che lombardi o svizzeri qui eravamo parte dell’impero romano». Con tanto di latinorum, anche quello assai cabarettistico.
La commedia corre veloce grazie a un cast divertito e divertente, sotto la regia di Zeno Gianola: «Zeno è bravissimo e sa fare di tutto, la regia, le musiche, l’attore… insomma, tiene in piedi lo spettacolo!», ricorda Agostinetti. Spettacolo inscenato con passione e precisione dalla compagnia Ponteatriamo, quasi tutte donne e solo un paio di maschietti ‘multiruolo’, tanto che all’inizio uno di loro lo dice subito: "Ti te fé al narratore, e mi g’ho da fa tücc i altri…".
Allo spettatore, oltre all’espressione un po’ trasognata che si ha dopo essersi fatti delle gran risate tra la storia e l’assurdo, resta una riflessione sul Ticino da sempre palcoscenico di conquista e riconquista, costantemente in bilico tra Milano e Berna, dove le pulsioni identitarie sono messe a dura prova dal fatto di essere terra di passo e d’incontro, oltre che di scontro. «Ma forse io sono un ticinese atipico – conclude Agostinetti –, sto bene anche coi miei amici di Milano e se vado a Ponte Tresa non vedo il confine: vedo il ponte».