No-vax, suore, Lucio Dalla, muri da abbattere e parità: nella conferenza di presentazione del duetto sanremese è Rettore show
“Chissenefrega del pudore, le suore sono l’ultimo dei miei problemi”. Non violiamo l’embargo sui testi sanremesi, perché il virgolettato è una manomissione del testo originale di ‘Chimica’, brano in gara al prossimo Festival della Canzone Italiana, cantato (e scritto) da Ditonellapiaga (all’anagrafe Margherita Carducci, cantautrice) e da Donatella Rettore, detta Rettore e confidenzialmente Dada, non meno cantautrice e regina degli Ottanta, ma non gli Ottanta di ‘Boys boys boys’. «Da noi vi dovete aspettare lo spettacolo, una botta di allegria, di energia. Noi in fondo siamo le più spudorate del Festival. È un Festival spudorato».
La polemica sulle suore non è ancora al suo massimo, magari lo diventerà a kermesse avviata; magari, con tutte le più recenti brutture, nemmeno le suore hanno voglia di fare polemica per una canzone che ha la ritmica frenesia di ‘Donatella’ (inteso come singolo del 1981) e la provocazione lessicale di tutto il repertorio di Rettore da ‘Brivido divino’ a ‘Kamikaze Rock ‘n Roll suicide’. La canzone l’ha scritta Ditonellapiaga, realizzando il suo sogno nel cassetto, lei che in camera ha il poster di ‘Kobra’. Quanto basta per essere felici: «È nata quest’estate da una sessione in studio con due autori. Lei è un’artista che mi ha ispirata, c’è un collegamento con la sua musica, il suo piglio nello scrivere, provocante e ironico, come il pezzo d’altra parte è».
Ditonellapiaga non gliene voglia ai 140 collegati in Zoom, ma l’attenzione è forzatamente tutta su Rettore: «Le suore? Da loro ho fatto elementari e medie, dalle Canossiane e dalle Dorotee, a suon di calci nel sedere e ceffoni, ma anche morbide carezze e consolazioni. Ho imparato da loro il Galateo, ma me lo sono dimenticato. Nella mia vita ci sono state tante suore, di cui una molto positiva, Suor Esterina, che la Curia un giorno non mi ha fatto più incontrare». Suor Esterina alla quale, tempo fa, fu impedito di raccontare in tv la vita di Rettore, in quanto «metodo laico». E oggi Rettore dice: «A Suor Esterina no, ma la suora che tifava Lazio da Fabio Fazio a ‘Quelli che il calcio’, quella sì» (fine della parentesi ‘suore’).
Visto che non ci pensano i giornalisti a parlare di Ditonellapiaga ci pensa Rettore: «Non la considero un’esordiente. È laureata al Dams, ha studiato, cosa che non ho fatto io che sono una cialtrona, una che si butta nella mischia. È giusto che vicino a me ci sia chi ha il termometro di quello che accade, qualcuno al quale io mi possa appoggiare se faccio uno scivolone». Margherita: «È lei la 24enne, non io». Rettore: «L’importante è essere vecchi e non adulti».
Per ‘Chimica’ dirige l’orchestra, come si dice a Sanremo, Fabio Gurian, che già l’orchestra la diresse lo scorso anno per Fedez e Francesca Michielin e che stavolta, ritmicamente, avrà più lavoro da fare. Sempre Rettore: «È uno che sa far suonare tutta l’orchestra in modo non beat, ma rock. Chiede ai violini la stoccata, la pennellata, li rende ritmici e non solo lirici». E i violini di ‘Chimica’, «sono diventati quelli di Paul Buckmaster, quelli che abbiamo amato in ‘Madman across the water’ di Elton John». Rettore non cita a caso: lei Elton John l’ha cantato due volte nei primi Ottanta, ed erano due brani scritti per lei dal pianista inglese, mica bruscolini.
Sanremo è anche “quale canzone porterete alla serata delle cover?”, e la risposta è un elenco di tutte quelle scartate: «Fosse per me – Rettore – le avrei fatto cantare ‘Lamette’ o ‘Kobra’, ma sono canzoni mie e non si può fare. Avevo proposto ‘Acida’ dei Prozac+, ‘Per colpa di chi’ di Zucchero e ‘Musica ribelle’ di Eugenio Finardi, una canzone che sarà nel mio disco in primavera, una cosa che stimola, che dice di “mollare le menate e di metterti a cantare” (lottare, ndr)». Se anche Donatella sta per farsela sfuggire, della cover che si ascolterà giovedì si saprà solo in serata. E ‘Nessuno mi può giudicare’ di Caterina Caselli è effettivamente «un’antenata di ‘Chimica’, irriverente, qualità che accomuna le due canzoni», come dice Margherita.
Sanremo è anche e soprattutto “come vi vestirete?”, e la risposta è «non lo sappiamo – Rettore – ma credo che nessuno voglia fare pagliacciate. Non siamo Elio e le Storie Tese». Margherita: «Puntiamo a essere belle». Rettore: «E comode, perché dobbiamo cantare».
L’incontro monopolizzato da Rettore transita a un tratto dalle parti di Lucio Dalla, a dieci anni dalla morte, e la sua barca chiamata ‘Catarro’. «Lucio era una persona veramente libera che amava molto il mare, e nel mare si è veramente liberi. Su Catarro ci portava gli amici, e in mezzo al mare era se stesso. Spero che ora sia nella sua barca in mezzo a un mare di musica. Un po’ di Lucio c’è anche in ‘Chimica’». A venire a Sanremo, Rettore l’ha convinta Enrico Ruggeri: «Mi ha detto ‘Vacci, perché in una settimana fai quello che faresti in sette mesi di promozione’. Ho pensato che è molto faticoso, ma ho pensato soprattutto: e gli altri sette mesi cosa diavolo farò?».
Quando si parla di cantautrici, il discorso si fa pregno: «Ci sono Veronica (La Rappresentante di Lista), Levante, Ditonellapiaga. La cosa positiva è che con questa emergenza a Sanremo ci troviamo senza manager e uffici stampa nel backstage e ci parliamo, ed è bello che non ci sia nessuno a far da filtro». Margherita: «Lottiamo tutte insieme per arrivare un giorno a sentirsi chiedere ‘come ti senti a essere cantautrice’ e non ‘come ti senti a essere cantautrice donna’». Rettore: «Siamo tutt’ora in difficoltà dopo quarant’anni a cantare certi versi (tipo le suore, ndr). Pare ancora che le donne non si debbano permettere più di tanto di dire certe cose. Ma bisogna andare avanti, provarci, prendere le critiche e sperare che questo muro di gomma si possa buttar giù. La parità di genere è giusta». Margherita: «Rettore è stata apripista per la trasgressione, che invece sarebbe normalità»; Rettore: «Normalità o umorismo: non usiamo parolacce, non bestemmiamo. È un gioco di parole, linguistico e di musica».
Finiamo come s’era iniziato, con l’attualità: «I giovani hanno perso due anni fondamentali della loro vita, della loro giovinezza», aveva esordito Rettore. «Siamo a Sanremo per restituirgliela. Una canzone non basta, ma proviamo a suggerire il guizzo, l’ingenuità. Ma prima vaccinatevi, e mi scuso con i no-vax ma dobbiamo andare avanti, non possiamo restare chiusi in casa perché voi dovete fare le manifestazioni in piazza». Un pensiero alla ripresa: «Spero che il 2022 significhi il ritorno dei live. Sono due anni che non incontriamo il pubblico, è frustrante da far venire le lacrime. È la vita che ci manca. Hanno intubato gli altri e hanno tolto l’ossigeno a noi».