Musica

Cerno dei Vad Vuc: ‘I medici mi hanno salvato la vita’

Il leader del gruppo racconta dell’aneurisma, dell’ospedale e dell’operazione che aveva già subito. Soprattutto del sentimento di riconoscenza

Il leader dei Vad Vuc fuori dall’ospedale
(Facebook)
24 luglio 2022
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"Vi racconto cosa mi è successo". Inizia così il lungo post che Cerno, leader del gruppo ticinese The Vad Vuc, ha consegnato ieri a Facebook raccontando la sua disavventura di salute, fortunatamente con epilogo felice, che lo ha coinvolto qualche tempo fa e che ha costretto la band ad annullare tutti i concerti di quest’estate.

"Durante l’ultima prova dei concerti estivi dei Vad Vuc, avverto una fitta alla schiena. Sul momento, a quel dolore non ho dato molta importanza, perché soffro di frequenti e noiosi mal di schiena", scrive il cantante, che il giorno successivo si reca al lavoro, dove, nonostante gli antidolorifici, la situazione peggiora: "Il dolore sembra avvolgere tutta la gabbia toracica". Dopo aver chiesto un parere al suo medico, si reca al Pronto soccorso ed ecco l’amara sorpresa: aneurisma all’aorta, dalla Tac infatti risultava una piccola protuberanza del vaso sanguigno. Da lì, la vicenda si fa incalzante: "Mi trasportano di corsa al Cardiocentro per capire il da farsi. All’arrivo trovo ad accogliermi diversi medici e cardiochirurghi davanti alla porta d’entrata. Senza perdere tempo mi comunicano che la Tac era impietosa: l’aorta si stava rompendo e bisognava intervenire chirurgicamente. Subito". Per Cerno è un doloroso flashback, l’intervento che dovrà subire è "esattamente lo stesso che avevo subito 16 anni fa. Una delle esperienze più dolorose della mia vita", consegnata anche al brano ‘Caro dottore’. Sempre a ritmo incalzante, racconta il cantautore, "gli infermieri iniziano a prepararmi per l’operazione". Datagli una piccola tregua e sotto monitoraggio in attesa dell’intervento mattutino, durante la notte "mi sveglio di soprassalto: sento un dolore lancinante al petto, come se mi stessero bruciando vivo da dentro. Chiedo aiuto, mi dimeno sul lettino, urlo. Ho paura. Ho paura di morire. Poi non ricordo altro".

"Durante questi anni ho letto molte cose riguardanti l’aneurisma dell’aorta: so che se si rompe, le possibilità di sopravvivenza e di non riportare danni (soprattutto cerebrali) non sono molte, anzi. Ci sono però dei casi in cui succede tutto nel posto giusto e al momento giusto: questo è stato il mio", scrive ancora Cerno, che aggiunge: "Il giorno dopo l’intervento, mentre ero ancora intontito, qualcuno di loro mi bisbiglia nell’orecchio: ‘L’aorta si è rotta, sei un miracolato’".

‘Non so se sono miracolato o più semplicemente fortunato. Mi rendo conto di essere stato graziato, e soprattutto che devo ringraziare dei grandissimi medici, perché è grazie alle loro competenze se oggi esco per l’ennesima volta da un ospedale sulle mie gambe, senza danni, e con la prospettiva di recuperare al 100 per cento".