laR+ L’intervista

The Vad Vuc, breve antologia di ordinarie violenze quotidiane

Gaber, Ruggeri, Davide Van De Sfroos, la Banda Osiris. Ma anche senza guest, ‘Album postumo’ sarebbe un grande album (Cerno, Mago: dai, cüntila sü...)

Milano, Officine Meccaniche
11 novembre 2022
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Dapprima, su sontuosa base funeraria, Schopenhauer sul senso della vita; poi, cabarettisticamente, i Vad Vuc che cantano uno a uno in ‘Maltrainsema’, presentandosi. Così si apre ‘Album postumo’, ‘Breve antologia di ordinarie violenze quotidiane’ (sottotitolo), un greatest hits del peggio degli esseri umani alla maniera dei Vad Vuc, e cioè dissacrando ma non troppo. Dodici le tracce registrate tra Pedrinate, Monte Carasso e Milano, Officine Meccaniche del guru Mauro Pagani, con (qua e là) il guru dei produttori Taketo Gohara. E guest illustri, illustrissimi.

Della disillusione in ‘Tegnum la man’, primo singolo estratto, avevamo detto; anche di ‘Neri o Bianchi che siano’, la denuncia del razzismo mediatico premiata agli Swiss Press Awards 2021. Nel disco che esce oggi si aggiungono bullismo (‘Il nostro eroe’), vendetta (‘Pirata’), e guerra, tanta guerra (‘Un can’, nella quale le percussioni le fanno le bombe e i mitragliatori, ma anche il nemico in casa in ‘Moglie perfetta’, sulla violenza domestica). E altri favolosi insuccessi (umani, anche disumani).

Attenzione, spoiler: il disco è molto bello

La critica musicale (divenuta oggi un 6 politico) direbbe che anche senza guest star, anche senza Gohara, ‘Album postumo’ sarebbe un grande album. Si ascolti ‘Mago di Cantone’, dove il Mendrisiotto diventa musicalmente la Transilvania, farina del sacco dei Vad Vuc e delle orecchie del Mago (nel senso di Fabio Martino). Però, proprio qui – e vale per tutti gli ospiti – ben venga il guest: Enrico Ruggeri dà voce a quel Mago (di Cantone, appunto) vissuto realmente alle pendici del Monte San Giorgio responsabile col padre "brigante" delle peggiori cose, qui riabilitato (è evocativo, il Ruggeri, almeno quanto nella parte del vitello dai piedi di cobalto). La lunga amicizia dei Nostri con Davide Van De Sfroos rende la sua presenza quasi automatica in ‘Lo scozzese ubriaco’, brano che ricorda di come l’alcolismo sia dipendenza meno folkloristica di come la si canti.

"Se abbattere un centro sociale non è autorizzato / Qui si può fare, e non ci sarà nessun reato / Al limite la colpa noi la diamo sempre all’operaio". C’è anche ‘Il Paese dove tutto va bene’, con dentro il Molino, il funzionario che ama i (le) giovani, lo scandalo dei permessi e altre virtù di questo cantone, in un’atmosfera da ‘Una vita in vacanza’ e invece non c’è niente da ridere.

Un passo indietro. Postumo anch’egli, poco dopo l’inizio c’è Gaber, che per gentile concessione dell’omonima Fondazione declama estratti dal suo ‘Elogio della schiavitù’. È in ‘Checkpoint Charlie’, quel posto di blocco che da Berlino dista quando dalle nostre teste. Mago Martino non lo dice (una volta l’ha detto), ma la canzone è un cerchio che si chiude: si ascolti il tema di fisarmonica in ‘Io non mi sento italiano’, testamento musicale di Gaber del 2003... (fine della critica, inizio dell’intervista).

L’intervista

Parto da ‘la domanda’, quella importante: ‘Album postumo’ è il disco della maturità?

Cerno – Questa è troppo difficile. Mago…

Mago – È un album diverso dagli altri, perché è stato concepito e lavorato in meno tempo, ma con una grossa voglia di essere portato a compimento. La pandemia ha fatto saltare decine di concerti, ci si è rimessi in pista per la festa dei vent’anni che è stata poi rinviata, non si capiva bene cosa stesse succedendo. Cerno ha avuto una prolifica fase compositiva, una figliata di canzoni, così ci siamo buttati sul disco con l’intenzione di chiuderlo…

... prima che Cerno tentasse di mandare tutto in vacca…

Mago – Sì, Cerno ci ha messo del suo. Ma, nel male, è stato il collante. E noi Vad Vuc, lui lo sa, ci siamo aggrappati a questo disco.

Però non mi avete detto se questo è il disco della maturità…

Mago – È quello che pensiamo, almeno io e Cerno. Gli altri album hanno avuto lavorazioni più lunghe, e più brani tra i quali scegliere. Mi piace paragonare l’iter di questo disco con un amore: di storie d’amore io ne ho avute tante, ma la donna con la quale vivo da dodici anni, mia moglie, è l’unica della quale non mi sono chiesto "sarà quella giusta?". In ‘Album postumo’ tutto è funzionato. Sarà l’alchimia, sarà che ci conosciamo sempre meglio, sarà l’esperienza, un po’ di bravura, mi permetto. Abbiamo inserito meno canzoni di quelle scritte e arrangiate affinché il disco fosse più forte, perché ci fosse amalgama. Dunque sì, ‘Album postumo’ non è solo l’album che ci piace di più, ma quello della maturità. Ti ho risposto.

Cerno – In 22 anni, è forse l’album più ragionato, con un pensiero, un filo logico. Non parlerei di concept album, che è una cosa più grande di noi, ma di un album che ha un suo fil rouge, un inizio e una fine. Non so se questo significhi essere maturi, ma stavolta ci siamo buttati a capofitto a parlare di quello che non va, anche se in maniera scanzonata.

"La nostra forza sta nell’evitare i temi veri / E avere la soluzione per tutti i problemi / Quando ti mancano argomenti / Tu dai contro agli stranieri / … tanto non votano / Lallà la la là… (Il Paese dove tutto va bene)

Manica di autolesionisti: la canzone di denuncia non è più di moda, genera gli haters, infastidisce i benpensanti. Seriamente: le avete mai cantate così chiare le cose?

Cerno – Mai. Ciò che è successo e che succede in questo Paese, questo è. Anzi, ‘Il Paese dove tutto va bene’ sarà il prossimo singolo. C’è anche un videoclip, perché questa canzone la devono conoscere tutti. Il Mago fa il politico corrotto, lo devi vedere coi capelli ‘leccati’ all’indietro, vestito come un camorrista…

Mago – … e con lo stuzzicadenti in bocca. Singolo e video escono il 25 novembre. L’altra novità è che ‘Album postumo’ sarà distribuito in Italia da International Recording Distribution sotto ‘Maremmano’, piccola etichetta che ha avuto diversi artisti nominati alle Targhe Tenco. Ecco, il nostro sogno nemmeno troppo recondito è quello di portare l’album a concorrere al Tenco nella sezione dei dischi in dialetto.

Con tutto il rispetto per Taketo Gohara, è bello anche il suono uscito da Pedrinate, penso a ‘Mago di Cantone’, ‘Pirata’...

Cerno – Mago…

Mago – La mia storia nei Vad Vuc ha quasi dieci anni. Ho mixato ‘Hai in mente un koala?’, sono entrato nel tessuto della band in ‘Disco orario’. Ma questo è il primo album con la formazione nuova, da quando sono usciti Sebalter, il Büti…

Cerno – … da quando abbiamo perso metà band...

Mago – … e quindi sono più anni che ci conosciamo, chi più chi meno. Oggi posso dire "ok, questo è il suono Vad Vuc", questi siamo noi.

‘Album postumo’ inizia molto seriosamente con ‘Non sappiamo chi siamo’, che ti chiedi se non siate impazziti…

Cerno – Una sera, al Murrayfield, pensando al pezzo, cercavamo un testo da applicare a questa marcia funebre scritta dal Sebone in stile New Orleans. "Qualcuno avrà scritto qualcosa di esistenziale su chi siamo!", mi son detto, un discorso serio al quale contrapporre la sciocchezza dei Vad Vuc. L’ho trovato leggendo Schopenhauer. E quando, subito dopo, parte "Mi sun Jacky e soni ul bass, cui pè sgunfi par la góta / Se pö bevi a branchi pü ‘na nota", il Jacky e la voce di prima, Massimiliano Zampetti, producono un contrasto disarmante, disperatamente comico.

Mago – La melodia è nata dal Sebone, poi è stata affidata alle sapienti mani della Banda Osiris, che conosciamo da una decina d’anni. Ci s’incontrò negli studi della Rsi, in una trasmissione su La1 condotta da Carla Norghauer. Ci fu una finta battaglia tra artisti ticinesi e italiani, con me infiltrato. Quest’anno, sulla diga della Verzasca chiusa, mentre ero con mia moglie a tentare di combattere la mia digofobia (‘digofobia’, l’incubo dei muri delle dighe; neologismo, non compare nei vocabolari e nemmeno su Wikipedia, ndr), ho incontrato per puro caso alcuni componenti della Banda Osiris. L’idea di collaborare è nata lì.

Chi ha avuto l’idea di mettere i mitragliatori a tempo su ‘Un can’?

Cerno – L’idea è stata di Savo. Eravamo alle Officine Meccaniche con Taketo. C’era un brano abbozzato, chitarra e voce, con una melodia sviluppata da Albi e dal Mago sul Generoso, e non avevamo ancora trovato la sua forma. Savo è uscito dal nulla: "Ma ragazzi, rompiamo gli schemi soliti violino/chitarra/fisarmonica! Non si può fare un brano in cui ci siano solo suoni di guerra? E tra me e me ho pensato: "Savo, tu sei un genio…".

Non per farmi gli affari vostri, ma un po’ sì: cosa c’entra il Generoso?

Cerno – È successo a luglio dell’anno scorso, prima che mi s’cioppasse il cuore…

Mago – Abbiamo deciso di chiuderci per due giorni e mezzo in una casa sul Monte Generoso. Oltre a occuparci di fiumi di birra, abbiamo fatto turni da un’ora suddivisi in coppie, con un melodista e un ritmico/autore di testi, ogni coppia in un posto diverso, all’aperto; in un’ora bisognava scrivere una canzone, da registrare col telefonino e da far poi ascoltare agli altri. Molte cose di questo album vengono da lì. ‘Tegnum la man’ è l’ultima uscita, ma anche parte di ‘Checkpoint Charlie’, ‘Il nostro eroe’, la melodia di ‘Un can’, dopo notti senza dormire, dopo cose da spogliatoio che, si sa, cementano le amicizie…

"Padre, la gente mi ha dato sto nome: Mago di Cantone": come siete arrivati a Enrico Ruggeri?

Cerno – Attraverso ‘Il nostro eroe’, prodotta da Davide ‘Billa’ Brambilla, ex-fisarmonicista dei De Sfroos e collaboratore di Enrico. Eravamo in dirittura d’arrivo e ancora cercavo una voce per il Mago di Cantone. Dissi a Billa che continuavo a sentirci Ruggeri e gli chiesi se non si potesse chiedere a lui. Billa rispose: "Se non vuole farlo te lo dice subito". È andata. Quello che più mi ha fatto piacere, oltre alla persona squisita, è stato trovarlo preparato sul brano. Figo.

Mago – Siamo stati nel suo studio, abbiamo registrato tutto in mezz’ora. Già alla prima take aveva il pezzo, l’aveva studiato.

Cerno – Non come certi che arrivano in studio e dicono: "Bom, cus’e gh’è da faa?"

Ho lasciato per ultimo Davide Van De Sfroos. Mi viene da dire che quasi ‘doveva’ esserci...

Cerno – Gliel’abbiamo detto anche noi: "Davide, ci conosciamo da vent’anni, suoniamo insieme una volta l’anno e un featuring non lo facciamo? Lo so che l’hai appena fatto con Zucchero e il passaggio da Zucchero ai Vad Vuc è brutale, però…".