Highlights da Las Vegas, gli Oscar della musica, dove non sono volati pugni e l’Academy ha fatto parlare Volodymyr Zelensky
Due buone notizie. A differenza di quanto accaduto agli Oscar del Cinema, a quelli della musica nessuno ha preso a schiaffi chicchessia e al posto della schermata un po’ scaricabarile con l’hashtag ‘standforukraine’ – in un silenzio che al Dolby Theatre di Hollywood fu più imbarazzante che intimo – alla MGM Grand Garden Arena di Las Vegas c’era il presidente ucraino in collegamento streaming. L’Oscar della musica – il Grammy, da ‘grammofono’ – ha più voce dell’Oscar del cinema. E più coraggio. All’alba di lunedì, dopo un galà durato quattro ore, Volodymyr Zelensky ha avuto dalla National Academy of Recording Arts and Sciences (Recording Academy, più brevemente detto) quella finestra sul mondo negatagli la scorsa settimana dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (o ‘Academy’), quando ogni pressione sulle star del cinema e pure la minaccia di Sean Penn di fondere le due statuette vinte (al momento, dell’avvenuta fusione non si ha notizia) risultarono del tutto inutili.
“Aiutateci, ma non col silenzio. Riempite il silenzio della morte con la vostra musica“, ha detto Zelenski durante la cerimonia di consegna dei Grammy, nella consueta tenuta verde militare e nel consueto formato 16/9, la proporzione dello schermo nella quale lo si ascolta nei parlamenti del mondo, quella stessa proporzione che ci porta in casa la guerra, qualunque sia il canale televisivo. Il suo è stato un discorso basato sulla contrapposizione guerra-musica (d’altra parte, "cosa ci può essere di più opposto?”) e su quella musica-silenzio: "I nostri musicisti indossano il giubbotto antiproiettile invece dello smoking, cantano per i feriti, negli ospedali, anche per coloro che non li possono sentire». E ancora: "Sulla nostra terra combattiamo la Russia che con le sue bombe ha portato il silenzio: riempite il silenzio della morte con la vostra musica, con la vostra storia, aiutateci in ogni modo ma non con il silenzio, e verrà la pace”.
Prima e dopo Zelensky, la consueta pioggia di riconoscimenti per la messe di categorie, ogni anno destinatarie di omaggio fisico (un grammofono, non a caso). A partire dalla prima, il ‘Record Of The Year’, e cioè ‘Leave The Door Open’ del superduo soul-funk Bruno Mars-Anderson Paak anche detti Silk Sonic, fino all’86esima, ‘Best Music Film’, vinta da ‘Summer Of Soul’, film sull’Harlem Cultural Festival del 1969. In mezzo, tra i premi principali, il duo Silk Sonic ha vinto anche per la miglior canzone e la miglior performance R&B (sempre ‘Leave The Door Open’); ‘Miglior album’ è ‘We are’ di Jon Baptiste, bandleader dello Stephen Colbert Show, già Oscar, Bafta e Golden Globe due anni fa per la colonna sonora del film d’animazione Pixar-Disney ‘Soul’. Suoi anche altri quattro Grammy quest’anno, compreso quello per il Miglior video.
In ambiti pop, la pluricandidata Olivia Rodrigo ha vinto per la Migliore performance (‘Drivers Licence’) e per il Miglior Album (‘Sour’), oltre che come Miglior artista emergente; ‘Love For Sale’ di Lady Gaga e Tony Bennett, omaggio a Cole Porter, è per l’Academy il Miglior album di traditional pop. Il rock, a pochi giorni dalla scomparsa del batterista Taylor Hawkins, morto in un hotel di Bogotà in modalità che la musica ben conosce, è affare per i Foo Fighters, tre Grammy – Miglior album (‘Medicine At Midnight’), Miglior canzone rock (‘Waiting For A War’) e Miglior performance rock (‘Making A Fire’) – che vanno ad aggiungersi ai precedenti 12. La band di Dave Grohl, orfana dell’amico e musicista (Billie Eilish ce l’aveva sulla t-shirt mentre cantava ‘Happier Than Ever’), è ora la formazione americana con più riconoscimenti, benché lontana dai non americani U2, che di grammofoni ne hanno vinti 22.
Il Country ha riservato molti premi a Chris Stapleton, la New age ha visto vincere l’ex Police Stewart Copeland con Ricky Key (Miglior album per ‘Divine Tides’). Nel jazz, Chick Corea a un anno dalla morte ha conquistato altri due Grammy: quello per il Miglior solo (‘Humpty Dumpty’, dall’album ‘Akoustic Band Live’, con John Patitucci e Dave Weckl) e per il Miglior album latin jazz (‘Mirror Mirror’, insieme a Elian Elias e Chucho Valdés). Nella categoria ‘Americana’, i Los Lobos (‘Native Sons’) hanno battuto Jackson Browne, John Hiatt e tutti gli altri nominati. Menzione per Bonnie Raitt, Lifetime achievement award (alla carriera).
Tornando a Zelenski. Ha parlato in inglese prima che il 12 volte Grammy John Legend eseguisse la nuova canzone intitolata ‘Free’, a tutti gli effetti una preghiera: “Lascia che una scritta attraversi il cielo così in alto che pure i missili possano sapere che esiste un Dio / Io dico, Signore, fai piovere libertà fino a che saremo tutti liberi”. Legend, Grammy nel 2021 per ‘Bigger Love’, miglior album R&B, era accompagnato alla bandura (strumento tradizionale ucraino) da Suizanna Iglidan, originaria di Odessa ma residente a Denver, dalla cantante ucraina Mika Newton e dalla poetessa Lyuba Yakimchuck, tutte e tre vestite dei colori della bandiera nazionale. Anche Yaminchuck aveva con sé una preghiera: “Perdona le nostre città distrutte, anche se non perdoniamo per loro i nostri nemici. Proteggi mio marito, i miei genitori, mio figlio e la mia patria”.