La recensione

Nel ‘Gatto’ sold out, Ascona applaude Tullio De Piscopo

Il Jazz Cat Club riparte col botto: tutti in piedi per il grande batterista in trio con Dado Moroni e Aldo Zunino, nel nome del jazz e di Pino Daniele

Tullio De Piscopo, luned?i 20 settembre ad Ascona (foto: Fotopedrazzini.ch)
21 settembre 2021
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Il tempo di avvitare qualche vite, di tirare la pelle del timpano e di affilare un sorriso che è una specie di metronomo, e parte ‘Stadera’ dall’album ‘Acqua e viento’, anno 1983, il 33 giri di ‘Stop bajon’ con dentro mezza band di ‘Vai mò’ compreso Pino Daniele, che quell’album di Tullio De Piscopo (in cui c’è anche Lucio Dalla al clarinetto) lo volle arrangiare, chiamando la prima traccia come una via di Napoli. Via Stadera appunto, dove alle 19.34 del 23 novembre di tre anni prima, il sisma che colpì l’Irpinia fece crollare un palazzo intero.

L’aveva promesso, Tullio De Piscopo. Gli standard del suo ‘Around Pino’ al Teatro del Gatto, con gli amici Dado Moroni al pianoforte e Aldo Zunino al contrabbasso a suonare jazz dalle parti del grande cantautore e musicista scomparso, sarebbero stati pochi. ‘Barbara’ di Horace Silver, o ‘Nostalgia in Time Square’ di Charles Mingus, per esempio, dove la nostalgia è anche quella di ‘D.o.c.’, il contenitore musicale di Renzo Arbore che quel pezzo l’aveva scelto come sigla. Era metà anni Ottanta e di pomeriggio, all’ora di ‘Uomini e donne’, in tv c’era la musica dal vivo. “Cos’e pazz”, dicono dalle parti di De Piscopo.

L’amico fraterno torna spesso in ‘Around Pino’, anche se, a contare le occasioni, è più numeroso il contesto che non i brani di Pino Daniele in scaletta. Che alla fine sono due: le «cinque note magiche» che aprono ‘Quando’ (1991) e una versione di ‘Je so’ pazzo’ (1979) per batteria e smorfie, con invito al canto libero che Ascona ci mette un po’ a raccogliere, mollando i freni – seppur lontana dagli entusiasmi di Fuorigrotta la notte dell’ultimo dell’anno – su “Masaniello è crisciuto, Masaniello è turnato”, per prorompere nel poco asconiano ma liberatorio “Nun ce scassate ‘o c***” («Chissà a chi era dedicata», commenta il batterista alla fine. «Forse a nessuno, forse agli sfruttatori, a chi se magnava ‘a città»).

De Piscopo e il suo set di bacchette, le frustate e i vuoti e tutto lo scomporre e ricomporre si rubano la scena. Ma il Gatto, a Moroni e Zunino, non fa mancare affetto. E non si perde una parola quando il primo ricorda la notte in cui, giovanissimo, finì sul palco di Franco Cerri con De Piscopo alla batteria, o nel racconto della scrittura di ‘Charlie’s Moment’, suonata di lì a poco, tributo dell’allora 18enne pianista a Charlie Parker sull’album ‘Bluesology’.

L’acqua di Formia

C’è altro Pino Daniele in ‘Namina’, le iniziali di Napoli e Milano andata e ritorno, ancora il De Piscopo di ‘Acqua e viento’, «la colonna sonora dei primi viaggi in treno verso la speranza, la musica», senza mai separarsi dalla batteria, «dalla Premier bianca comperata da papà con le cambiali». Un cenno al fratello Romeo, talento percussivo morto giovanissimo («Avrebbe fatto meglio di me, mi dicono. Mi ha fatto capire che avrei dovuto fare questo mestiere»), agli ascolti di jazz, all’incontro con Max Roach anticipatoci nell’intervista di una settimana fa e – dentro un flusso emotivo in cambio del quale, se ce l’avessero chiesto, avremmo pure fatto a meno della musica – il batterista apre il libro dei ricordi: «Sono quarant’anni da ‘Vai mò’. Un po’ tutti lo hanno ricordato e vi confesso che ho avuto qualche cedimento». Cita i compagni di viaggio Joe Amoruso e Rino Zurzolo e si tuffa nei ricordi di Pino che faceva il caffè «con l’acqua dei monti di Formia», sede dello studio in cui il disco è nato. I giorni di ‘Vai mò’, di ‘Bella ‘mbriana’, ‘Acqua e viento’, ‘Sciò live’ ci vengono restituiti come se noi, quelli del Gatto strapieno, nei Bagaria Studios «dei due pomodori rossi» (il marchio) ci fossimo stati davvero.

Quando Sua Maestà la batteria s’inchina per l’ultima volta e le luci in sala dicono che basta così, il metronomo del sorriso è visibile sulle facce di tutti. E mentre in questa ‘Notte che se ne va’, come canterebbe l’amico, il maestro De Piscopo accoglie con soddisfazione il Napoli che ha appena vinto a Udine, mentre firma vecchi vinili, anche vecchissimi (uno pare il prezioso ‘Mirage’ di Romano Mussolini, 1973, col napoletano alle percussioni), e mentre si concede al selfie selvaggio, i flyer all’entrata dicono che il Jazz Cat tornerà a miagolare in ottobre: il 4 con l’Emmet Cohen Trio, il 15 con il Leroy Jones Quintet, il 25 con Adam Ben Ezra; e poi in novembre, l’8 con Huntertones feat. Shayna Steele e il 29 con il George Cables Quartet. Ma difficilmente dimenticherà questo 20 settembre.

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