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Peter Zemp ‘vista mare’, e la bandella prende il largo

S'intitola 'bandella vista mare', bel progetto nato in un monolocale con vista sul mare di Lerici: a colloquio con l'autore

La copertina, un quadro di Giacomo Antonini
27 agosto 2021
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Il quadro di Giacomo Antonini, che del disco è copertina, è la sintesi laddove si voglia raccontare di ‘bandella vista mare’, opera di Peter Zemp con altri nove compagni di viaggio. Bastino gli scarponi sulla sabbia dei quattro davanti, o i due di spalle che, di montagna vestiti, guardano avanti dove il cielo incontra il mare. Registrato in presa diretta e mixato da Lara Persia allo Studio 2 della Rsi, ‘bandella vista mare’ è un ponte tra il Ticino e la Liguria. «Ho una certa età, sono in pensione da tre anni» spiega il 64enne Zemp, forse ignaro che Tony Bennett ha cantato sino ai 95.

«È sempre stato un mio sogno quello di trascorrere qualche mese al mare e la scelta è caduta, abbastanza casualmente, su Lerici, da semplice conoscitore della Liguria, un po’ come la conoscono tutti». Le tredici tracce dell’album vengono dunque da un monolocale vista mare sulla Riviera di Levante, abitato da Zemp per quattro mesi non qualsiasi, quelli che hanno preceduto l’esplosione della pandemia: «Sono rientrato da Lerici alla fine di febbraio, quando in Italia già c’era allarme e tanta confusione»; giusto in tempo per suonare a Zurigo con Pierino e i lupi, anche cd, all’interno di una formazione che comprendeva il milanese Paolo Botti: «Abbiamo suonato il primo di marzo, e poco dopo Paolo si è ritrovato rinchiuso in casa».

Lerici è terra di lunghe passeggiate, come quella che porta a San Terenzo, confluita in ‘Passeggiata a mare’, brano che apre l’album col rumore delle onde (ma è il fiato degli strumenti a fiato, e l’aria del mantice della fisarmonica). «Quello di Lerici è stato un periodo molto creativo, dove tutto è nato senza grande fatica». Periodo al termine del quale «mi sono detto che sarebbe stato bello dare forma a quanto scritto». I dieci di ‘bandella vista mare’, incluso Zemp (fisarmonica e composizione), sono Simone Mauri (clarinetto basso) e Santo Sgrò (percussioni e giocattoli), che arrivano da Pierino e i lupi, e tutti quelli di Chilometro Zero: Emanuele Delucchi (clarinetto), Benedetto Castelli (tromba), Stefano Piazza (corno), Daniele Giovannini (euphonium), Andrea Norghauer (basso tuba). «Con loro avevo già lavorato, per due brani scritti anni fa per l’Alpentöne Festival di Altdorf, rimanendo sorpreso positivamente dalle loro qualità». Completano la rosa il ticinese Matteo Mazza alla batteria e il sassofonista lucernese Albin Brun. «Ho fantasticato, ho chiesto la fattibilità del mettere insieme dieci persone, mi aspettavo di sentirmi dare del folle e invece l’ho fatto. L’ho dovuto fare».

È in questa formazione che ‘bandella vista mare’ ha esordito lo scorso 7 agosto a Vico Morcote, e così si presenterà il 13 novembre a Hochdorf, il 27 marzo del 2022 al Sociale di Bellinzona e il 3 aprile a Zurigo. In dieci, in barba al distanziamento. «Sì, riconosco che è una mezza pazzia».

Falso primanostrismo

Rubando al cantautore, quello di ‘bandella vista mare’ è un mare d’inverno: «Non sono il tipo da bagno sotto il sole, amo l’atmosfera tranquilla, con poca gente. Lerici d’estate è piuttosto gettonata, ma d’inverno è bella perché ha una sua vita, un cineclub, una biblioteca, il minimo indispensabile di quel che si può chiedere a una cittadina, a una comunità». Dal punto di vista musicale, quel ‘vista mare’ del titolo è l’idea di un suono che vada oltre la bandella come la conosciamo, o come preferiamo conoscerla da queste parti: «Sono cresciuto in una casa senza musica. Il papà strimpellava la fisarmonica, la nonna il pianoforte. Per me che sono nato nei pressi di Lucerna, la musica erano le bande e le bandelle, e la bandella, molto radicata in Ticino, allo stesso tempo è molto aperta. Le stesse musiche si suonano anche al nord, oltre che in Italia. Da noi è un concetto molto ‘prima i nostri’, e invece i musicisti locali sono andati a lavorare in Belgio, in Francia, tornando con musiche e ritmi ‘stranieri’». Ben vengano quindi la contaminazione e il superamento dell’idea che la bandella sia solo l’espressione di «due o tre che hanno bevuto troppo e fan baldoria. La bandella è anche quello, ma non solo. Il mio obiettivo, se ci sono riuscito non saprei, era garantire il rispetto di quel suono e di portarlo, grazie ai musicisti, al di fuori di questi confini».

‘bandella vista mare’, non a caso, è disco cosmopolita: dalla deandreiana ‘Solaro’ (piccolo villaggio sopra Lerici) a ‘Devoggio’ (piccolo villaggio sotto il Monte Generoso), dal ‘Friedberg-Jodel’ di Albin Brun (dalla collinetta di Lucerna dove ha casa il sassofonista) all’osteria milanese della bella e dispari ‘Cascina California’; dalla botta di vita di ‘Cheerab’ (appenzellese, ‘festa da ballo’) ai ricordi di Grecia in ‘Fiera’, fino a un’ultima traccia che sa di Mendrisiotto, ‘Valera’, isola verde sede dell’omonimo grotto. Per quanto possa interessare il lettore, chi scrive si è preso una mezza sbandata per ‘Tino’ (inteso come brano, traccia 11), che pare uscita da ‘Mediterraneo’ (inteso come mare, ma anche come film): «‘Tino’ è un’isoletta disabitata di fronte a Lerici, l’ho guardata a lungo dalla spiaggia. Sì, è vero, anche nel caso di Pierino e i lupi si parlò di musica da film e mi fa piacere. Trovo bello il fatto che la musica produca immagini, non importa quali, e non importa se le immagini sono diverse per tutti, anzi. È bello se a far viaggiare è la mente, ed è bello che sia una cosa più di cuore che di testa». E il cuore, in questo caso, vivamente ringrazia.


Nello Studio 2 della Rsi (foto: Micol Zardi)